Verso il 2020
Il «matrimonio» tra FI e Lega non piace ai dirigenti pugliesi
Sasso e Caroppo: «L’ipotesi non è nell’agenda del Carroccio» L’azzurro Damiani: «L’unità della coalizione prima di tutto»
BARI - Una ipotesi di fusione - modello «Popolo della libertà» - con la Lega o una federazione con il nome Centrodestra unito. Queste sono le tracce lanciate da Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, nell’ultima riunione con i parlamentari azzurri. Il capo del Carroccio, Matteo Salvini, ha bocciato queste ipotesi come “parte del passato”, ma il tema non scalda i cuori dei conservatori pugliesi.
«Non esiste in agenda una opzione che porta al partito unico con i berlusconiani. Non è all’ordine del giorno. Non è una prospettiva del 2019»: chiude ogni spazio di elaborazione Rossano Sasso, deputato barese salviniano. «La Lega ha una identità forte. Non è possibile pensare di fare una fusione a freddo - argomenta ancora - con soggetti politici con identità e tradizioni differenti. La federazione è un pensiero di Berlusconi. Abbiamo altre priorità». Quali? «La mobilitazione per rimanere tra la gente come in questo fine settimana, il tesseramento, l’accademia federale per formare la classe dirigente, il movimento giovanile e il radicamento nei territori. Tra i punti fermi ci sono senza dubbio le regionali 2020. Sul candidato governatore? Noi rifletteremo prima al nostro interno», conclude Sasso.
Dario Damiani, coordinatore vicario di Forza Italia, ci tiene invece a sottolineare che, più delle formule aggregative, è il valore dell’unità a dover prevalere: «Il partito unico del centrodestra o la federazione di partiti? Sono delle ipotesi delineate da Silvio Berlusconi tra gli scenari in divenire. Di sicuro la gente si identifica nella proposta politica del centrodestra unito, nella coalizione che da un anno vince tutte le competizioni regionali», puntualizza il senatore. «Ora la coalizione è a trazione Lega. Ma tutti i componenti sono importanti. Anche l’Udc, che fa sintesi con Forza Italia, è essenziale, come ha dimostrato a Foggia contribuendo al successo di Franco Landella sindaco. Il modello è il Pdl? È stato una grande intuizione del presidente Berlusconi - sintetizza Damiani - ma dobbiamo guardare avanti. Il fattore essenziale è l’unità dell’alleanza politica».
Scettico rispetto a eventuali cammini unitari è l’eurodeputato Andrea Caroppo, leghista più votato alle Europee in Puglia: «Non mi pare che ci sia qualcosa di concreto. Ogni tanto Berlusconi rilancia questa proposta sul modello Pdl, ma - chiarisce il salentino - il partito unico del centrodestra non è stato un esperimento riuscito». A questo si unisce una riflessione sul blocco sociale che la Lega rappresenta: «Il Carroccio da tempo al Nord ed ora anche al Sud è punto di riferimento di un elettorato dinamico ed interclassista. La Lega preferisce il proprio cammino identitario ad altre strade». Nel parlamento di Bruxelles, del resto, le distanze sono evidenti: «In Europa con i forzisti siamo in gruppi e famiglie differenti. Abbiamo costruito il nuovo gruppo “Identità e democrazia”: siamo il partito forte, abbiamo preso più voti di tutti in Europa e contiamo di cambiare l’Unione, rappresentando le istanze dei popoli sofferenti per l’austerity».
Realista la disamina di Rocco Palese, ex deputato forzista: «Salvini chiude ogni discorso sull’ipotesi di partito unico. Aspetterei il 25 giugno, giorno nel quale c’è la riunione del consiglio nazionale di Fi. Eventualmente sarà quella la sede dove emergerà un progetto sia a breve che a lungo termine per delineare l’orizzonte di Forza Italia». Polemico, infine il senatore azzurro Gino Vitali, componente della Commissione antimafia: «Ho parlato anche l’altro giorno con Berlusconi. Il problema è semplice: nessuno all’interno di Fi, a partire da Toti, mette in discussione la sua leadership. Il nodo è che c’è una classe dirigente che si è formata “casualmente” e sta inanellando sconfitte attribuendo le colpe al Cavaliere mentre le scelte le fanno altri. Basta con questo andazzo. Senza Berlusconi Fi avrebbe preso alle Europee il 4%».
Le soluzioni per Vitali sono queste: «Andrebbe azzerato l’ufficio di presidenza e la dirigenza, con Tajani in primis. Per fare una federazione ci vorrebbero le volontà conse\guenti di Salvini e la Meloni. Stiamo perdendo tempo. Berlusconi è stato il grande federatore. Ma i giochi di forza sono cambiati e ora il primato è della Lega», conclude il parlamentare brindisino.