La commissione d'inchiesta

La nuova verità sul caso Moro «Vide in faccia chi gli sparò»

L'on. Grassi; agli atti anche due pagine contenenti un elenco di 96 nomi di presunti capi brigatisti

Aldo Moro avrebbe visto in faccia chi gli sparò, tentando di proteggersi dai proiettili. Agli atti della commissione parlamentare sul caso Moro ci sono ora, oltre alla nuova verità sulla morte dello statista, anche due pagine contenenti un elenco di 96 nomi di presunti capi brigatisti. Sono le due principali novità emerse dai recenti lavori della commissione parlamentare sul caso Moro di cui è componente l'onorevole Gero Grassi, il quale ne ha parlato oggi agli studenti baresi in un dibattito dal titolo 'Aldo Moro tra fermezza e trattativà, che si è svolto nell’Università di Bari.
Moro fu rapito dalle brigate rosse il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio dopo 55 giorni di prigionia. «Il memoriale Morucci-Faranda è falso, così come la ricostruzione fatta dai brigatisti negli otto processi Moro. - dice Grassi - Nel memoriale e nei processi i brigatisti dicono che lo hanno fatto sdraiare e poi sparato, coprendolo con una coperta per umana pietà. Falso: Moro è stato sparato mentre era in piedi appoggiato alla macchina con il cofano aperto o seduto nel cofano, colpito da 12 colpi di due diversi armi; ha visto chi ha sparato e ha tentato di difendersi, tanto è vero che un proiettile gli ha colpito un dito della mano».
Grassi sottolinea poi la seconda novità dei lavori della commissione: le due pagine sequestrate al brigatista Valerio Morucci il giorno del suo arresto in uno dei covi Br a Roma. «In quei fogli che Morucci, mentendo, dice di non aver mai visto - continua Grassi - ci sono 96 nomi di capi brigatisti su cui la magistratura non ha mai indagato e che potrebbero rappresentare la trattativa all’epoca in corso tra pezzi delle brigate rosse e pezzi dello Stato».

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