Con In Farthest Seas, traduzione inglese di Nei mari estremi, la voce di Lalla Romano torna a farsi sentire fuori dai confini italiani. L’editore londinese Pushkin Press, specializzato nella riscoperta di classici moderni e voci letterarie dimenticate, ha appena portato sugli scaffali britannici un’opera tra le più intense e autobiografiche della scrittrice piemontese. La traduzione è affidata a Brian Robert Moore, che ha già una certa esperienza nell’aver reso in inglese altri testi italiani contemporanei (Michele Mari, Goliarda Sapienza e al momento sta lavorando su Walter Siti). Pubblicato in Italia nel 1987, Nei mari estremi è un libro doppio: nella prima parte racconta i primi anni del legame tra Romano e il marito Innocenzo Monti, dall’inizio dell’amore alla costruzione di una quotidianità condivisa; nella seconda, invece, narra con asciuttezza e lucidità gli ultimi mesi della vita di lui, la malattia, l’accompagnamento verso la morte. Non c’è retorica, non c’è patetismo: la scrittura si muove tra epifanie minime e osservazioni precise, restituendo al lettore la forza di un dolore privato, con una scrittura diaristica e memorialistica che ha il pregio di non aspirare ad essere esperienza universale. Lalla Romano ha lo stile asciutto di chi fa decantare poche contate parole. A Romano bastava la precisione di una frase, la limpidezza di un dettaglio, alternare con sapienza pieni e vuoti. «Compiuta- incompiuta come tutte le storie» scrive Cesare Segre in una nota pubblicata in Strumenti critici nel 1990. Lalla Romano, del resto, è stata tra le prime in Italia a intrecciare confessione autobiografica e rigore stilistico, scegliendo la via della sobrietà e della precisione come antidoto alla retorica. Non vi ricorda forse l’icona del momento, Annie Ernaux - Nobel, tirature record, film alla Mostra del Cinema a Venezia? Con una differenza fondamentale: la sua voce letteraria ha anticipato, di decenni, quella sensibilità che Ernaux ha reso celebre nel panorama francese contemporaneo. Romano, nata nel 1906 a Demonte, in Piemonte, e attiva soprattutto nella seconda metà del Novecento, ha costruito una narrativa profondamente intimista e memoriale. Come Ernaux, anche Romano racconta il corpo, le emozioni, le relazioni familiari, e il rapporto con il tempo che passa, Questa capacità di trasformare l’intimo in materia letteraria la rende una figura precorritrice rispetto a Ernaux, anticipando di decenni quel modo di narrare il sé (vogliamo dirlo? L’autofiction) che oggi sembra così contemporaneo. Se la Francia (e il mondo) celebrano la sua sociobiografia, l’Italia dovrebbe essere consapevole che a dare lezioni in materia di autobiografia letteraria noi abbiamo avuto Lalla Romano. Il lancio in Regno Unito avviene in un momento favorevole. Negli ultimi anni il pubblico anglofono ha mostrato un crescente interesse verso la letteratura italiana contemporanea, soprattutto verso le voci femminili del Novecento rimaste a lungo nell’ombra. Spiccano, per esempio, le traduzioni di Natalia Ginzburg, Elsa Morante e Alba de Céspedes, che hanno conquistato lettori e critica. In questo contesto Romano arriva come una scoperta preziosa: meno nota delle colleghe, ma capace di offrire un’esperienza di lettura radicalmente diversa, fondata su un minimalismo narrativo e su un’attenzione quasi pittorica al dettaglio. Per Pushkin Press, che già aveva pubblicato in inglese A Silence Shared (titolo scelto per Tetto Murato), la scelta di proporre In Farthest Seas risponde a un doppio obiettivo: ampliare il canone della narrativa europea tradotta e offrire al pubblico anglofono un testo che dialoga idealmente con autrici come ad esempio Joan Didion, entrambe capaci di trasformare il vissuto individuale in materia letteraria. Il lavoro di Moore non è stato semplice. Tradurre Romano significa restituire in inglese una lingua essenziale, cesellata, che poggia su ritmi e pause delicate. È una sfida che riguarda non solo il lessico, ma anche il tono e il respiro della frase. La scommessa è che il lettore britannico sappia cogliere la potenza di una scrittura che non concede nulla al superfluo e che trova proprio nella misura la sua forza. La pubblicazione di In Farthest Seas potrebbe segnare un passo importante per l’internazionalizzazione dei romanzi di Lalla Romano. Finora, la sua fama era rimasta circoscritta pochi, in Italia. L’arrivo nel catalogo di un editore come Pushkin Press — che ha l’abitudine di lanciare titoli capaci di diventare long- sellers — apre la possibilità che il suo nome entri stabilmente nel panorama europeo e anglofono. È un riconoscimento tardivo, ma significativo, per una scrittrice che ha attraversato tutto il Novecento con discrezione.

Mercoledì 24 Settembre 2025, 17:55