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«Procedure disattese e veterinari non pagati: così muoiono i randagi a Foggia»

 
Redazione online

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«Procedura disattese e veterinari non pagati: così muoiono i randagi a Foggia»

L'intervento di due associazioni di volontariato: «Negato il diritto al soccorso dall’imbarbarimento istituzionale»

Mercoledì 27 Aprile 2022, 13:49

13:58

FOGGIA - Una brutta storia di «diritto al soccorso e l’imbarbarimento istituzionale». E' quanto viene denunciato dalle associazioni foggiane A Largo Raggio e Volontari Protezione Animali: «A Foggia gli animali, muoiono così, sull’asfalto, il ventiquattro di aprile, in preda a violentissime crisi epilettiche, sotto lo sguardo attonito degli abitanti del quartiere» scrivono Stefania Cassitti e Terry Marangelli, rispettivamente presidente di A Largo Raggio e Volontari Protezione Animali Foggia.

«Eppure - scrivono le associazioni - il veterinario Asl, intervenuto poche ore prima, aveva asserito che la cagna non fosse in pericolo di vita, malgrado quell’affanno strano che aveva allarmato un paio di solerti cittadini che, tramite la Polizia Municipale, avevano richiesto assistenza per questa randagia, apparsa da un paio di giorni in via Confalonieri. Certo, magari una visitina un attimino più accurata avrebbe fatto la differenza, ma, purtroppo, quella dirigente, che ha diritto di vita e di morte sui cani e i gatti randagi della nostra  città, da qualche mese ha reso ancora più farraginoso ed arduo, il diritto al soccorso, visto che i veterinari libero professionisti lamentano ritardi inauditi nel pagamento delle loro prestazioni sui randagi, cani e gatti, al punto che, se vedono il numero della Polizia Municipale, non rispondono». Le due associazioni - che nella loro denuncia allegano un video choc della povera randagia che evitiamo di pubblicare per il suo contenuto altamente impressionante - criticano la «procedura» di salvamento degli amici a quattro zampe, «a cui il solerte cittadino che vuole aiutare un randagio, deve ricorrere. La procedura - spiegano le scriventi associazioni - così come strutturata dalla dott.ssa Salvemini, dirigente dell’assessorato alle Politiche Sociali, è in voga dalla stipula della convenzione che il nostro Comune ha sottoscritto con Enpa di San Severo».

Le associazioni di volontariato spiegano ancora che «inizialmente Enpa San Severo avrebbe dovuto svuotare l’inidoneo canile cittadino, ma non avendo la possibilità di accogliere quel centinaio di cani, tuttora presenti nella fatiscente struttura foggiana, mette a disposizione cinque box in regime di canile sanitario, più un numero imprecisato di box da stabilirsi all’occorrenza. Diciamo pure che questa “occorrenza” non è meglio specificata nell’Atto, ma appare chiaro che, per come formalmente organizzata, questa convenzione, di cui nessuno, né Polizia Municipale, né Asl, né altri, sembrano possederne una copia firmata (così come non  è mai comparsa sull’Albo Pretorio del Comune di Foggia), è l’ovetto di colombo che salverà la nostra città e che sconfiggerà l’incancrenita emergenza del randagismo canino». La critica mossa al Comune di Foggia, da parte delle associazioni è dunque una procedura rigida che ignorerebbe il lavoro delle stesse associazioni sul territorio, bloccate da tale procedura di salvataggio. 

Cassitti e Marangelli, in rappresentanza di A Largo Raggio e Volontari Protezione Animali Foggia, chiudono così il loro intervento: «Al diavolo quelle sguattere delle associazioni foggiane che hanno retto fino ad oggi quella trave, sostenendo  oltre ogni irragionevole peso, accoglienza a cani e gatti di questa città, sterilizzando e colmando lacune istituzionali a vario titolo, perchè la dott.ssa Salvemini non le vuole neanche sentire nominare e ne farà a meno da qui all’eternità, perché è lei che dispone, è lei che capisce, è a lei che Polizia ed Asl devono chiedere il permesso, perché un cane si possa portare nella struttura sanseverese, anche se rintracciarla non è propriamente sicuro, soprattutto fuori orario lavorativo».

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