SANITA'
Bari, l'ospedale in Fiera resta: la Regione Puglia pagherà
Fino al 31 dicembre l'Ente provvederà alle spese, il Policlinico all'operatività. L'assessore Palese: «La Giunta segue la legge sulla continuità delle aree Covid»
BARI - La Protezione civile nazionale non si farà carico del mantenimento dell’ospedale covid in Fiera del Levante. Sarà la Regione a pagare, attraverso l’assessorato alla Salute, dopo che pure la Protezione civile regionale ha messo nero su bianco il suo disimpegno a partire dal 31 marzo, data di cessazione dell’emergenza. Lo prevede una delibera approvata ieri dalla giunta, a parziale rettifica del provvedimento discusso venerdì alle 22: è scomparso il riferimento all’«eventuale emanazione dell’Ordinanza» chiesta al governo dal presidente Michele Emiliano. Ordinanza che non arriverà.
Il lavoro di tessitura portato avanti dal segretario della presidenza, Roberto Venneri, porta a chiudere il braccio di ferro con la Fiera del Levante e il Comune di Bari. Emiliano dovrà firmare una scrittura privata con la Fiera, che riceverà la stessa somma determinata dal Prefetto di Bari a titolo di indennità di requisizione per il periodo dal 4 gennaio 2021 al 31 marzo scorso. Sono circa 111mila euro al mese, su cui la Fiera ha tentato di trattare al rialzo. La Regione - questo è il punto centrale - manterrà la struttura «sino alla cessazione delle esigenze sanitarie» e «comunque non oltre» il 31 dicembre, data ultima prevista dal comma del decreto per l’emergenza Ucraina che ha consentito - su insistenza di Emiliano - di prorogare fino a fine anno le autorizzazioni delle strutture sanitarie temporanee realizzate per il covid.
Non sono formule di stile, ma la valvola di sicurezza chiesta dai dirigenti a fronte di una spesa, quantificata fino a un massimo di 1,8 milioni di euro, di cui la Regione si fa carico a fronte - per ora - di una copertura imputata provvisoriamente sul capitolo di bilancio dell’emergenza covid. Questo perché, nonostante una relazione epidemiologica i cui dati «orientano per una previsione di ulteriore crescita dei ricoveri, che potrebbe verosimilmente interessare la regione per le prossime 4 settimane», è altrettanto probabile un’estate tranquilla: pagare un extra per un ospedale covid vuoto sarebbe difficilmente giustificabile, soprattutto sapendo che il 31 dicembre bisognerà in ogni caso smontare tutto e che non sarà possibile realizzare - almeno non lì in Fiera - la struttura «grandi emergenze» che Emiliano auspicava.
Questo è il motivo per cui la stessa Asl Bari, che in uno dei padiglioni gestisce l’hub vaccinale più grande della Puglia, è orientata ad andare via già adesso. Non tanto perché la struttura oggi si attesta sulle 100-120 vaccinazioni al giorno, quanto per questioni di prospettiva: se ci sarà da organizzare - come pare - una quarta dose, la nuova campagna scavallerà il 2022. Meglio dunque organizzare altrove, da subito, una struttura permanente, dimenticando che in quel padiglione era prevista la sede del dipartimento di Prevenzione, sfarzosamente allestito con uno dei tanti appalti dell’ex dirigente Mario Lerario finiti nel mirino della Procura di Bari.
La delibera di ieri chiude dunque giornate convulse, in cui la collaborazione istituzionale tra Regione e Comune di Bari è stata messa a dura prova. La prima ha puntato sui 50 ricoverati per covid che non si possono trasferire da nessun’altra parte, il secondo ha fatto pesare il dilemma della Fiera che rischia per il secondo anno consecutivo di non organizzare la campionaria di settembre (un simbolo della città).
Emiliano ha provato a scaricare il problema sulle spalle della Protezione civile nazionale, ma è stato costretto a mettere nero su bianco che la sua lettera a Draghi, Speranza e al nuovo commissario straordinario Tommaso Petroni è rimasta «ad oggi non riscontrata». Sabato fonti vicine al governatore davano per certa un’ordinanza della Protezione civile nazionale che avrebbe preso in carico l’ospedale con i relativi costi. Tre settimane fa lo stesso Emiliano si diceva certo che l’ospedale sarebbe stato utilizzato per l’emergenza Ucraina, sulla base di un’altra ordinanza rimasta nelle intenzioni. Impossibile anche una requisizione diretta da parte della Regione, che avrebbe richiesto la dichiarazione dello stato di emergenza. E dunque, in assenza di poteri straordinari, non resta che un contratto di affitto.