«La vicinanza ai familiari delle vittime non è solo un momento di grande emozione, ma deve essere un impegno che ci assumiamo tutti , che ci possa essere realmente un seme di speranza e cambiamento. Il cambiamento ha bisogno del contributo di ciascuno di noi. La speranza ha bisogno del nostro impegno e responsabilità. Allora questa fame di giustizia e verità deve accompagnarci sempre». Lo ha detto don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera e del gruppo Abele, partecipando, questa mattina a San Marco in Lamis (Foggia), all’ottavo anniversario della strage avvenuta nel comune garganico il 9 agosto del 2017 quando la mafia uccise Luigi e Aurelio Luciani, fratelli agricoltori del posto, vittime innocenti dell’agguato in cui persero la vita il boss Mario Luciano Romito, obiettivo dei killer, e il cognato Matteo De Palma.
Alla cerimonia, che si è svolta presso la vecchia stazione di San Marco in Lamis, dove fu compiuta la strage, anche le vedove oltre a rappresentanti delle istituzioni e cittadini. «In otto anni - sottolinea ancora Don Ciotti - è cambiato qualcosa perchè c'è stata una risposta forte nei primi anni, ma si respira un’aria di superficialità, normalizzazione nel nostro Paese rispetto alle mafie, criminalità, giustizia e povertà. Invece noi dobbiamo dare continuità al nostro impegno, alla nostra presenza. L’indifferenza sta crescendo e allargando, quindi tocca a noi un ulteriore scatto. Le mafie sono un problema, grazie all’impegno di forze dell’ordine e magistratura si sono fatti grandi passi in avanti ma non sono sufficienti. L’ultima mafia rischia sempre di essere la penultima perchè nel codice dei mafiosi c'è un imperativo. Quello di rigenerarsi. Tocca a noi come cittadini, movimenti, associazioni rigenerarci, esserci sempre e assumerci la nostra parte di responsabilità»