L'intervista
Elezioni, Vendola sulle primarie: «Ormai sono solo una fiction, non andrò a votare»
L'ex Governatore spiega il perchè della sua scelta in vista della data del prossimo 12 gennaio dei gazebo del centrosinistra
Nichi Vendola, le primarie del centrosinistra pugliese si celebreranno il 12 gennaio. La corsa è entrata nel vivo. In campo Emiliano, Amati, Gentile e Palmisano. Cosa serve oggi ai progressisti per conservare il governo della Regione?
«Penso che c’è una questione che va molto oltre i fuochi d’artificio delle primarie, riguarda il bilancio politico di una stagione di governo ormai lunga tre lustri e riguarda soprattutto il progetto di Puglia per i prossimi decenni. Mi pare che le primarie rischino di non essere più lo strumento per sparigliare i giochi della politica, temo che siano diventate solo fiction e marketing. Spero di sbagliarmi, ma non ho colto un interesse reale della società pugliese per questa competizione».
Elena Gentile, suo ex assessore, ha invocato un «segnale» da parte sua. Prenderà posizione?
«Non voterò anche perché non sarò in Italia. Penso che avrei avuto comunque molta difficoltà a votare, avrei di gran lunga preferito convocare gli “Stati generali della Puglia che verrà”, un confronto vero con quei mondi vitali che chiedono ai progressisti una più radicale agenda del cambiamento».
E la Gentile?
«Tutti sanno quale sia il mio affetto e la mia stima per lei: ha saputo esercitare funzioni di governo con saggezza e umanità, è una donna forte e passionale. Detto tutto questo, ho come l’impressione che la partita della coalizione di centro-sinistra non finisca il giorno delle primarie, ma che da lì poi debba ricominciare la tessitura delle alleanze e del programma: voglio dire, per esempio, che forse occorrerebbe un dialogo serio con i grillini».
A Roma l’alleanza giallorossa zoppica parecchio....
«Eppure sarebbe utile provarci. Prendere atto della mutata geografia politica, cercare con saggezza le ragioni possibili del dialogo e dell’intesa: i 5Stelle rappresentano quasi un terzo dell’elettorato pugliese, sono una Puglia che chiede più giustizia sociale. Sfidarli sul terreno del cambiamento può aiutare il Pd ad essere più autenticamente sinistra e può aiutare i Grillini ad essere meno demagogici e più responsabili».
Il mondo della Primavera pugliese – di cui lei è stato il maggior protagonista – appare oggi frammentato. Sinistra italiana non si è schierata ufficialmente, i due suoi ex assessori, Amati e appunto la Gentile, sono in campo separatamente. Un terzo, Dario Stefàno, attacca violentemente dall’esterno parlando di primarie utili solo a legittimare il governatore uscente. È la fine di un mondo?
«Le cose cambiano, i partiti si ingessano nella gestione del potere, anche le persone cambiano e spesso in peggio quando entrano in quello che Pasolini chiamava il Palazzo. La Primavera pugliese certo sembra la stagione di un evo remoto, tuttavia mi auguro che non sia una nostalgia del passato, bensì una promessa di futuro. C’è un pezzo di politica pugliese in forte dialogo con i movimenti, che rivendica l’attualità della primavera: questo pezzo può aiutare il centrosinistra a ritrovarsi con il popolo dei delusi».
Quali sono, se ci sono, le responsabilità di Emiliano in questo «sfiorire» di una stagione politica così rilevante?
«Se ci sono responsabilità esse appartengono ai partiti, innanzitutto al Pd e alla vaghezza e disinvoltura del suo gruppo dirigente».
Ma ha qualche consiglio da dare al governatore uscente qualora fosse riconfermato?
«Nella mia bisaccia ho tante cose: per esempio ho dolori e gioie, ho amarezze e speranze. Ma non ho consigli, quelli li ho esauriti tutti».
La destra pugliese riparte dal sovranismo. Il candidato potrebbe essere Fitto, oggi schierato con FdI, o un leghista. Comunque vada, la cifra non è più quella del moderatismo liberale. Sta tornando la Puglia «Emilia nera»?
«La Puglia nera di Pinuccio Tatarella era un impasto di retorica e clientele, era un post-fascismo perbenista che cercava di rigenerarsi come destra liberale. Non a caso Tatarella si propose come “Ministro dell’Armonia”. Quella di Fitto è invece la destra di Dracula, la destra del conflitto e dell’odio: per la Puglia un incubo. Fitto ha mal governato quando era democristiano, ora si traveste da sovranista per riprendersi il giocattolo perduto 15 anni fa. È proprio vero: a volte ritornano (ed era il titolo di un film dell’orrore)».
Infine, abbiamo riso per il suo cameo nell’ultima pellicola di Checco Zalone, Tolo tolo. Un film che è valso al comico barese anche il plauso del mondo progressista. Si è divertito?
«Mi sono divertito a fare l’attore per un giorno, mi sono divertito e anche un po’ commosso a vedere il film. Checco Zalone ha raccontato la tragedia delle moderne migrazioni nel Mediterraneo con il suo sguardo monello, comico, tenero, fiabesco. Una lezione ai tanti spacciatori di intolleranza».