MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - Il debito è arrivato a quota 800mila euro. Colpa del calo dei ricavi, ma anche dei tagli del governo Renzi che hanno fatto calare gli introiti delle convenzioni ministeriali. Fatto sta che i centri di assistenza fiscale della Cgil pugliese sono in crisi e stanno per essere messi in liquidazione, per rinascere - a gennaio - in una nuova forma. Nel frattempo, i 160 dipendenti (un centinaio a tempo indeterminato) dovrebbero essere licenziati e finiranno in disoccupazione, salvo essere riassunti nel 2018. Con il Job's Act.
Le due società fiscali si chiamano Bari Servizi e Lavoro (che gestisce i Caaf a Bari) e Apulia Servizi e Lavoro (che copre tutto il resto della Puglia). Le due società di servizi create a partire dal 1993 fanno capo a Cgil Puglia e alle varie Camere del lavoro e erogano, in convenzione, le prestazioni di assistenza: la compilazione delle dichiarazioni fiscali, il modello Isee, le imposte locali ma anche - ad esempio - le pratiche per il reddito di dignità della Regione. I Caaf sindacali vivono di convenzioni, quelle più importanti vengono stipulate a livello nazionale con l'Inps (per l'Isee), con il ministero del Lavoro e con il ministero dell'Economia. Proprio quest'ultimo ha appena comunicato il taglio del 23% dei compensi per l'assistenza fiscale, a seguito della diminuzione delle risorse previste in legge di Stabilità. Le società fiscali della Cgil (così come quelle delle altre sigle) possono contare anche su convenzioni stipulate con le varie categorie del sindacato, a partire dai pensionati, ma non sempre le risorse arrivano in tempo e anzi a volte non arrivano proprio: così si è creato un debito rilevante che sta rendendo difficoltoso anche pagare gli stipendi.
E così è nato il progetto Caf Coperativo, la nuova società che dovrebbe essere amministrata da Massimo Di Cesare, dirigente sindacale tarantino, vicinissimo all'ex segretario regionale Gianni Forte, oggi alla guida dello Spi pugliese, il potentissimo sindacato dei pensionati: lo Spi è la cassaforte della Cgil, ed in materia di assistenza fiscale ha molta voce in capitolo. Nel Caf Cooperativo, di cui dovrà essere predisposto il piano industriale, dovrebbero entrare sia la Cgil regionale che le Camere del Lavoro e le categorie. Ma è in corso un confronto con la Cgil nazionale, che deve tenere insieme tutto il sistema.
I lavoratori però sono preoccupati. La scorsa settimana si sono tenute una serie di assemblee sul territorio dove più di qualcuno ha storto il naso di fronte all'ipotesi del licenziamento collettivo con successivo collocamento in disoccupazione per sei mesi, operazione che ha un costo e che sarebbe dovuta partire giovedì scorso. Probabilmente slitterà a settembre. Nel frattempo bisognerà far quadrare i conti e alcune sedi (come quella di Bari) dovranno vendere le proprietà immobiliari per pagare la liquidazione ai dipendenti.
«La questione è seria - dice il segretario regionale Pino Gesmundo - il governo Renzi ha fatto 100 milioni di euro di tagli, e l'operazione del 730 on-line ha ulteriormente ridotto l'ambito di servizio. Il prossimo anno sono previsti ulteriori tagli. Il sistema è in crisi a livello generale. Noi abbiamo un problema che attiene a una macchina organizzativa tarata su altre modalità. Siamo solo all'inizio del percorso e stiamo ragionando su un riassetto che provi a tenere insieme i tagli con una razionalizzazione dei costi, mantenendo i livelli occupazionali compatibilmente con le risorse disponibile». L'ipotesi del licenziamento collettivo e del ricorso all'indennità di disoccupazione? «Attiene al progetto industriale che si stanno dando le società. I tecnici e gli amministratori ci stanno lavorando. Cercheremo di fare il possibile per attutire i disagi».