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La confessione di Troiano: «Trotta fu ucciso per la rivalità tra i clan mafiosi di Vieste»

 
Redazione Capitanata

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La confessione di Troiano: «Trotta fu ucciso per la rivalità tra i clan mafiosi di Vieste»

Al processo la deposizione dell'ex latitante ora pentito

Sabato 05 Aprile 2025, 12:32

Ebbe l’incarico d’accertarsi che la vittima designata dell’agguato di mafia fosse nel ristorante e quindi di avvisare con un sms i complici: uno dei killer era Angelo Bonsanto (del secondo non ha fatto il nome perché il pm si è opposto essendoci indagini in corso). Così in estrema sintesi la confessione-bis in corte d’assise a Foggia di Gianluigi Troiano, 32 anni, viestano, pentitosi nei mesi scorsi, imputato insieme a Bonsanto, trentaquattrenne di Lesina, dell’omicidio di Omar Trotta, assassinato a 31 anni nel proprio ristorante “L’antica bruschetteria” il 27 luglio 2017. Omicidio collegato alla guerra di mafia viestana tra il clan Raduano e i rivali Perna/Iannoli, con cui era ritenuta schierata la vittima; e più in generale alla rivalità sul Gargano tra i Libergolis-Miucci e il gruppo ex Romito con cui era alleato Raduano.

Due sicari armati di pistole nel primo pomeriggio fecero irruzione nel ristorante: uccisero Trotta sotto gli occhi della moglie e del figlioletto, e ferirono anche Tommaso Tomaiuolo amico della vittima. Per l’omicidio Trotta già condannati con rito abbreviato nel processo-gemello “Omnia nostra” tre pentiti: Marco Raduano quale mandante del delitto, cui sono stati inflitti in appello 20 anni anche per mafia, concorso nell’omicidio di Giuseppe Silvestri ucciso a monte il 21 marzo 2017 e nel tentato omicidio di Giovanni Caterino del 18 febbraio 2018 a Manfredonia (entrambi erano ritenuti vicini ai rivali Li Bergolis); Danilo Pietro Della Malva, viestano, cui sono stati inflitti 11 anni (anche per mafia e altri reati); il mattinatese Antonio Quitadamo condannato a 12 anni e 4 mesi (anche per mafia e altri reati): questi ultimi due avrebbero dato supporto ai sicari prima e dopo l’agguato.

Troiano e Bonsanto che respinge le accuse, sono a piede libero per l’omicidio Trotta ma detenuti per altre vicende: Bonsanto in cella quasi ininterrottamente dall’agosto 2017 sconta un cumulo pene di una dozzina d’anni; Troiano, catturato a Granada in Spagna il 31 gennaio 2024 dopo 2 anni e 1 mese di latitanza, sconta 9 anni per traffico di droga inflitti in “Neve di marzo”, ed è stato riarrestato il 15 ottobre 2024 nel blitz “Mari e monti” contro il clan Li Bergolis-Miucci con 39 arresti.

Deponendo in videoconferenza da una località segreta, Troiano difeso dall’avv. Giovanni Signorile ha risposto alle domande del pm della Dda Ettore Cardinali e dell’avv. Luigi Marinelli legale di Bonsanto: anche quest’ultimo era in videoconferenza dal carcere di Augusta. Il pentito ha sostanzialmente ribadito quanto disse nell’udienza del 22 novembre scorso quando depositò un memoriale e rese dichiarazioni spontanee, le prime da collaboratore di Giustizia. Troiano racconta che nell’estate 2017 pur essendo ancora vicino al clan Libergolis-Miucci era già passato con i rivali, il clan Raduano alleato dei Lombardi/Ricucci/La Torre ex clan Romito, cui “riferivo spostamenti e piani dei Li Bergolis-Miucci”. Su ordine di Raduano procurò le foto di Trotta; la mattina del 27 luglio, giorno del delitto, fu convocato da Raduano che lo fece parlare con Bonsanto. Poi a ora di pranzo Troiano si recò nel locale dove incontrò l’amico Trotta che gli chiese se volesse pranzare con lui, ma rifiutò e rincasò: dalla vicina abitazione inviò un sms ai complici per informarli della presenza di Trotta, e poco dopo sentì l’esplosione di 3 o 4 colpi. Non sapeva chi fosse Bonsanto, lo seppe qualche settimana dopo quando Bonsanto fu arrestato in flagranza (11 agosto 2017) con altre 3 persone a Torremaggiore per armi e lo riconobbe nelle foto diffuse dagli organi d’informazione. Troiano sostiene d’aver poi appreso in carcere da esponenti del clan Moretti della “Società foggiana” (alleato dei Romito) che Bonsanto era vicino a loro, e che era “un ragazzo valido negli omicidi”.

Per l’avv. Marinelli il racconto di Troiano non è credibile e in contrasto anche con quanto affermato da altri pentiti. Il legale di Bonsanto rimarca come Troiano sostiene che Bonsanto avesse una cicatrice sul braccio mentre l’imputato ha un vistoso angioma; lui racconta che la mattina del giorno del delitto fu mandato a prelevare da un autista di Raduano che guidava una “Panda”, mentre Raduano dice che Troiano arrivò all’appuntamento da solo e con la propria auto; Trotta sostiene d’aver dato le foto della vittima a Raduano qualche giorno prima dell’agguato mentre l’ex boss posticiperebbe al giorno del delitto la consegna; Troiano parla di un incontro con Raduano e Bonsanto a mezzogiorno del 26 luglio, mentre l’ex capo-clan fissa questo incontro alla notte. Queste e altre presunte incongruenze inficerebbero l’attendibilità di Troiano, secondo il difensore di Bonsanto.

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