Le Figurine Panini formano una costellazione di volti del calcio che riempiono l’immaginario sportivo di collezionisti seriali dal loro primo apparire nel 1961. Un’idea geniale dei fratelli modenesi Benito e Giuseppe Panini, che avevano comprato a Milano vecchie figurine invendute delle edizioni Nannina e le raggrupparono in bustine bianche con cornicette rosse, vendendole a 10 lire l’una. Ne vendettero tre milioni. L’anno successivo arrivarono a 15 milioni.
Molto prima del Fantacalcio e delle piattaforme dedicate, le raccolte Panini fanno da catalizzatrici del culto di campioni assurti ad equivalenti moderni degli eroi cavallereschi. E l’album stesso è il Graal, non introvabile, ma spesso mai completato. Per rimediarvi, nel campionato in corso, il sessantaduesimo delle rassegne Panini. il numero dei giocatori inclusi è stato ridotto a 667, con una riduzione del 10 per cento nel contenuto. L’ha spiegato Alex Bertani, direttore della divisione Mercato Italia della Panini. Si intende «recuperare un pubblico giovane diminuendo il numero delle figurine per aiutare a vivere l’emozione di completare la collezione.» Anche la grafica viene rinnovata. Per giunta, di ogni squadra viene selezionata una «figurina Elite». La prima dell’album, è quella di Bruno Bolchi, scomparso lo scorso settembre, che ebbe la sorte di inaugurare l’edizione d’esordio.
Nel 2022 la Zecca di Stato e l’Istituto Poligrafico hanno dedicato alle Figurine Panini una moneta dal valore nominale di 5 euro Fior di Conio, con una tiratura di diecimila esemplari. Settemila saranno quelli del set completo, in tre colori. È un’opera in argento di Annalisa Masini. Sul diritto della moneta appare un giocatore che esegue una rovesciata su un campo da calcio. Il nome dell’azienda si può leggere in basso a sinistra, in texture, sotto il lembo rialzato della figurina. Sul rovescio invece si vede il logo ufficiale della Panini.
Il gesto atletico dell’immagine è quello compiuto da Carlo Parola nel corso di una partita Fiorentina-Juventus, del 15 gennaio 1950. L’istantanea fu scattata dal fotografo Corrado Banchi. I colori della divisa del calciatore erano il rosso della maglia, il bianco dei calzoncini e il nero e il giallo dei calzettoni. Si trattava di abbinamenti del tutto inventati, perché non si trovavano in nessuna squadra italiana presente nel campionato. La versione successiva, impressa sulle figurine, sulle bustine e sull’album, venne realizzata nel 1970 da Wainer Vaccari, e pubblicata in oltre 200 milioni di copie con didascalie in greco e cirillico, arabo e giapponese. La si vide sulla copertina e sulle bustine nell’edizione 1965-66 e fu ripresa due anni dopo e nel 1985, per il 25esimo anniversario. A distanza di dieci anni tocco alla 35esima edizione, e da allora in poi la leggendaria rovesciata caratterizza tutte le copertine.
Malgrado i frenetici scambi di doppioni, il cumulo coattivo di bustine comprate dai rivenditori, restavano quasi sempre caselle bianche alla fine di ogni stagione agonistica. Per riprendere il ciclo a quella successiva. Ne derivava un’epopea maniacale da cercatori, che si sviluppava in figure e circostanze mitologiche. Per esempio l’introvabile Pizzaballa, soprannominato «Pizza». Fu un autentico mystery, che alimentò dicerie e quello che ora viene definito gossip. La figurina del portiere dell’Atalanta nella stagione 1963-64 divenne immediatamente la disperazione dei collezionisti, soprattutto al Nord. A quanto pare, in effetti non era stata inserita nella prima stampa della collezione. Si provvedette a farlo nella seconda. Allo stesso Pizzaballa fu attribuita questa spiegazione: «Hanno detto che sarei arrivato in ritardo ad un allenamento, quello in cui era presente il fotografo mandato dalla Panini. Ma non era vero».
Nell’edizione 1965-66 sarebbe dovuto essere incluso Egidio Salvi, ventunenne attaccante del Brescia, reduce da paio di stagioni con le «Rondinelle», la società in cui è cresciuto. Infatti la sua figurina viene regolarmente stampata. Ma dall’album manca la casella in cui attaccarla. Nel frattempo però Salvi finisce in diverse bustine, prima che il suo santino venga ritirato dalla circolazione. Così il calciatore senza casella entra nel novero delle rarità.
Sulla copertina del primo album, dell’annata 1961-62, appare Niels Liedholm. Da ricordare Brighenti con addosso la maglia del Padova, mentre giocava nella Sampdoria.
L’aneddotica delle Figurine Panini da sola richiederebbe un album di refusi, nuove impostazioni delle pose imposte ai protagonisti, radicali novità quali l’introduzione di quelle autoadesive nel 1972-73.
Provvidenziale fu l’idea di Walter Veltroni quando dirigeva L’Unità. Alla metà degli anni ‘90 del secolo scorso decise di far allegare al quotidiano alcune raccolte della Panini, regalando tardivamente il sogno del completamento a generazioni neanche troppo invecchiate. Ricorda Veltroni: «Raggiungemmo il record di 300 mila copie. Alle 8 del mattino eravamo già esauriti e Gramsci, attento alla cultura popolare, sarebbe stato felice».