Giovanni Longo
Bollettini di pagamento modificati con il software per computer «Photoshop» per evadere l’imposta comunale sulla pubblicità. È l’ipotesi investigativa sulla quale sono al lavoro i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del Comando provinciale, coordinati dal Pm Gaetano De Bari. Persona offesa nel procedimento il Comune di Bari. L’inchiesta è partita a seguito di un esposto della stessa Amministrazione comunale in cui si segnalava, appunto, l’incongruenza tra gli importi effettivamente incassati e le autorizzazioni rilasciate a chi dispone degli impianti (cartelloni, insegne, locandine) attraverso i quali il messaggio pubblicitario è diffuso.
Presupposto dell’imposta sulla pubblicità - ricordiamo - è la diffusione di messaggi pubblicitari attraverso mezzi di comunicazione visivi e audio, effettuata in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Il contribuente è tenuto a presentare la dichiarazione dei mezzi pubblicitari che dovrà esporre, indicandone caratteristiche, durata e ubicazione. E poi a pagare.
Dagli accertamenti condotti sino a questo momento sarebbe effettivamente emerso uno scarto tra quanto dichiarato e quanto materialmente incassato dal Comune in relazione all’imposta che colpisce la capacità contributiva espressa dalla spesa sostenuta per l’esposizione pubblicitaria. A quanto pare sarebbero emersi non pochi casi di differenze tra quanto dichiarato e apparentemente versato con i bollettini postali e quanto, in concreto, il Comune ha incassato sotto la voce imposta comunale sulla pubblicità. Palazzo di Città si è accorto che qualcosa non andava. Ad uno sguardo più attento, è emerso che alcuni bollettini sarebbero stati grossolanamente taroccati con il «Photoshop». In alcuni casi c’è chi avrebbe ottenuto autorizzazioni con bollettini falsi senza aver in realtà versato nemmeno un centesimo.
Come è potuto accadere? Il problema è legato al fatto che a rilasciare le autorizzazioni è un ufficio diverso rispetto a quello che poi deve verificare gli incassi. I militari della Guardia di finanza hanno acquisito documentazione anche a Palazzo di Città anche per desumere il dato preciso. Le indagini sono in corso.
Solo per dare un’idea del volume dei tributi riscossi per questa imposta, in media ogni anno il Comune incassa circa 3 milioni di euro ed emette avvisi di accertamento per circa un milione di euro, ritenendo che per tale somma il tributo è stato evaso.
«Siamo a conoscenza dell’apertura dell’indagine - dice il direttore generale del Comune Davide Pellegrino - e abbiamo approvato una delibera che rivoluziona il sistema per evitare il ripetersi di situazioni simili».