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L'inchiesta
Massimiliano Scagliarini
18 Dicembre 2020
BARI - Dopo gli avvocati del libero foro accusati di aver truffato la Regione per 23 milioni di euro, adesso potrebbe toccare ai giudici di pace. E a chiunque altro abbia agevolato il gruppo che, per dieci anni, avrebbe drenato denaro dalle casse pubbliche attraverso migliaia di procedimenti-fotocopia passati sempre indisturbati.
L’inchiesta della Procura di Bari che mercoledì ha portato ai domiciliari sei persone (tra cui gli avvocati Michele Primavera, Oronzo Panebianco e Assunta Iorio, la cancelliera Giuliana Tarantini ed Enrico Primavera, figlio di Michele) sta infatti andando avanti: la Regione, che ha fatto aprire l’inchiesta a maggio 2018, ha presentato numerose altre denunce.
La Finanza, su ordine del pm Francesco Bretone e del procuratore facente funzioni Roberto Rossi, sta infatti esaminando un’altra serie di «coincidenze». Tra cui ci sarebbero i provvedimenti emessi da alcuni giudici di pace di circoscrizioni giudiziarie diverse da quella di Bari: decreti ingiuntivi concessi senza indicazione del titolo cui si riferiscono, oppure senza i dati anagrafici del debitore. Ingiunzioni che, in alcuni casi, gli stessi giudici di pace hanno revocato a molti mesi di distanza senza che nessuno lo chiedesse.
Dei sospetti della Procura di Bari si trova traccia nell’ordinanza firmata mercoledì dal gip Giovanni Abbattista, che ha rigettato la richiesta di sequestro preventivo – definito «impeditivo» - «di tutti i fascicoli relativi alle cause pendenti, presso tutti i Tribunali d’Italia, tra gli indagati e la Regione Puglia». È una mossa che la Procura ha fatto per provare a bloccare il «giochino» (definito così dal gip Abbattista) con cui gli avvocati, partendo dalle indennità agricole mai corrisposte negli anni ’90, riuscivano a ottenere piccole somme (2-300 euro alla volta, migliaia di volte) a titolo di mora e spese legali. Un «giochino» andato avanti anche dopo le perquisizioni ordinate nel 2018. Il gip ha detto no al sequestro dei fascicoli perché «avallerebbe una sorta di delega in bianco al sequestro di qualunque fascicolo esistente sul territorio nazionale», ma ha dato atto che la Procura può, in ogni momento, eseguire un sequestro probatorio.
Per i 23 milioni ottenuti nel corso degli anni dalla Regione, a carico di Primavera, Panebianco, Iorio, dell’avvocato Francesca Fiore (interdetta per sei mesi), di Renzo Pedico (pure lui ai domiciliari), della Tarantini, di altre due cancelliere del Tribunale di Bari e altre nove persone il gip ha riconosciuto l’esistenza dei gravi indizi del reato di truffa aggravata
Ieri intanto Michele e Enrico Primavera e Oronzo Panebianco (i primi due difesi dagli avvocati Nicola Quaranta e Francesco Ruggero, il terzo dal solo Quaranta) sono comparsi davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia: hanno tutti scelto di non rispondere in considerazione del poco tempo a disposizione per esaminare le accuse. Oggi saranno sentiti gli altri tre arrestati.
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