Musica
Duelli sulle note: la musica in tribunale
Il plagio musicale: tra ispirazione e furto creativo. Nel mondo della musica, l’ispirazione rappresenta un elemento fondamentale. Tuttavia, in un’epoca in cui tutto sembra essere già stato detto, scritto o suonato – anche grazie al supporto della tecnologia – la linea che separa l’omaggio (inteso anche come citazione) dal furto intellettuale diventa sempre più sottile. Il plagio musicale si configura come la copiatura, totale o parziale, di una melodia, di una progressione armonica o di un ritmo appartenente a un altro brano, senza il consenso dell’autore originale. Talvolta, però, si tratta di somiglianze involontarie, frutto di influenze comuni o della semplice casualità. In altri casi, invece, si parla di veri e propri furti creativi, che spesso sfociano in cause legali. Negli anni, sia a livello internazionale che in Italia, numerosi artisti sono stati accusati di plagio. Alcuni casi si sono risolti con risarcimenti milionari o con l’inserimento dell’autore originale tra i compositori; altri, invece, con il riconoscimento di una semplice coincidenza. Tutti, comunque, hanno acceso il dibattito su quanto sia difficile creare musica veramente originale nel panorama contemporaneo.
Uno dei casi più eclatanti e noti in Italia è quello di Al Bano Carrisi, risalente ai primi Anni ‘90. L’artista pugliese di Cellino San Marco, qualche mese dopo l’uscita della ballad Will You Be There, inserita nell’album Dangerous (1991) di Michael Jackson, accusò il Re del Pop di aver plagiato la sua I cigni di Balaka, scritta nel 1987 con il testo di Willy Molco. Dopo numerose udienze, la diatriba si concluse con un “pareggio”: inizialmente Jackson fu condannato in primo grado, ma le corti d’appello stabilirono che entrambi gli artisti si erano ispirati a un brano precedente, Bless You for Being an Angel degli Ink Spots, storica formazione vocal jazz e doo-wop americana.
Un altro caso clamoroso riguarda il batterista Bruno Bergonzi e il cantautore Michele Vicino, autori del brano Takin’ Me to Paradise (1983). I due accusarono Prince di aver plagiato il pezzo con The Most Beautiful Girl in the World, pubblicata nel 1994 nell’album The Gold Experience. La vicenda si concluse nel 2015 con la condanna definitiva di Prince da parte della Corte di Cassazione, che riconobbe la violazione del diritto d’autore. Celebre anche il caso dei Led Zeppelin e della loro immortale Stairway to Heaven (1971), il cui arpeggio iniziale è molto simile a Taurus (1968) degli Spirit. Dopo una lunga battaglia legale, nel 2020 i Led Zeppelin vinsero la causa, poiché la corte ritenne che la sequenza armonica in questione fosse troppo generica per essere protetta da copyright, trattandosi di una progressione discendente comune nella musica barocca e folk. Nonostante ciò, la band è stata spesso al centro di accuse simili, soprattutto per presunti plagi di brani blues firmati da grandi come Willie Dixon e Muddy Waters (in alcuni brani comunque appaiono come autori), ma questo non ha scalfito la grandezza di uno delle band più autorevoli della storia del rock. Anche la mitica Child in Time dei Deep Purple è ispirata a Bombay Calling degli It’s a Beautiful Day. In questo caso, però, non ci fu alcuna causa legale: i Purple ammisero apertamente la loro ispirazione.
Famoso è anche il caso di George Harrison, ex membro dei Beatles. La sua canzone My Sweet Lord (1970) fu giudicata troppo simile a He’s So Fine (1963) delle The Chiffons. Nel 1976, un tribunale stabilì che Harrison aveva commesso “plagio inconscio”, riconoscendo la forte somiglianza tra le due melodie. Il geniale Marvin Gaye, invece, è stato spesso saccheggiato. Il caso più noto riguarda Got to Give It Up, brano chiaramente ripreso da Robin Thicke e Pharrell Williams in Blurred Lines. I due furono condannati al risarcimento di 7 milioni di dollari. Un altro episodio rilevante riguarda Joe Satriani con If I Could Fly (2004) e Viva la Vida (2008) dei Coldplay. La disputa si concluse con un accordo extragiudiziale, così come accadde tra i Radiohead (Creep, 1992) e Lana Del Rey (Get Free, 2017).
Anche nella lunga carriera dei Rolling Stones si registra un’ombra: The Last Time (1965) presenta forti somiglianze con This May Be the Last Time dei The Staple Singers (1954), un canto religioso afroamericano. Mick Jagger e Keith Richards furono accusati di aver trasformato il brano in versione rock senza attribuirne la paternità, ma evitarono comunque cause legali. Curioso infine il caso di Alanis Morissette, la cui You Learn (1995) presenta una sorprendente somiglianza melodica con Fragile (1987) di Sting. Anche in questo caso non vi fu causa, ma solo qualche mormorio tra musicisti. Il plagio musicale oggi è un tema sempre più complesso. In un panorama dove le possibilità armoniche e melodiche sono limitate, creare brani totalmente originali è una sfida crescente. Nonostante la musica si basi spesso su citazioni e omaggi, è fondamentale rispettare il lavoro altrui. Per questo motivo, sempre più artisti scelgono di riconoscere apertamente le proprie fonti di ispirazione, condividendo i crediti e tutelandosi da eventuali accuse di plagio.