Natura & decibell

Barletta, così dopo il Jova beach «benedetto» dal Wwf è sparito l'uccello fratino

Marcello Introna

«Siamo così deficienti da avvalerci del materiale più longevo esistente, la plastica, per fare l'usa e getta

Come medico veterinario e amante della natura, nel sentire il WWF arrancare giustificando il suo coinvolgimento nel tour di Jovanotti, il Jova Beach party, ho provato dispiacere. Quasi dolore. Era il sogno di Lorenzo Cherubini quello di fare concerti sulla spiaggia e per quanto l’artista si sia contraddistinto in passato per lodevoli iniziative e ombelichi del mondo vari, pare che abbia cambiato idea e sia passato senza soluzione di continuità da cancella il debito a cancella l’ecosistema. Questo con un incomprensibile patrocinio del WWF italiano che, durante le esibizioni musicali, vorrebbe sensibilizzare le persone sull’uso della plastica, avallando la vendita di migliaia di bottiglie d’acqua e bicchieri di birra,… di plastica.

Così funzionano i vaccini per le allergie: somministro all’allergico una piccola dose di ciò che gli scatena la reazione, e piano piano, dopo mesi, a volte anni, gli dovrebbe passare. Ma con la plastica non è la stessa cosa, né dal punto di vista teorico né, tantomeno, da quello pratico. La gente non deve più utilizzarla e per questo, oltre ai contenitori monouso per le bevande, alla fine dei concerti i fan possono “divertirsi” a ripulire gratis la spiaggia, o acquistare vinili, manco a dirlo, di plastica. Con tutti i rifiuti accumulati dopo le date del tour verrà anche realizzato un filamento, ovviamente di plastica, da cui verranno ricavati 1.000 dischi da collezione sui quali verrà poi incisa una canzone eseguita da Jovanotti durante il tour. Un’edizione limitata di 1.000 copie, di plastica, il cui ricavato sarà interamente devoluto al WWF.

Interrogati in merito, i responsabili dell’associazione hanno offerto, a mio avviso, repliche deboli, “circonvallazioni” di parole in risposta a domande specifiche.

Ma se le risposte sono state vaghe, proviamo allora a fare degli esempi: se spiani le dune di una spiaggia per rendere omogeneo il suolo su cui montare il palco, distruggi irrimediabilmente un ecosistema. Non basta riportare la sabbia dov’era, non è la stessa cosa, non c’è reversibilità. Mi spiego meglio. Se vi demoliscono la casa in cui abitate e poi accumulano tutte le macerie esattamente dove si trovava l’alcova, sarebbe poi la stessa cosa? La stessa casa?

Prendiamo il fratino, uccello oramai molto raro sul territorio nazionale e di cui sono censite poche decine di coppie. Bene, uno dei suoi preziosissimi pulcini è sparito nel nulla dopo il concerto di Jovanotti. Dimostrare inequivocabilmente il nesso di causa-effetto tra eventi in spiaggia e sparizione del pulcino è impossibile, e anche se parrebbe che da “ragazzo fortunato” si sia passati a “pulcino sfortunato”, è inutile insistere. C’è il WWF a vigilare, quello che mette il suo panda accanto al logo del tonno, con sotto scritto: insieme per una pesca sostenibile. L’unica maniera per tutelare un animale a rischio di estinzione è lasciarlo in pace. Ma tanto... non lo faranno mai. Fino all’estinzione. Altro che pesca sostenibile. Sostenete il tonno, piuttosto.

Non voglio dare l’impressione di disprezzare Jovanotti, perché mi piacciono le sue canzoni e di lui pensavo così positivo che adesso il mio sconforto è maggiore. Perché sulla sua pagina social ho letto commenti di gente che conosco personalmente, intelligente e ambientalmente consapevole che aveva il biglietto del Jova Beach party a Barletta e s’è messa i paraocchi, si è trincerata dietro il patrocinio del WWF, ed è andata a divertirsi in spiaggia. Il mio professore di Patologia Aviare all’Università di Bari, Antonio Camarda, responsabile sanitario dell’Osservatorio Faunistico della Regione Puglia, interpellato sull’argomento mi ha confermato il suo giudizio negativo sull’idoneità del sito barlettano. Chiaramente il concerto è stato fatto comunque, esattamente lì; in barba al parere suo e di tanti esperti naturalisti che, a gran voce, hanno argomentato sul fatto che lì, quell’evento sarebbe stato meglio non farlo.

Ma le coste, pur quelle antropizzate, non sono abituate a masse di decine di migliaia di persone, né a sostenere palchi di chissà quante tonnellate, men che meno sono avvezze alle ruspe che, stavolta, non hanno spianato la catapecchia di un disperato, ma il mondo “sommerso” di creature egualmente senza diritti.

Se poi i fenicotteri rosa vagano spaesati e soli, loro che vivono in comunità, non è mica colpa dei decibel di Jovanotti, come sostengono quei pallosi ornitologi, è che avranno litigato tra loro, forse perché ognuno si sentiva più rosa degli altri.
C’è da fare un’ultima considerazione, però. I concerti di Jovanotti sono nulla rispetto alla Siberia in fiamme, al disboscamento dell’Amazzonia, ai danni dell’allevamento intensivo, e non è colpa sua se siamo così deficienti da avvalerci del materiale più longevo esistente, la plastica, per fare l’usa e getta.

Lui, forse, ci conferma che al mondo basta avere successo e ricchezza perché tutto sia possibile. Capricci inclusi. E questo dei concerti sulla spiaggia, per me, è un capriccio. Perché i fratini non possono nidificare negli stadi, le tartarughe Caretta caretta non possono deporre le uova nei palazzetti dello sport e le specie vegetali della costa non possono fiorire nei teatri. Loro non potevano scegliere. Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, sì.

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