La lettera
Taranto, ex procuratore: «Ambiente svenduto» alla fase cruciale
L'intervento di Franco Sebastio che è stato a capo dell'ufficio inquirente fino al 31 dicembre 2015
Caro Direttore, come è noto, domani inizia la fase della discussione finale nel procedimento penale a suo tempo avviato per il grave caso dell’inquinamento ambientale di Taranto avente origine industriale (procedimento meglio noto come “Ambiente svenduto”).
Si tratta del procedimento divenuto di pubblico dominio nel luglio 2012 con i provvedimenti di sequestro dell’impianto siderurgico e che è entrato nella fase dibattimentale ben cinque anni fa: dal che si desume in maniera evidente da una parte la lentezza, e quindi la inadeguatezza, degli attuali riti processuali e, dall’altra, la necessità di una loro ristrutturazione, tutelando l’esigenza sociale di una rapida decisione di giustizia e il rispetto degli insopprimibili diritti di difesa.
Questo procedimento (uno dei tanti per reati simili portato avanti da quello che era allora il mio Ufficio) rimarrà impresso nella mia memoria per la sua complessità e per l’enormità delle problematiche connesse e delle responsabilità correlate ma anche, e soprattutto, per l’impegno, il coraggio e la passione dei miei Colleghi, senza dei quali nessun risultato concreto sarebbe stato raggiunto.
Non so ancora se le limitazioni sanitarie collegate all’attuale emergenza Covid mi consentiranno di essere fisicamente nell’aula dibattimentale per ascoltare le requisitorie dei Pubblici Ministeri ed allora voglio testimoniare loro, con queste poche parole, la mia vicinanza e ribadire la stima e l’affetto che nutro nei loro confronti.
Al tempo stesso ringrazio Lei, caro Direttore e il Suo e nostro Giornale (al quale auguro le migliori fortune per quel futuro alla cui concretizzazione sto dando anche io un benchè minimo contributo) per l’ospitalità che vorrà dare a questo mio breve scritto.
Francesco Sebastio
*(Già Procuratore della Repubblica di Taranto fino al 31.12.15)