Giovedì 02 Ottobre 2025 | 18:28

Foggia, c’è il ricorso in Cassazione per rimandare in carcere il boss Emiliano Francavilla

 
Foggia, c’è il ricorso in Cassazione per rimandare in carcere il boss Emiliano Francavilla

Il capo-clan 46enne era al vertice dell’omonima batteria della “Società”. Si contesta la decisione della corte d’appello di Bari poi confermata dal Tribunale della libertà di concedergli i domiciliari con braccialetto elettronico

Giovedì 02 Ottobre 2025, 16:08

Dda e Procura generale di Bari chiedono alla Corte di Cassazione di rimandare in carcere il capo-clan Emiliano Francavilla, 46 anni, foggiano, al vertice dell’omonima batteria della “Società”, contestando la decisione della corte d’appello di Bari poi confermata dal Tribunale della libertà di concedergli lo scorso 4 aprile gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento del capoluogo dauno. Il ricorso sarà discusso nei prossimi mesi; il difensore, l’avv. Ettore Censano, chiederà alla Suprema corte di rigettarlo.

Emiliano Francavilla è stato condannato in appello lo scorso 11 luglio a 8 anni e 8 mesi per il tentato omicidio aggravato dalla mafiosità del costruttore Antonio Fratianni, agguato sventato da Dda e squadra mobile la sera del 26 giugno 2022 nei pressi del casello industriale dell’A/14 al ritorno in città dell’imprenditore. Per questa accusa il mafioso fu fermato con altri 5 complici il 22 luglio 2022 e portato in cella; dopo 2 anni e 8 mesi di detenzione anche al 41 bis, ottenne in aprile i domiciliari.

Fratianni doveva essere ucciso dal clan Francavilla - sostiene l’accusa - per aver sparato e ferito gravemente il 2 marzo 2022 a Nettuno il boss Antonello Francavilla, fratello di Emiliano, e il figlio quindicenne. Fratianni che per questo duplice tentato omicidio è sotto processo davanti al Tribunale di Velletri avrebbe tentato di ammazzare Antonello Francavilla che era ai domiciliari nella località laziale, per non restituirgli un’ingente somma ricevuta dal clan per reinvestirla; l’imprenditore nega e sostiene d’essere vittima di un tentativo di estorsione da parte dello stesso Antonello Francavilla che avrebbe preteso un milione, un appartamento, e un locale commerciale.

Emiliano Francavilla nel febbraio scorso durante il processo d’appello a Bari confessò d’aver progettato l’agguato a Fratianni per vendicare il nipote minorenne rimasto gravemente ferito a Nettuno. “Mio nipote l’ho cresciuto come un figlio; quando ha subìto l’agguato, chi ha sparato l’ha colpito alla testa per dargli il colpo di grazia. E chi agisce in quel modo verso un bambino di 15 anni è una persona cattiva dentro”; la confessione gli valse prima la concessione dei domiciliari, quindi la riduzione di pena a 8 anni e 8 mesi rispetto ai 12 anni della sentenza di primo grado.

La Procura generale contestò la concessione dei domiciliari, presentando appello al Tribunale della libertà per rimarcare “l’estrema pericolosità di Emiliano Francavilla, pluripregiudicato nonché esponente dell’omonima batteria della Società foggiana, a fronte della quale e in presenza di fatti di obiettiva gravità qual è l’agguato di matrice mafiosa per cui è stato condannato, l’unica misura cautelare adeguata a contenere il pericolo di reiterazione di fatti analoghi è il carcere”. Il Tdl lo scorso 3 luglio dichiarò inammissibile l’appello del pg senza entrare nel merito della vicenda, ritenendo che fosse stato depositato in cancelleria alle ore 13.25 del 14 aprile 2025, ultimo giorno utile, “al di fuori dell’orario di apertura dell’ufficio al pubblico fissato alle ore 12; tale ritardo comporta il superamento del termine perentorio per la proposizione dell’appello”.

Nel ricorso in Cassazione contro la decisione del Tdl, Dda e Procura generale sostengono che l’appello fu depositato nei termini previsti, entro i 10 giorni consentiti. L’avv. Censano, ribadirà quanto sostenuto davanti al Tribunale della libertà: per gli atti del giudice si tiene conto del giorno del deposito, per cui anche se vengono depositati alle 23.55 del giorno X fa fede la data; mentre per gli atti delle parti, cioè accusa e difesa, si tiene conto dell’orario di deposito: in questo caso sforò di 85 minuti, per cui l’appello sarebbe inammissibile perché tardivo.

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