Il caso

Puglia, scontro in Consiglio su variazione addizionale Irpef: aumento dello 0,13% per 75.372 cittadini pugliesi

Redazione online

Anche all’interno dello stesso gruppo del Pd in Consiglio regionale, i pareri sono discordanti. Fratelli d’Italia critica l’operazione

BARI - Scontro tra maggioranza e opposizione sull'adeguamento dell’aliquota Irpef regionale approvata oggi in I commissione regionale. Anche all’interno dello stesso gruppo del Pd in Consiglio regionale, i pareri sono discordanti. Fratelli d’Italia critica l’operazione: «Non è un provvedimento solo tecnico - commenta il capogruppo Ignazio Zullo - necessario per adeguarsi alle modifiche che ha effettuato il governo nazionale, come vuole far credere la maggioranza di centrosinistra, ma poteva essere l’occasione per una scelta politica ed essere l’opportunità per mantenere solo l’aliquota fissa (1,23%) e abolire per tutti la maggiorazione dalla quale la Regione Puglia ricava 70 milioni di euro. Non è un’affermazione populistica o impossibile, perché prima di mettere le mani nelle tasche dei cittadini la giunta Emiliano avrebbe dovuto tagliare gli sprechi e le spese aggiuntive che si sono moltiplicate a dismisura dal 2016 al 2022». Secondo, invece, Paolo Campo (Pd), presidente della V Commissione Ambiente del Consiglio regionale, «la pressione fiscale generale della Regione Puglia non aumenta e, al contrario, si riduce per la fascia di reddito compresa tra 28 e 50.000 euro».

«La manovra - aggiunge - è, per così dire, rafforzata dalla scelta di non incrementare il gettito fiscale complessivo pur in presenza del consistente impegno finanziario assunto proprio per fronteggiare gli effetti sociali ed economici della crisi». Per Fabiano Amati (Pd) presidente della commissione Bilancio, «la riduzione delle tasse non si predica ma si pratica, per esempio quando si tratta di votare il contributo allo spreco dei Consorzi di bonifica». "Se infatti - evidenzia - si eliminasse il contributo annuale medio di 13 milioni ai Consorzi, ben si potrebbe abrogare l'addizionale Irpef a quasi tutti i contribuenti nello scaglione sotto i 15mila euro. E invece accade che s'invoca la riduzione delle tasse ma poi si vota allegramente per il mantenimento degli sprechi».

Aumenta l’Irpef dello 0,13% per 75.372 cittadini pugliesi - L’aliquota addizionale Irpef in Puglia per i redditi sopra i 50mila euro aumenterà dello 0,13%: il provvedimento è stato approvato ieri in commissione Bilancio con sei voti favorevoli, quattro contrari e un astenuto. Entro il 30 marzo verranno rideterminate le fasce e l’aumento influirà sul periodo di imposte residuo del 2022. Il disegno di legge segue la linea dell’adeguamento alla normativa statale degli scaglioni e delle aliquote dell'addizionale regionale Irpef, indicata dal governo nazionale.

Cosa prevede la nuova norma: la rideterminazione stabilisce quattro scaglioni di reddito, di cui il primo fino a 15 mila euro, il secondo fino a 28 mila euro, il terzo fino a 50 mila euro ed il quarto oltre i 50 mila euro. La tassazione resterà invariata per i redditi ricadenti nel primo e secondo scaglione, ci sarà una riduzione dello 0,08% sui redditi del terzo scaglione e un aumento dello 0,13% sui redditi d'importo superiore ai 50 mila euro. L’assessore al Bilancio, Raffaele Piemontese, ha spiegato l’impatto sulle tasche dei pugliesi: la riduzione di aliquota disposta per i redditi compresi tra 28 mila e 50 mila euro riguarda 326.441 contribuenti, pari al 19,5% del totale dei contribuenti pugliesi, mentre l’aumento della tassazione sui redditi di importo superiore a 50 mila euro colpirà 75.372 contribuenti, pari al 4,5% del totale. Che entità avrà l’aumento per i pugliesi con reddito nell’ultima fascia? Si tratta di un aggravio di 19 euro annui per un reddito pari a 75 mila euro, mentre sale a 47 euro per i redditi pari a 100 mila euro. Le entrate dai redditi oltre i 50 mila euro configureranno un gettito intorno a 3 milioni di euro (in più).

Nella commissione Bilancio, presieduta da Fabiano Amati, la discussione è stata a tratti incandescente, con una spaccatura anche nel Pd. Fratelli d’Italia, con il capogruppo Ignazio Zullo, che ha rimarcato come il centrosinistra di fatto approvi un provvedimento anche politico: «Non è una norma solo tecnica - spiega - necessaria per adeguarsi alle modifiche del governo nazionale, come vuole far credere la maggioranza progressista. Poteva essere l’occasione per una scelta politica ed essere l’opportunità per mantenere solo l’aliquota fissa (1,23%) e abolire per tutti la maggiorazione dalla quale la Regione Puglia ricava 70 milioni di euro». Da qui l’accusa: «Non è un'affermazione populistica, perché prima di mettere le mani nelle tasche dei cittadini la giunta Emiliano avrebbe dovuto tagliare gli sprechi e le spese aggiuntive che si sono moltiplicate a dismisura dal 2016 al 2022». E Zullo, con il collega Giannicola De Laeonardis ha fatto l’elenco delle “spese pazze” del centrosinistra: «Abbiamo assistito al moltiplicarsi di poltrone inventate di sana pianta: dal vicecapo di Gabinetto - mai esistito prima - ai dg di aziende ospedaliere che esistono solo sulla carta (il Fazzi di Lecce e il San Cataldo di Taranto), passando da svariati cda. Ma il paradosso è all’Aqp, dove le poltrone dell’ente non bastavano e allora si è inventata una Fondazione».
Di parere opposto Paolo Campo (Pd): «La pressione fiscale generale della Regione Puglia non aumenta e, al contrario, si riduce per la fascia di reddito compresa tra 28 e 50.000 euro». Sulla materia fiscale ha una posizione differente il dem Fabiano Amati (Pd): «La riduzione delle tasse non si predica ma si pratica, per esempio quando si tratta di votare il contributo allo spreco dei Consorzi di bonifica». Il politico di Fasano poi aggiunge una battuta polemica ed insieme pragmatica, a difesa dei meno abbienti: «Se si eliminasse il contributo annuale medio di 13 milioni ai Consorzi, ben si potrebbe abrogare l'addizionale Irpef a quasi tutti i contribuenti nello scaglione sotto i 15mila euro. E invece accade che s’invoca la riduzione delle tasse ma poi si vota allegramente per il mantenimento degli sprechi». [Michele De Feudis]

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