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Vittima innocente di mafia
la moglie ai giovani
«Cambiate il mondo»

 
Rita Schena

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Rita Schena

targa per Mizzi

Venerdì 16 Marzo 2018, 16:54

BARI - Una corona in piazza Venezia nel quartiere barese di Carbonara è stata deposta questa mattina nella cerimonia di commemorazione dell’omicidio di Giuseppe Mizzi, 38enne vittima innocente di mafia, ucciso per strada a Bari il 16 marzo di sette anni fa.
«Vorrei rivolgermi soprattutto ai nostri ragazzi, ai nostri figli, che sono il futuro di tutti noi - ha detto Katia, moglie della vittima - Quando avvengono omicidi come quello di Giuseppe, è una sconfitta per tutti, non solo per le famiglie coinvolte. Ognuno di noi perde qualcosa, una parte del diritto alla vita. Ognuno di noi può essere ingiustamente colpito. Solo i nostri figli possono far sì che questo mondo cambi, che si possa vivere in un mondo fatto di lavoro e non di sangue, perché domani quel sangue potrebbe essere il nostro». Katia ha voluto ricordare, tra le lacrime e gli applausi, i nomi di altre vittime baresi, Gaetano Marchitelli, Michele Fazio, Nicola Ruffo. Con i loro familiari e con quelli delle altre 970 vittime di mafia, i Mizzi parteciperanno domani alla veglia in Cattedrale e poi mercoledì prossimo alla marcia di Libera in programma a Foggia con con Luigi Ciotti.
Alla cerimonia di questa mattina ha partecipato il sindaco di Bari, Antonio Decaro. «Nessuna vittima innocente può essere dimenticata o abbandonata dallo Stato - ha detto - Con l'uccisione di Giuseppe, la mafia ha creato una profonda ferita in questo quartiere. Perché la mafia impone la propria presenza sui territori attraverso manifestazioni come i fuochi di artificio di ieri per festeggiare una scarcerazione nella città vecchia, o le estorsioni alle aziende, praticando l’usura o incutendo paura ai cittadini. Ma noi siamo qui per dire che non abbiamo paura».
Angelo Mizzi, fratello della vittima, stamattina non ha partecipato alla commemorazione a Carbonara ma ha scelto di andare a portare la sua testimonianza in una scuola di Bari. «Oggi ho incontrato circa 150 studenti - ha detto - perché credo che la cosa più importante del nostro impegno sia parlare con i ragazzi».

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