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Il verbale dei pentiti Francavilla: «L'agguato a Sinesi voluto da Romito»

Il verbale dei pentiti Francavilla: «L'agguato a Sinesi voluto da Romito»

 
Redazione Foggia

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Il verbale dei pentiti Francavilla: «L'agguato a Sinesi voluto da Romito»

Le indagini sulla guerra di mafia nel Foggiano: l'alleanza tra i clan della Società e i «montanari»

Sabato 30 Agosto 2025, 08:46

Il clan Sinesi/Francavilla avrebbe aiutato i Li Bergolis a rintracciare il rivale Mario Luciano Romito per ammazzarlo; lo stesso avrebbero fatto i Li Bergolis dando una mano ai foggiani per “marcare” e eliminare Rocco Moretti, boss storico della “Società foggiana” e altrettanto… storico nemico dei Sinesi/Francavilla. Alleanze di morte quelle di cui hanno parlato alla Dda i fratelli foggiani Ciro e Giuseppe Francavilla, per vent’anni al vertice dell’omonima batteria prima di pentirsi a dicembre 2023 e gennaio 2024. Le loro dichiarazioni sono confluite negli atti dell’inchiesta “Mari e monti” contro il clan Li Bergolis di Monte Sant’Angelo: 41 arresti a ottobre di un anno fa; 50 richieste di rinvio a giudizio per mafia, droga, estorsioni, armi, rapine e altri reati.

“Nel 2008 durante un periodo di detenzione a Novara al 41 bis” racconta Giuseppe Francavilla ai pm il 7 febbraio 2024 “riuscii a avere contatti con Franco Li Bergolis”, poi condannato all’ergastolo nel maxi-processo alla mafia garganica. “E’ in quel periodo che nasce la nostra alleanza con i Li Bergolis che in seguito al tradimento dei Romito” (confidenti dei carabinieri, li aiutarono a trovare prove decisive per le pesanti condanne inflitte ai fratelli Franco, Armando e Matteo Li Bergolis) “ci chiesero di tornare a essere alleati. Dissi a Franco che dovendo io scontare diversi anni, se lui fosse uscito prima di me avrebbe dovuto rivolgersi a mio cugino Emiliano Francavilla, dicendogli che avevamo già preso accordi. Fu quindi Emiliano a sancire l’alleanza. Consisteva nel fornire supporto per omicidi con scambi di favori vicendevoli. L’alleanza è rimasta nel tempo, ed è ancora attiva”.

L’agguato a Sinesi – Giuseppe Francavilla parla poi di un incontro avvenuto a Foggia a settembre 2016 con Enzino Miucci, cugino dei Li Bergolis, erede/reggente del clan dopo le loro carcerazioni, principale imputato di “Mari e monti”. “Miucci era un ragazzo di cui mi avevano parlato bene: in assenza dei parenti, era lui il capo. A Foggia il 6 settembre 2016 ci fu l’agguato in cui rimasero feriti Roberto Sinesi”, al vertice del gruppo dagli anni Novanta, “e il nipotino di 4 anni, figlio di mio cugino Antonello Francavilla. Prima di quell’agguato a Foggia c’era una pax mafiosa concordata tra me e Rocco Moretti. Fu Mario Luciano Romito a imporre l’agguato a Sinesi ritenuto persona che creava confusione tra i gruppi criminali. Inizialmente Rocco Moretti e Salvatore Prencipe”, ex boss ucciso in città a maggio 2022, “non erano d’accordo nell’eseguire l’azione di fuoco. La decisione di sparare a Sinesi fu alla fine comunque concordata con Rocco Moretti; decisero di uccidere Sinesi per togliere di mezzo il problema. Questi fatti me li ha confermati poi in carcere Pietro La Torre”, manfredoniano ritenuto tra i capi del clan Romito/Lombardi/Ricucci. Peraltro “mesi dopo l’agguato, a Pasqua 2017 lo stesso Moretti mi confessò la propria responsabilità per il ferimento di Sinesi, scusandosi per la questione del bambino ferito. Ma nel nostro gruppo già nell’immediatezza dell’agguato a Sinesi, sospettammo di Rocco Moretti perché soltanto lui avrebbe potuto dare l’assenso”.

