Lo «scudo» occidentale
«La portaerei Bush ha incrociato navi militari russe»
Nuovi incontri ravvicinati fra le unità dell’alleanza atlantica e quelle dell’«armata russa», fra Adriatico e Jonio. L’ammiraglio Velez, della Marina statunitense: «Spero nei negoziati»
NAPOLI- «Abbiamo incontrato unità militari russe recentemente in acque internazionali e nello spazio aereo del Mare Adriatico. A volte ci siamo scambiati messaggi di saluto, altre volte loro sono rimasti indifferenti. In un caso una unità russa non si è comportata in modo professionale». Pare che sull'Adriatico il “contatto” sia avvenuto con un pattugliatore a lungo raggio.
È l’ammiraglio della Marina statunitense Dennis Velez, comandante del Gruppo da battaglia della portaerei “G. Bush” in questi giorni a riposo nel Golfo di Napoli, a dare la notizia di attività ancora “intense” nel Mediterraneo. Incontri ravvicinati che si deduce siano avvenuti in Adriatico e Jonio, mari pattugliati dalla task force Nato negli ultimi quattro mesi.
Episodi simili si registrarono in luglio quando nei nostri mari incrociava la portaerei “Truman” e furono confermati dal Capo di stato maggiore della Marina militare italiana Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone.
Ammiraglio Velez, nella città di Bari, al largo della quale avete operato, in passato con i russi noi avevamo altri tipi di incontri, perché prima dell’invasione dell’Ucraina era meta dei pellegrini ortodossi che venivano in visita sulla tomba di San Nicola, il Santo per eccellenza del periodo natalizio. Lei che cosa chiederebbe a San Nicola?
«Sono un uomo di fede, e so che la popolazione ucraina sta subendo grandi sofferenze. Penso che ogni persona debba chiedere, pregare, implorare la pace, e lavorare per la pace è il mio lavoro. Come ha detto il nostro Segretario alla Difesa, il lavoro di noi militari è fornire sicurezza con tutti i nostri alleati, lavorando affinché le parti in causa possano giungere ad un negoziato di pace. Noi lavoriamo per la pace e per la stabilità».
Alleati fra i quali spicca l’Italia, che in rada con la portaerei nucleare ha all’ancora la fregata “Carabiniere” e il cacciatorpediniere “Andrea Doria”, di base a Taranto con il ruolo di unità di scorta della task force americana.
Ma chi sono i “combattenti per la pace” imbarcati su questo aeroporto navigante? E come vivono questa sosta a Napoli?
«L’età media dei nostri marinai è fra i 18 e i 23 anni (in totale sulla sola portaerei sono imbarcati più di 5mila militari – n.d.r.). Il nostro Gruppo da battaglia è stato operativo con i nostri partner e alleati durante il nostro dispiegamento per mantenere la sicurezza in tutto il teatro europeo delle operazioni – risponde l’ammiraglio Velez - . Dai nostri primi giorni di formazione come gruppo d'attacco fino ad oggi, abbiamo rafforzato la nostra partnership e capacità con i nostri alleati nella Marina Militare Italiana attraverso l'addestramento e le operazioni. Non vedo l'ora di lavorare a fianco degli italiani durante il resto del nostro dispiegamento mentre cerchiamo di rafforzare il nostro partenariato marittimo. Sono grato per l'opportunità di visitare Napoli questa settimana, e so che i miei marinai sono in attesa di incontrare gli italiani e conoscere direttamente la ricchezza storica e culturale dell'Italia».
E questi ragazzi, in fila sin dalle prime ore del mattino per imbarcarsi sugli scafi che fanno la spola fra la “Bush” e i moli, “invadono” pacificamente il centro storico della metropoli partenopea e qualcuno ha detto che approfitterà di questa sosta per visitare Roma, Sorrento, Pompei o altre località del Centro Sud.
Rammarico è stato espresso per le vittime della frana di Ischia sia dai due ufficiali della “Bush”, sia dall’incaricato d’affari dell’Ambasciata statunitense a Roma, Shawn Crowley e dall’Ammiraglio Stuart Munsch, comandante della 6ª Flotta e del Comando Nato Sud a Napoli.
Dal Centro Italia invece proveniva la famiglia del tenente colonnello Michael Di Donato (padre emigrato da Ascoli Piceno, madre da l’Aquila), pilota di F-18, i cacciabombardieri «punta di diamante» della portaerei, ora addetto alle operazioni aeree.
A proposito dei vostri jet F-18 Hornet… non sono ormai velivoli arretrati rispetto ai cacciabombardieri di 5ª generazione?
«L’Hornet rimane ancora un velivolo molto competitivo che risponde bene nel quadro di un sistema di difesa integrato con i jet di 5ª generazione come i vostri F-35 (di base negli aeroporti militari di Amendola, a Foggia, e Grottaglie, a Taranto, e sulla portaerei “Cavour” – n.d.r.), secondo il principio della complementarietà dei vari sistemi di volo, d’arma e di controllo delle operazioni».
La “Bush” è stata anche il primo banco di prova, 9 anni fa, del cacciabombardiere senza pilota sperimentale X-47B. I due ufficiali hanno infine ricordato con emozione l’incontro ravvicinato fra la loro “Bush” e il veliero scuola “Amerigo Vespucci” della Marina militare italiana avvenuto a settembre fra Manfredonia e Taranto. «Siete la nave più bella del mondo» è stato il messaggio inviato dalla portaerei ai “nostri”.