Il caso

Niente green pass ai volontari di Reithera. Carofiglio: «Vuol dire che farò il tampone»

Redazione Cronache Regionali

Lo scrittore barese aveva fatto sapere di avere un elevatissimo numero di anticorpi, così come evidenziato dal test sierologico

«Un fatto bizzarro». Così lo scrittore Gianrico Carofiglio etichetta la circostanza che a coloro che - come lui - si sono offerti volontari per testare il vaccino italiano Reithera non sarà concesso il Green pass.
«Vorrà dire che farò il tampone per andare all’estero, una piccola seccatura - commenta - ad ogni modo ritengo che sia corretto concedere il Green pass a coloro cui sono stati somministrati vaccini approvati dalle autorità sanitarie. Non appena sarà possibile, forse a novembre, mi vaccinerò con Johnson&Johnson».
Concluse le due somministrazioni, lo scrittore barese aveva fatto sapere di avere un elevatissimo numero di anticorpi, così come evidenziato dal test sierologico.

A suggerire a Carofiglio di offrirsi come volontario nella fase 2 della sperimentazione del zioni di carattere vaccino italiano è stato il professor Paolo Maggi, infettivologo, docente all’università della Campania dal 2018. I due, amici di vecchia data, stavano parlando di tutt’altro quando poi il medico ha prospettato a Carofiglio questa possibilità.
Sono in tutto 900 i volontari italiani che hanno ricevuto ReiThera. Ora, però, lo stop imposto dalla Corte dei Conti al finanziamento di 81 milioni di euro destinati alla biotech di Castel Romano rischia di far allungare per un tempo imprecisato i tempi per l’approvazione del siero.

La somma, che sarebbe dovuta arrivare da Invitalia, era necessaria per l’avvio della fase tre della sperimentazione. Ma l’azienda non intende fermarsi. In attesa di un intervento da parte del Governo, l’azienda ha fatto sapere che porterà a termine il programma cercando fonti di finanziamento alternative. Per quanto riguarda il pronunciamento della Corte, i magistrati contabili non adducono motivazioni di carattere scientifico ma contestano carenze burocratiche legate alla pratica del finanziamento. In particolare, viene eccepito che parte dei quei fondi sarebbero serviti per l’acquisto di una sede.
Alla luce della ultime vicende, la comunità scientifica si interroga sui tempi entro i quali il vaccino made in Italy potrà entrare finalmente in commercio. La situazione attuale non consente di fare previsioni ottimistiche per il prossimo autunno, come in un primo momento l’azienda aveva promesso.
Intanto nei giorni scorsi al Policlinico Riuniti di Foggia, presso l’unità complessa di Malattie Infettive, si sono conclusi i prelievi relativi alla ricerca degli anticorpi per i 71 volontari che hanno terminato tutti gli step della fase 2. In tutta la Puglia sono circa 200 le persone a cui è stato somministrato il vaccino.

(foto F. Carofiglio)

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