FOGGIA - «È una polemica indegna, richiedere le dimissioni del presidente Mattarella è una cosa non commentabile, talmente grave e talmente sconclusionata». Lo ha detto il presidente del M5s Giuseppe Conte a Foggia. Conte ha aggiunto che «una campagna elettorale, per quanto si possano alzare i toni e si possa anche agire strumentalmente, non giustifica una richiesta del genere. Il presidente Mattarella ha detto delle cose ovvie. Siamo in Europa e semplicemente bisogna andare in Europa a testa alta e non come questo governo che ha accettato la proposta franco-tedesca che addirittura comporta dei tagli di 13 miliardi l’anno».
«Si deve stare in Europa e si devono ovviamente difendere anche gli interessi nazionali. E noi abbiamo dimostrato che difendendo gli interessi nazionali abbiamo difeso una svolta in Europa con next generation a favore di tutti», ha aggiunto il presidente del M5s Giuseppe Conte a Foggia.
«Il M5s è l’unica forza politica italiana che ha votato no ad un ulteriore invio di armi e no anche ai tagli alla sanità di 13 miliardi imposti dal patto di stabilità». Lo ha detto il presidente del M5s Giuseppe Conte a Foggia per un tour elettorale. «Noi - ha aggiunto - agiamo sempre coerentemente. Ci battiamo da anni per installare un minimo legale e ci battiamo da anni perché i lavoratori possano ricevere una paga adeguata. E adesso ci batteremo per la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore».
«Noi non temiamo nessuno ma non per arroganza o presunzione, semplicemente perché le nostre proposte, la nostra azione politica, è coerente da anni».
«Siamo gli unici in Europa - ha proseguito - che all’Europarlamento tra le forze italiane hanno votato no all’invio di nuove armi, no al patto di stabilità. Siamo gli unici che non sono coinvolti in inchieste di corruzione, gli unici che non hanno presentato nelle liste impresentabili: non temiamo nessuno, invitiamo soltanto i cittadini a non considerarci uguali a tutti gli altri».
«C'è la possibilità di giocare, di competere per un’affermazione» che «anche in questi comuni sarebbe importante». Lo ha detto il presidente del M5s Giuseppe Conte nel pomeriggio a Foggia rispondendo ad una domanda relativa alla campagna elettorale nei comuni del Foggiano che vanno al voto. «Perché quando il M5s va e si assume le responsabilità di governare una città, una regione - ha evidenziato - è garanzia innanzitutto di trasparenza per i cittadini, garanzia di rispettare la legalità, di contrastare qualsiasi forma di malaffare, garanzia che comunque tutte le iniziative saranno a vantaggio dei cittadini».
«Poi - ha sottolineato - molte questioni sono anche complesse, non c'è la bacchetta magica, ma già la garanzia di lavorare nell’interesse dei cittadini e non come stiamo vedendo per qualche corruttore, qualche malversatore, per infiltrazioni mafiose o malavitose a garanzia di qualche amico imprenditore, già questo è una grande garanzia».
Borghi attacca Mattarella sulla Ue, opposizioni insorgono
«Se il presidente pensa davvero che la sovranità sia dell’Unione europea invece che dell’Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi, perché la sua funzione non avrebbe più senso». E’ il senatore della Lega Claudio Borghi a dare fuoco alle polveri con un contundente attacco diretto al capo dello Stato. Il motivo del contendere è decisamente politico e riguarda le diverse visioni sul futuro dell’Europa a pochi giorni dalle elezioni che la premier Giorgia Meloni ha definito un «referendum tra due idee d’Europa». Passano alcune ore surreali in attesa di una smentita della Lega al suo senatore, notoriamente provocatore nelle sue uscite, e invece niente. Anzi, scende in campo il leader, nonché vice-premier, e l'attacco al Colle diventa qualcosa di più serio: «oggi c'è la festa della Repubblica, oggi è la festa degli italiani, della Repubblica, non della sovranità europea», replica a chi gli chiede proprio del fendente a Mattarella. Ci vuole ancora qualche ora per spingere Salvini ad una mezza frenata dando la colpa ai giornali che hanno «travisato» le parole del presidente: «noi non chiediamo le dimissioni di nessuno. Borghi è un nostro ottimo senatore, e io penso che il capo dello Stato sia stato travisato da qualche giornale perchè nel giorno della festa della Repubblica, nel giorno in cui la Costituzione ci ricorda che la sovranità appartiene al popolo, parlare di sovranità europea...».
Ma è troppo per molti anche se non per tutti. Le opposizioni insorgono all’unisono chiedendo un intervento della premier a tutela della figura del presidente. Ma da Chigi non esce una sillaba e in serata anche dalle parti di Fratelli d’Italia vige la consegna del silenzio. Si dissocia invece nettamente Forza Italia con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, con una posizione che ben disegna le distanze esistenti in maggioranza sulla politica europea: «Ogni scelta anti europea è deleteria per l’Italia. Fa bene Mattarella a sottolineare la nostra prospettiva europea. Gli esprimo la mia solidarietà per gli attacchi che ha ricevuto». Anche Maurizio Lupi si smarca e pizzica la Lega ricordando che fu tra i partiti a votare per Mattarella.
Il contendere infatti è proprio l’Europa e, nel bene o nel male, finalmente la campagna elettorale italiana ha iniziato a parlare dell’Unione europea. Certamente non si può avere dubbi su quale sia la «visione» di Sergio Mattarella che con una "doppietta» tra ieri e oggi ha detto la sua: «tra pochi giorni consacreremo, con l’elezione del Parlamento Europeo, la sovranità», ha detto ieri; «i Padri della Patria erano consapevoli dei rischi e dei limiti della chiusura negli ambiti nazionali e sognavano una Italia aperta», ha ribadito oggi. Parole non proprio simili a quelle pronunciate poco dopo da Giorgia Meloni: torniamo «all’idea di Europa, che era una idea di Europa che immaginava che la sua forza, la forza della sua unione, fosse anche la forza e la specificità degli stati nazionali».
In questo solco già ampio si è incuneata la Lega forzando però i toni tanto che quella parolina, «dimissioni», a molti è sembrata un attacco personale al presidente e a tanti altri ha ricordato la famosa richiesta di «impeachment» lanciata in tempi non sospetti dai Cinque Stelle ma anche dalla Meloni d’opposizione di allora. «E' gravissimo l’attacco che oggi è arrivato dalla Lega al Presidente della Repubblica, è un attacco senza precedenti», commenta Elly Schlein chiedendo alla premier di «prendere le distanze». Analoga l’uscita di Giuseppe Conte che giudica la mossa della Lega «indegna e sconclusionata». E poi tutti gli altri, da Renzi a Calenda fino ad Avs, definiscono "ignobile» l’attacco al presidente.
Intanto il Colle tace, osserva. E dall’alto del suo palazzo il presidente si dedica al suo lavoro, ben sapendo che la campagna elettorale è entrata nel vivo e più passano i giorni più si alzano i toni. Non si commenta certo Borghi, piuttosto si lavora come sempre con tanta attenzione al sociale. «Tenga duro presidente», gli hanno gridato in tanti i cittadini delle categorie più fragili ai quali il presidente ha voluto aprire la porta del Quirinale in occasione del 2 giugno. Non sapevano che in maggioranza c'è qualcuno che chiede le sue dimissioni, ma "quel tenga duro» cadeva proprio nel momento giusto.