L’intervista

Flavia Pennetta tra famiglia e passioni: «Amo il tennis, ma non torno»

Patrizia Nettis

«La Puglia è il mio cuore, tra poco torno a casa. A livello femminile dopo la Williams manca la campionessa che traina»

Flavia Pennetta a tutto campo per «La Gazzetta del Mezzogiorno». La (ex) tennista brindisina, vincitrice degli Us Open del 2015 (nella mitica finale contro l’amica tarantina Roberta Vinci) è la regina della Puglia nello sport al femminile. Mai nessuno come lei. Che possa tornare a giocare fra qualche mese? La pallina l’ha lanciata il suo Fabio Fognini. Ma lei, Flavia, non ci pensa nemmeno.

Pennetta, lei si è affrettata a smentire, ma ormai Fabio ha messo la pulce nell’orecchio a tutti e un po’ anche a lei. Sia sincera: non pensa proprio a un ritorno in campo?
«Non ho nessuna intenzione di tornare a giocare. Assolutamente, no. Mio marito scherzava, la cosa è stata presa un po’ sul serio e forse non ho capito nemmeno io che non scherzava, ma diceva sul serio».

Eppure Serena Williams e Kim Klijsters…
«Le rispetto, anzi sono secondo me fenomeni, perché ritornare dopo aver avuto dei figli e dopo che il corpo è stato fermo per tanto tempo, non è facile. Soprattutto per Kim che non giocava un torneo da 7 anni e mezzo. Ma l’ho vista in campo nei pochi tornei che ha giocato prima dell’arrivo del virus e l’ho trovata molto bene. Chapeau a loro, quindi».

Quanto tennis c’è ancora nella sua vita, nella pratica e nella teoria?
«C’è ancora del tennis nella mia vita. Mi piace giocare, mi piace seguirlo . È un qualcosa a cui oggi non sono molto vicina perché ho dei bambini piccoli (Federico di 3 anni e Farah di pochi mesi, ndr) e mi concentro su di loro, ma penso che rimarrò sempre legata al tennis in qualche modo. Anche se non so ancora quale».

Da quanto tempo non torna in Puglia? Cosa le manca di più?
«Dal 13 novembre e non vedo l’ora di tornare. Mi manca terribilmente, mi mancano i miei affetti, la mia famiglia, mi manca la mia terra (dovrebbe “scendere” a luglio, con marito e figli al seguito, ndc). Sono abituata a stare lontano, ma non sono mai mancata tanto tempo da casa».

Dica la verità: è stato più difficile gestire la finale di Montecarlo dall’angolo di Fognini o la finale degli Us Open in campo contro una delle sue più care amiche?
«La mia, senz’altro. Per quella di Fabio ero tesa, ma giocava lui, quindi...».

I figli di due tennisti giocano già a tennis?
«I miei bimbi faranno ciò che desiderano, ma dovranno fare tanto sport, qualsiasi tipo. Dovranno essere sportivi, nel senso di atletici».

Anche se non nel tennis le piacerebbe che i suoi figli percorressero la carriera sportiva?
«Mi piacerebbe, ma deve essere una loro scelta e passione. L’importante che lo facciano con impegno e sacrificio».

Questa quarantena ha regalato, nello spazio di pochi giorni, i 50 anni di Andrè Agassi e di Gabriela Sabatini. Un tennis che non tornerà più?
«È un tennis stupendo quello dell’epoca di Sabatini, Agassi, Graf, Seles, Capriati. Io sono cresciuta con loro, avevo il poster di Monica (Seles, ndr) dietro la porta. È un tennis che, a me personalmente, manca, perché è quello con cui sono cresciuta. Probabilmente i giovani di oggi non sanno nemmeno chi siano (e si intuisce un velo di amarezza nella risposta, ndr)».
A differenza di quanto avviene in campo maschile, nel tennis femminile sembra esserci difficoltà nella costanza di rendimento.

Negli ultimi dieci anni, esclusa Serena Williams, pare ci sia stata una penuria di talenti di lunga durata. Più meteore che campionesse, insomma.
«Nei maschi ci sono Federer, Nadal e Djokovic che hanno creato una storia incredibile del tennis negli ultimi 15 anni, ma alle loro spalle ci sono già giovani solidi e consistenti. Nel femminile non c’è più l’icona, quella che traina, quella che “vende” biglietti. C’è ancora Serena, ma anche lei comincia a fare un po’ di fatica. Sharapova si è ritirata ed era un simbolo, anche fuori dal campo. Da una parte, ogni torneo è divertente perché possono vincere quasi tutte, ma questo fa riflettere perché prima le top ten erano un gradino, anzi due, sopra le altre»

Lei è l’ambasciatrice rosa della Puglia nello sport. Ma a pochi chilometri dalla sua Brindisi c’è una baby prodigio del nuoto che scalpita e potrebbe toglierle lo scettro. Che ne pensa del fenomeno Pilato?
«Sarei molto felice se mai dovesse togliermi questo primato. Penso che sia una ragazzina, passatemi questo termine affettuoso, che ha un potenziale incredibile, una voglia, una passione, una forza strepitose. Le auguro il meglio e di esaudire tutti i suoi sogni, anche se in realtà già ha cominciato a farlo».

l caIlcio prova a ripartire tra qualche settimana. Lei immagina nel tennis una finale di uno slam senza pubblico?

«Spero per loro che abbiano fatto scelta giusta e che garantiscano massima sicurezza a tutti i lavoratori. Nel tennis siamo ancora un po’ distanti. Il paradosso è che è forse lo sport più sicuro, ma il problema è che un tennista deve viaggiare molto, prendere aerei, andare nei ristoranti. È un po’ complicato. Non mi immagino comunque una finale di uno slam senza pubblico».

Nel tennis le donne hanno lottato tanto perché i compensi fossero equiparati a quelli degli uomini. Ora nel calcio si parla tanto di una apertura alle donne al professionismo. Cosa ne pensa?
«Nel tennis le donne hanno conquistato tanto in questi anni. Ad esempio l’”equal prize money” e almeno nei grandi slam siamo uguali ai maschietti. Ritengo difficile che nel calcio una donna possa prendere gli stessi soldi di un Ronaldo, ma bisogna iniziare. Magari le atlete non avranno gli stessi cachet, ma bisogna lottare, perché anche noi donne lavoriamo tanto e facciamo sacrifici ed è giusto essere ricompensate nella stessa maniera degli uomini».

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