È questo uno degli elementi nuovi che emergono dall’indagine sull’assassinio di Antonella Riotino, 21 anni, studentessa all’istituto tecnico «Agherbino» indagini che non si sono fermate neppure ieri nel giorno dei funerali della ragazza.
Nella camera ardente allestita nella chiesetta dei Cappuccini, i genitori di Antonella hanno vegliato in preghiera per tutta la mattina, insieme ai parenti e agli amici della giovane. I genitori del presunto assassino sono stati visti passare in automobile davanti alla chiesa. Non si sono fermati, sconvolti per il tragico epilogo di questa storia che mai avrebbero immaginato possibile anche nel peggiore dei loro incubi. Molti gli amici comuni ai due ragazzi che ieri hanno partecipato al rito funebre per dare il loro ultimo saluto ad Antonella. Lei sembrava felice, dicono, pronta a difendere la sua relazione da tutto e da tutti. Forse per questa ragione i pettegolezzi, le maldicenze e le minacce messe in giro attraverso la rete la infastidivano più di ogni altra cosa.
Nei primi giorni di dicembre, insieme ad una amica, si era presentata ai carabinieri per denunciare la diffamazione, continua e volgare ai suoi danni. Secondo la ricostruzione elaborata dagli investigatori Antonio Giannandrea, giovedì sera, avrebbe gettato la maschera e non sapendo come fare per interrompere quella relazione nella quale si sentiva imprigionato, ha aggredito Antonella, sfogando su di lei, piccola e gracile, che ad ogni incontro con le sue braccia lunghe e sottili gli cingeva la vita senza mai staccarsi, un senso di frustrazione che forse aveva radici ben più profonde.
La loro storia di amore era cominciata alla fine dell’estate ed era andata avanti tra qualche incomprensione e molti batticuore. «Ciao, ci vediamo questa sera... al solito posto» le ha scritto in un sms Antonio la sera in cui l’ha ammazzata. «Era un ragazzo solitamente silenzioso, per tirargli fuori qualche parola bisognava usare le pinze» dice un amico della famiglia Giannandrea che aggiunge: «Riservato e tranquillo, come tutti gli introversi a volte reagiva con troppa veemenza ma mai e poi mai avremmo potuto immaginare una reazione violenta e distruttiva. Io e i miei familiari non riusciamo a credere che sia accaduto tutto questo».
Silenzioso, riservato nei rapporti con gli amici ed i familiari, nella realtà virtuale di internet, Antonio, sostengono gli investigatori, si trasformava, diventando loquace ed estroverso. Un fiume in piena di parole, di emozioni, di sentimenti contrastanti che alla fine lo hanno travolto facendo di lui un assassino. È quanto emerge dalla ricostruzione degli investigatori del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Gioia del Colle, guidati dal luogotenente Antonio Casalino che sono riusciti a dare una rapida soluzione al caso con la collaborazione dei militari della stazione di Putignano, al comando del luogotenente Ba tolomeo Nucci.
Da quello che si è saputo il ragazzo avrebbe cercato di depistare le indagine per poi cedere davanti alla evidenza di una serie di elementi raccolti dai carabinieri sulla scena del delitto e nel corso della perquisizione condotta in casa sua (in particolare il suo computer e il telefonino di Antonella). Sarà celebrata questa mattina davanti al gip del Tribunale di Bari Marco Guida l’udienza di convalida del fermo di Antonio Giannandrea accusato di omicidio volontario premeditato e difeso dagli avvocati Francesco Matarrese e Antonia Bello. [l.nat.]