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Il centrodestra e la vocazione alle sconfitte

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

Il centrodestra e la vocazione alle sconfitte

È stupefacente l’incapacità di dotarsi di una classe dirigente, di personale politico all’altezza della situazione

Lunedì 17 Marzo 2025, 05:01

15:30

Accadde poco più di 23 anni fa: Berlusconi aveva vinto le elezioni da circa un anno, quelle del 61 a 0 in Sicilia, e l'opposizione sembrava allo sbando, tramortita. In piazza Navona, ci fu la manifestazione del comitato del centrosinistra sul tema "La legge è uguale per tutti". Stava per finire, quando il regista Nanni Moretti, chiese la parola, andando dritto al punto: «È stata una serata inutile, con questi dirigenti non vinceremo mai. Ci vorranno generazioni prima che il centrosinistra torni a vincere». Dietro a lui c’erano Francesco Rutelli e Piero Fassino. Moretti - osannato dal pubblico - si riferiva proprio a loro.

Ecco, in Puglia sta accadendo una cosa simile, in casa però del centrodestra. Dopo la cavalcata vittoriosa delle Politiche del 2022, merito più di Giorgia Meloni che di alcuni improbabili candidati eletti in Parlamento a loro insaputa e in procinto di passare all’archivio per l’impalpabilità della loro azione legislativa, ecco dopo che Meloni ha fatto della Puglia la capitale del mondo, portandovi i potenti della terra, il centrodestra si appresta ancora una volta a perdere le elezioni regionali e comunali. È stupefacente l’incapacità di dotarsi di una classe dirigente, di personale politico all’altezza della situazione, di professionisti e accademici in grado di essere presentati all’elettorato con una visione diversa rispetto a quella dell’ultimo ventennio e puntare, sia pure partendo in ritardo e in salita, al successo.

A Taranto l’ala fittiana di Fratelli d’Italia, quella che fa capo al coordinatore provinciale Dario Iaia e al capogruppo alla Regione Renato Perrini, sta facendo di tutto – meglio non avere qualcuno che faccia ombra o per ambizioni personali? - per non allargare il perimetro della coalizione di centrodestra ai centristi e ai civici, senza però proporre nulla di convincente: né uno dei pochi dirigenti affidabili e competenti del partito come il coordinatore cittadino Gianluca Mongelli, né personalità della società civile capaci in 3 mesi di compiere il miracolo di farsi conoscere a 200mila abitanti e mettere insieme i cocci di uno schieramento che dal 2007 ha sempre perso le amministrative di Taranto.

A Bari, lato Regione, peggio che andar di notte. L’opposizione in Consiglio regionale è stata una prateria per Emiliano che ha potuto sempre pescarci a piene mani. Non c’è insomma un leader da proporre come valido avversario di Decaro, annunciato successore di Emiliano, e allora scatta la caccia – un po’ come avvenuto alle comunali del capoluogo - al meno peggio, allo sconfitto annunciato da ricompensare in qualche modo, all’agnello sacrificale da immolare sull’altare di chi ogni tanto abbaia e quasi mai morde. Perché? Il dibattito è aperto.

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