di FRANCESCO PETRUZZELLI
BARI - Le certezze, per ora, sono una denuncia in Questura, un terribile referto medico e la sete di giustizia di una madre che non si dà pace. Ma sullo sfondo ci sono tanti punti interrogativi. Forse un pericoloso scherzo tra ragazzini finito male? Forse un atto di bullismo? Forse una semplice fatalità? «Voglio capire cosa è successo quel giorno a scuola. Mia figlia stava bene, ma ha rischiato di morire. Voglio conoscere la verità».
Siamo a Palese. E precisamente nella scuola media Fraccacreta. Angela (nome di fantasia) è una normalissima ragazzina di 13 anni. Studia con profitto, nessun problema con i genitori, bada al fratellino e adora il suo cane. Ma il 4 novembre scorso si spegne improvvisamente un faro nella sua vita: Angela sviene in un negozio e viene subito trasportata all’ospedale pediatrico «Giovanni XXIII» dove i medici certificano la perdita di coscienza con una diagnosi chiara: «intossicazione da oppiacei». Ma come siano finite queste sostanze nel corpo di questa ragazzina resta un mistero.
IL RACCONTO - «Quel giorno mia figlia – racconta Teresa (altro nome di fantasia) – è andata regolarmente a scuola. L’ho accompagnata alla fermata dello scuolabus e aspettato con lei, come ogni giorno, l’arrivo del mezzo. Rientrata a casa, sempre con lo scuolabus, ho notato che era strana, molto pallida, spossata, con gli occhi rossi e che perdeva spesso l’equilibrio. Non riusciva nemmeno a parlare in modo chiaro. Ho pensato che si trattasse di una normale influenza stagionale e quindi l’ho messa a letto per farla riposare. Ho poi saputo da un compagno di classe che a scuola aveva alternato momenti di euforia, con risate senza senso e altri comportamenti strani. Insomma, non da lei».
IL TRACOLLO - Nel pomeriggio la svolta. Angela esce con la madre per fare alcune compere e all’improvviso diventa cianotica, non riesce nemmeno a parlare e si accascia. Da qui la corsa in ospedale su una ambulanza del 118 per tutti gli accertamenti del caso. Con una degenza che alla fine dura cinque giorni. «È stata anche seguita da un team di psicologi e non sono state riscontrate anomalie. Tutto in regola, anche sulla nostra famiglia. Noi ne siamo usciti puliti, qualora ci fosse stato qualche minimo sospetto» ripete con forza la madre mentre mostra i referti medici, la denuncia presentata alla polizia e le foto di questa 13enne sorridente, con i suoi occhialoni da piccola scienziata, il viso pulito e le coccole del cagnolino.
le indagini Ora si cerca di ricostruire i momenti di quella giornata di inizio novembre a scuola. Tasselli per mettere ordine in questo complicato puzzle. Chi abbia avvicinato Angela, cosa abbia ingerito, cosa sia realmente successo nelle aule e nei corridoi della Fraccacreta.
«Io chiedo solo che la scuola e che l’assessore alla Pubblica Istruzione Paola Romano facciano le opportune verifiche. Io, lo ripeto, non so cosa sia esattamente successo quel giorno a scuola, né ho elementi per indicare i responsabili. Ma non è possibile che una 13enne finisca in ospedale per una intossicazione da oppiacei. La scuola è il posto più sicuro nei quale noi genitori affidiamo ogni giorno i nostri figli».
IL VUOTO - Angela nel frattempo si è fortunatamente ripresa. È tornata a studiare, ad accudire il suo cane e a preparare dolci e primi piatti con la madre. Ma nella sua memoria resta sempre il vuoto di quel 4 novembre. Un vuoto che scuola e Comune, con le proprie forze e competenze, potrebbero presto colmare. Soprattutto per la legittima sete di verità di una madre e di un padre.