Fu così che “in seguito al ferimento di Sinesi, a Foggia vennero Miucci, Matteo Pettinicchio” (braccio destro del boss, pentitosi nel gennaio 2025) “e Giuseppe Silvestri detto l’Apicanese”, poi assassinato a Monte il 21 marzo 2017 dal clan Romito/Lombardi/Ricucci nella guerra contro i Li Bergolis. “Ci incontrammo in un locale di via Arpi. Con me c’erano mio fratello Ciro e altri del nostro gruppo; due dei nostri erano all’esterno come sentinelle. Durante la riunione il gruppo di Miucci si mise a disposizione per compiere omicidi e ritorsioni: il principale obiettivo era Rocco Moretti”. Quest’ultimo ha 75 anni di cui gli ultimi 36 quasi sempre trascorsi in cella; è a capo dell’omonimo clan, rivale dei Sinesi/Francavilla; rimase a piede libero da aprile 2016 quando fu scarcerato per decorrenza termini all’8 ottobre 2017 (da allora è di nuovo in cella) quando fu fermato per un tentativo di estorsione da 200mila euro.

Giuseppe Francavilla spiega anche quali fossero le… regole di ingaggio. “In caso di azione di fuoco su Foggia avremmo messo noi a disposizione le armi; il contrario se fossimo andati noi sul Gargano: è questa la regola. Successivamente io e altri del mio gruppo ci incontrammo con Pettinicchio nelle campagne di borgo Mezzanone per vedere se riuscivano a prendere Rocco Moretti per ucciderlo. Francesco Sinesi” (figlio di Roberto) “mi informò che si facevano battute tra Foggia e Manfredonia per vedere anche se si riusciva a prendere Mario Luciano Romito alleato di Moretti. Nel periodo in cui noi cercavamo Moretti, due foggiani del nostro clan fecero parte del commando che contestualmente cercava anche Mario Luciano Romito”. Questi fu ucciso il 9 agosto 2017 una settimana dopo la scarcerazione, nella strage sulla strada Pedegarganica nelle campagne di San Marco in Lamis firmata dal clan Li Bergolis, in cui vennero ammazzati anche il cognato del capo-clan manfredoniano; e i fratelli Aurelio e Luigi Luciani, agricoltori assassinati perché potenziali testimoni essendo transitati in auto al momento dell’agguato.

Quanto a Rocco Moretti non arrivò mai a tiro dei rivali, a sentire i pentiti. Ciro Francavilla conferma in gran parte la narrazione del fratello Giuseppe. “Mio cugino Emiliano Francavilla mi disse d’essere molto amico di Enzino Miucci. Fu mio fratello a chiedere l’appuntamento con Miucci, Pettinicchio e Giuseppe l’apicanese perché noi volevamo una mano a prendere Moretti, ritenendolo responsabile del tentato omicidio di Roberto Sinesi: lo davamo per scontato. Partecipai all’incontro a Foggia, ci accordammo per prendere Moretti per vendicarci. Anche i garganici sapevano del coinvolgimento di Moretti. Miucci disse: ‘noi siamo qui per il bambino’, riferendosi al nipotino di Emiliano Francavilla rimasto ferito nell’agguato. Miucci aggiunse: ‘ci mettiamo a disposizione, quello che volete che dobbiamo fare lo facciamo’. Mio fratello chiese loro di marcare Moretti. So che Miucci e Pettinicchio vennero 2/3 volte per cercare di prendere Moretti, senza però mai riuscire a trovarlo, a vederlo. Era tipo un fantasma”.

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