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Il caso
Massimiliano Scagliarini
23 Marzo 2021
La rinuncia a tutti crediti già maturati e ai ricorsi pendenti fa venire meno le esigenze di custodia cautelare. E così, con il parere positivo della Procura di Bari, il gip Anna Perrelli ha revocato gli arresti domiciliari a carico degli avvocati Michele Primavera e Oronzo Panebianco, al centro dell’inchiesta per la presunta truffa sull’indennità compensativa in agricoltura che avrebbe pesato per 28 milioni di euro sulle casse della Regione.
Primavera (con l’avvocato Francesco Ruggiero) e Panebianco (avvocato Nicola Quaranta), insieme ad altre 21 persone, rispondono a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità di associazione per delinquere, truffa aggravata, falsificazione di firme e di domicilio, riciclaggio e autoriciclaggio, oltre che di corruzione in atti giudiziari e interruzione di pubblico servizio. La scorsa settimana i due legali, ritenuti a capo del gruppo che avrebbe messo su il «giochino» per lucrare sulle spese legali, ha raggiunto con la Procura un «accordo» che ha permesso di interrompere il flusso di fondi pubblici: oltre ai 23 milioni di euro già pagati nel corso di 15 anni (e in parte recuperati con i sequestri, che hanno interessato prevalentemente immobili), c’erano infatti i pignoramenti già effettuati sui conti della banca tesoriera della Regione (valgono circa 1,5 milioni) ma anche centinaia e centinaia di ingiunzioni presentate e non ancora decise. Secondo i conteggi più recenti, dal 1996 al 31 dicembre scorso le indennità agricole sono costate alla Regione in tutto 28,2 milioni, di cui però solo 3,7 costituirebbero la sorte capitale: il resto sono spese e interessi. Ma la rinuncia alle liti pendenti ha probabilmente chiuso la partita per sempre
Il meccanismo si basa sulle indennità dovute agli agricoltori in base a una legge del 1982, somme che la Regione non ha pagato per quattro anni generando un enorme contenzioso: partendo dalle sentenze di condanna, gli avvocati hanno eseguito nei confronti della Regione migliaia di pignoramenti da poche centinaia di euro, intervenendo poi in proprio in sede di assegnazione per ottenere le proprie competenze (che godono di prelazione). Siccome il pignoramento originario risultava quasi sempre incapiente, cominciava una nuova procedura per ottenere la somma residua e le nuove spese legali. Un meccanismo che è andato avanti, indisturbato, per anni, è che è emerso solo nel 2018 a fronte degli accertamenti effettuati dagli uffici regionali su un debito fuori bilancio particolarmente consistente.
L’inchiesta condotta dalla Finanza e coordinata dal procuratore reggente Roberto Rossi e dal pm Desirèe Digeronimo (subentrata a Francesco Bretone) non è conclusa: sono in corso accertamenti su altri episodi denunciati dalla stessa Regione. Ieri sono stati revocati i domiciliari anche a Renzo Pedico, ritenuto il tramite tra gli avvocati e le associazioni degli agricoltori, a fronte dell’impegno della difesa (avvocato Carmine di Paola) a chiedere il rito abbreviato. Resta invece ai domiciliari Giuliana Tarantini, 64 anni, dipendente del Tribunale di Bari che risponde corruzione in atti giudiziari: dopo il «no» del Riesame l’avvocato Massimiliano Carbonara ha presentato ricorso per Cassazione.
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