BARI - In circa un'ora, con passaggi che hanno collegato il '500 ai giorni nostri, Roberto De Simone ha magistralmente spiegato agli studenti dell'Ateneo di Bari la regia del 'Falstaff' di Verdi - definita dai critici un'opera di successo ma non popolare - che ha curato per la 'Fondazione lirico sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari' e che andrà in scena stasera nel Teatro Piccinni.
De Simone, che ha ricordato come la sua vera natura sia quella di musicista piuttosto che di regista di spettacoli e opere liriche, ha raggiunto la notorietà nel '76 con 'La gatta Cenerentolà.
«Per Falstaff il compito del regista è arduo - ha esordito - perché deve mettere in rapporto un musicista dell'ottocento e un libretto che, per quanto rivisitato, è ispirato a Shakespeare, e quindi il regista deve porsi il problema di cosa rendere nei confronti dell'autore cosa in quelli del musicista».
Partendo dall'interpretazione del testo, De Simone ha ricordato che 'Falstaff' è un personaggio mitico, al di sopra dei giudizi morali, affamato, per certi aspetti simile a Gargantua, che rappresenta il 'teatro di piazza' quello che racconta «le azioni collegate al basso ventre». E' un eroe popolare, produce divertimento, ironia e conquista la simpatia del pubblico come qualsiasi maschera. «E' un personaggio non semplice - ha continuato De Simone - e bisognava coglierne l'aspetto ridanciano, rendere l'aspetto comico dell'opera che non è la comicità della commedia borghese ma quella del teatro di piazza, dei clown. E c'è il mondo femminile, in cui troviamo elementi di esoterismo, di magia: Falstaff riconosce alle donne un potere antico, quello delle fate, che non è possibile scalfire».
In questo contesto letterario si innesta la musica di Verdi che - ha continuato De Simone - «aveva il desiderio di scrivere un'opera comica in un momento in cui era disilluso dalla vita pubblica. Il senso dell'opera potrebbe essere: tutto nel mondo è beffa, il potere ha abusato dei sentimenti degli italiani per creare un regno. In 'Falstaff' - ha aggiunto - attiva un modo nuovo di comporre, usa, assommandoli, procedimenti tematici che ricava anche da opere precedenti e anticipando nuovi modi di comporre il melodramma che ritroveremo non nel verismo ma nel '900».
Di fronte alla complessità di questa opera, e delle opere da dirigere in generale - ha concluso De Simone - «bisogna essere abili nel raccontare la storia» e ha invitato a «diffidare delle regie attualizzanti che indicano solo l'incapacità nel raccontare la metafora teatrale e imitano solo la banalità televisiva con dilettanti che vengono spacciati per professionisti».

Martedì 15 Gennaio 2008, 00:00
24 Aprile 2025, 16:01