BARI - Dall’Europa al Nord America in un’ora e mezzo o ancora meno. È il «sogno» dei voli commerciali suborbitali (a quote fra i 15 e i 100 chilometri dalla Terra) che in Italia avranno come prima base l’aeroporto di Grottaglie, in provincia di Taranto, entro il 2020. Una conquista raggiunta anche grazie alla comunità scientifica pugliese che diventerà realtà con l’Enac (l’Ente nazionale aviazione civile). Rivela i retroscena il rettore del Politecnico di Bari, Eugenio Di Sciascio.
Prof. Di Sciascio, «quanto» Politecnico c’è in questo risultato?
«C’è parecchio. Noi abbiamo lavorato quasi quattro anni su questo ambito, e sulla base dei risultati del nostro progetto di fattibilità ho proposto personalmente la scelta dello scalo di Grottaglie a Washington, in sede di accordo fra Federal aviation authority ed Enac».
Quali sono state le figure-chiave della ricerca?
«Voglio citare il rapporto anche personale che abbiamo avuto con il generale Roberto Vittori (astronauta e pilota dell’Aeronautica militare, con due missioni sulla Stazione spaziale internazionale al suo attivo - n.d.r.), ma abbiamo anche ospitato il direttore del settore voli commerciali della Federal aviation administration statunitense George Nield e l’anno scorso Richard Dal Bello, vice presidente di “Virgin Galactic” (l’impero industriale di sir Richard Branson è uno dei principali protagonisti della corsa ai voli spaziali commerciali - n.d.r.), senza dimenticare l’Ambasciata degli Stati Uniti...».
E la sua «squadra»?
«I Dipartimenti di Meccanica, Matematica e Management, di Ingegneria elettrica ed Informazione e di Ingegneria civile per la parte riguardante i trasporti, le piste e gli altri aspetti logistici».
Lo studio vi era stato commmissionato?
«No, lo abbiamo compiuto “in house”, indipendentemente, senza ricevere da altri enti fondi dedicati, e messo a disposizione degli attori del progetto».
Perché Grottaglie e la Puglia?
«Per quanto riguarda lo Spazio, più a Sud si va, verso l’Equatore, e tanto meglio è per una serie di fattori ambientali. Le località più meridionali sono maggiormente competitive».
Ma per noi sarà solo un «fiore all’occhiello» e basta?
«Lo sviluppo riguarda non solo i voli suborbitali ma anche gli apparecchi da lanciare nello Spazio, tipo i satelliti. Non dimentichiamo che in questo campo abbiamo una realtà d’eccellenza nella Sitael di Mola. E poi c’è da considerare sicuramente l’indotto, e non solo quello tecnico. Ogni sito che svolge attività spaziali, è stato registrato, crea attrazione turistica, anche di tanta gente che va semplicemente a vedere i decolli: si pensi alla “Space coast” negli Stati Uniti (in Florida - n.d.r.). Nel fatturato complessivo di ognuno di questi siti, un terzo lo producono le attività spaziali e i due terzi tutto il resto. Non mi stanco di ripetere però che è sempre un “ecosistema” che deve funzionare, perché da solo il Politecnico non può fare niente. Se ci si mette insieme le cose possono funzionare e in questo progetto vanno ricordati i ruoli di primo piano della Regione Puglia e di Aeroporti di Puglia».
Possiamo già brindare quindi?
«In realtà credo che sia solo l’inizio di un percorso, però molto ricco di opportunità da cogliere».