Il dibattito

Bari, taglio dei parlamentari: chi perde, chi guadagna

Redazione

Questo è quanto emerso dal confronto tra De Tomaso e Pisicchio su iniziativa dell’Ande

BARI - Il taglio dei parlamentari, oggetto del referendum del 20-21 settembre, è stato al centro del dibattito organizzato a Bari dall’Ande (Associazione nazionale donne elettrici) tra il professor Pino Pisicchio, costituzionalista e più volte parlamentare e sottosegretario, e il direttore della Gazzetta, Giuseppe De Tomaso. Introdotto dalla presidente dell’Ande, Donatella Campagna, il dibattito ha affrontato molti tra i punti che bloccano il funzionamento del sistema.

Per Pisicchio, che voterà no al referendum, l’argomento centrale dei fautori del sì al taglio di deputati e senatori, ossia la pletoricità degli eletti, non è assolutamente fondato, basti confrontare il numero dei parlamentari italiani con quello di altre nazioni. Né regge, a parere di Pisicchio, l’argomentazione del risparmio di risorse. Se così fosse, sarebbe sufficiente una delibera dell’ufficio di presidenza delle due Camere per tagliare le indennità, così come è stato fatto per i vitalizi. Non si può sfregiare la Costituzione, ha concluso Pisicchio, con modifiche assai pericolose.

Per De Tomaso il sì al referendum non è certo la risoluzione di tutti i problemi, ma contribuisce, in parte, a ridurre il raggio d’azione dell’intermediazione politica, dove si annidano i veri costi (e sprechi) del Sistema (in Italia 500mila persone sono mantenute dagli apparati controllati dalla politica). Del resto, già nell’assemblea costituente, personalità del calibro di Einaudi e Nitti, sollevarono dubbi sulla funzionalità di un Parlamento super-affollato. Nitti disse che ai legislatori sarebbe accaduta la sorte della moneta: più se ne emette, più se ne diminuisce il valore, più aumenta il numero dei rappresentanti e più loro perderanno prestigio e serietà.

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