Santa Cesarea
Carmelo Bene, lite sull-orinatoio artistico della casa, l'architetto chiederà un maxirisacimento
di Gianni Nuzzo
Santa Cesarea Terme - L’orinatoio della casa di Bene al centro della discordia. «Ho incaricato uno studio legale al fine di diffidare il committente da una realizzazione parziale, essendo pronto in tal caso a chiedere un milione di euro di risarcimento danni». L’architetto Luca Fiocca, progettista del recupero della casa paterna dell’attore Carmelo Bene, situata a due passi dalla celebre villa Sticchi, replica al direttore dei lavori per la ristrutturazione interna, e minaccia di adire alle vie legali qualora non si dovesse realizzare l’orinatoio ubicato all’ingresso dell’immobile.
«Ci ho messo la faccia e il nome – afferma il progettista - e in base alle informazioni ricevute sembra che si stia procedendo soltanto a una parziale realizzazione del progetto, determinando così una grave lesione della integrità dell’opera dell’ingegno, tutelata dalla legge sul diritto d’autore (633/1941), anche sotto il profilo della protezione della personalità dell’artefice».
Da qui la determinazione ad adire le vie legali per salvaguardare l’integrità dell’opera, riservandosi azioni inibitorie e risarcitorie. «Sulla pianta approvata, nel mio progetto – continua Fiocca - era stato collocato un bagno giorno in prossimità dell’ambiente d’ingresso, previa demolizione dei due esistenti nelle vicinanze. In realtà quel volume creava una separazione tra l’ingresso ed il soggiorno, contribuendo in modo sostanziale a definire uno spazio scenico, una sorta di fondale con la gigantografia di Carmelo Bene montata sulla parete del bagno. Gli specchi laterali erano le quinte, e le luci sul soffitto, il cielo».
Poi descrive che sulla parete destra, di fronte agli specchi, compariva un murales il cui disegno è un pezzo unico non ripetibile. L’effetto scenico è rappresentato da murales metropolitani, collage di fotografie, articoli di giornale, manoscritti, ritratti del Maestro.
«Nel momento in cui il committente – ribadisce l’architetto - per apparenti ragioni di praticità legate al risparmio, cosa che invece non accade all’esterno dove è confermata una piattaforma elevatrice del costo di 27.000 euro, sostituibile con una più economica scala in ferro, decide di non realizzare l’orinatorio, conservando soltanto uno dei due bagni, quello più grande, snatura proprio l’anima del progetto».
Il progettista fa poi sapere al direttore dei lavori, l’ingegnere Aldo Bleve, di non accettare «lezioni di stile e di composizione architettonica da parte di un tecnico non laureato in architettura». «Le piccole modifiche interne definite dall’ingegnere in questione - aggiunge - relative al progetto di recupero, altro non sono che arbitrarie varianti in corso d’opera, non autorizzate dal Comune, volte peraltro a snaturare il progetto».