Politica
Puglia, faida interna ai grillini. Laricchia su Crimi: «Mente, M5S già in maggioranza»
La consigliera: «Traditi gli elettori, non possiamo stare in giunta con gli imputati»
Antonella Laricchia, lei si è schierata contro l’intesa dei 5S con Emiliano. Che succede nel Movimento in Puglia?
«La scelta di entrare in maggioranza - possiamo raccontare quello che vogliamo, ma Casili è già in quota Emiliano - ha spaccato il fronte degli attivisti che si stanno confrontando in maniera dura nelle chat e sui social: sono straziati da una scelta che non possono accettare, avendo garantito per noi e fatto propaganda su una proposta netta di opposizione a Emiliano e Fitto. E in tutto questo conservano affetto per noi cinque consiglieri 5S».
Rosa Barone, assessore in pectore, sostiene che lei si è autoesclusa dalle trattative.
«Il gruppo dei consiglieri uscenti non ha mai avuto dubbi nel respingere le avance di Emiliano. Anzi...».
A che si riferisce?
«C’è una lettera firmata da noi sette a Di Maio per chiudere a ogni intesa con il Pd alle regionali. Poi si pose, alcuni mesi dopo le primarie del centrosinistra, il tema di andare a svelare il bluff dei progressisti, andando a vedere le carte di Emiliano».
Con chi vi siete confrontati?
«Con tanti soggetti, tra cui il facilitatore delle campagne elettorali, Danilo Toninelli: mi disse che una trattativa si apre quando la vuoi portare a termine, non con l’intenzione di farla fallire. Tra i vari suggerimenti ricevuti, trovai convincente quello dell’ex ministro. Altri avevano ipotesi diverse. Tutti i colleghi mi hanno incoraggiato ad andare avanti in autonomia, e sui palchi ripetevano la nostra linea e elogiavano la mia capacità di resistere. Una parte di loro sapeva che se avessimo fatto una scelta diversa non avremmo preso abbastanza voti per tornare in Consiglio regionale. È un dato di cui prendere atto in assoluta buona fede».
Quando c’è stato quello che in Consiglio ha definito «tradimento»?
«Subito dopo le elezioni. La stampa continuava a parlare di un accordo post elettorale. Sul blog avevo preso una posizione contro ogni alleanza: discutemmo di incontrare Emiliano su specifici temi. Volevo la garanzia che se il dialogo fosse stato positivo saremmo rimasti all’opposizione, liberi di votare provvedimento per provvedimento, senza accettare posti».
Come andò a finire?
«Questa garanzia non mi è stata data da tre dei cinque del nostro gruppo».
Lì si è rotto il patto fiduciario?
«Senza questo passaggio non ho voluto partecipare alla trattativa. Marco Galante, che la pensava come me, ci è andato e poi si è allineato, accettando l’accordo sulle poltrone».
La posizione di Crimi?
«Non mi ha sorpreso. È intervenuto per calmare gli animi, troppo accesi nei confronti dei quattro pro Pd: la questione non va personalizzata. Vuole tutelare l’immagine dei quattro che è risultata compromessa».
Cosa non l’ha convinta?
«Ha mentito sui ruoli di maggioranza e opposizione o non li ha capiti. Ha fatto un giro di parole tortuoso, dicendo che il 5S non è in maggioranza, mentre Casili lo è già. Da qui la battuta di Di Battista che lo ha paragonato a Forlani. Ma già nelle nostre chat quel post di Crimi ci era sembrato scritto con un lessico da Prima repubblica».
La Lezzi e Di Battista che fanno?
«Condividono la mia scelta. Non ci sono però solo loro».
Il capogruppo Di Bari dice: voteremo sulla piattaforma e vinceremo noi.
«Lo statuto non norma questa cosa. Rousseau non può sovvertire l’esito di una elezione. Va utilizzato per scelte non definite in campagna elettorale. In caso contrario il Movimento diventa strumento di una oligarchia che usa i voti dei cittadini per altri fini».
Alla fine ci sarà il voto-web?
«Non lo so. Sono abituata a non gestire cose in cui non credo. Rousseau non può intervenire in questo caso: ho al mio fianco su questa tesi autorevoli esponenti del M5S e di Rousseau stesso. Poi non tutti la pensiamo così. Anche chi ha le mie posizioni vorrebbe votare per fermarli».
Il ruolo di Di Maio?
«I miei colleghi dicono che li ha guidati: Sono in ballo due visioni nazionali, e la linea governista vuole segnare un punto in Puglia: loro a parole dichiarano che il M5S non deve fare alleanze strutturali, ma di fatto, ogni volta che c’è l’occasione, le stringono. E in Puglia Emiliano ha già la maggioranza...».
In cosa il M5S è distante dal centrosinistra?
«Non possiamo stare in giunta con gli imputati Pentassuglia e Maurodinoia. Noi vogliamo trasformare Aqp in un pubblico, mentre Emiliano vuole una spa con le azioni ai Comuni. La Capone vuole il Mes, noi no. Bisogna rispettare l’esito delle elezioni. Altrimenti diventa un ricatto. Ci vogliono silenziare. I miei colleghi 5S ormai non parlano dello scandalo scuole, degli assessori imputati…».
Il suo futuro?
«Starò nel Movimento, all’opposizione, senza tradire il voto dei pugliesi. Già dalla prossima settimana sarò in giro nei distretti sanitari baresi: la debolezza della sanità territoriale è stata tra le cause dell’alto numero di decessi in Puglia».