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Lesioni personali e falso ideologico: 4 poliziotti in servizio a Foggia rinviati a giudizio

 
Redazione Foggia

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Lesioni personali e falso ideologico: 4 poliziotti in servizio a Foggia rinviati a giudizio

Saranno processati dal prossimo 3 maggio dal giudice monocratico del Tribunale dauno i 4 poliziotti del Reparto prevenzione crimine Calabria Settentrionale

Mercoledì 31 Gennaio 2024, 15:10

FOGGIA - Rinviati a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Foggia, Antonio Sicuranza come chiesto dalla Procura della repubblica di Foggia, saranno processati dal prossimo 3 maggio dal giudice monocratico del Tribunale dauno i 4 poliziotti del Reparto prevenzione crimine “Calabria Settentrionale” accusati a vario titolo di lesioni personali, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico e calunnia ai danni di Leonardo Di Francesco, giovane foggiano arrestato per resistenza a pubblico ufficiale il 2 aprile 2022 dopo un inseguimento alla periferia del capoluogo e che sarebbe stato colpito con un calcio in faccia da uno degli agenti sotto processo quando era già a terra e sotto il controllo delle forze dell’ordine: fu medicato in pronto soccorso e dimesso con prognosi di 6 giorni; il video del calcio in faccia ripreso da un telefonino fu diffuso dalla popolare trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?”.

Di Francesco si è costituito parte civile con l’avv. Paolo Ferragonio che al termine dell’udienza commenta così la decisione del giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Foggia: “attendiamo il processo, siamo fiduciosi”.

Rinviati a giudizio Massimo Ziccarelli, 55 anni, di Cosenza, sovrintendente capo, il poliziotto accusato d’aver colpito Di Francesco; Massimiliano Trozzo, 39 anni, anche lui di Cosenza, assistente capo; Francesco Borrelli, 53 anni, anche lui del centro calabrese, vice ispettore; e Mario Arcuri, 55 anni, sempre di Cosenza, assistente capo. Questi ultimi tre rispondono di falso e calunnia in concorso con Ziccarelli, cui il pubblico ministero della procura della repubblica di Foggia contesta anche il reato di lesioni.

I 4 poliziotti sono difesi dagli avv. Rocco Sofi e Giovanni Porco e respingono le accuse, come fatto da Borrelli nell’interrogatorio davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Foggia, Antonio Sicureza.

La parte offesa ha rinunciato a presenziare all’udienza tenuta nell’aula giudiziaria del palazzo di viale Primo Maggio.

Gli imputati erano in servizio al “Reparto prevenzione crimine” impegnato a Foggia il 2 aprile 2022 nei controlli del territorio in una delle tante operazioni “ad alto impatto” che coinvolgono in un coordinamento generale Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza ed a volte anche la Polizia locale. La pattuglia su corso del Mezzogiorno intimò l’alt a una “Fiat Punto” guidata da Di Francesco con a bordo un coetaneo; l’auto proseguì, fu inseguita, bloccata, il conducente arrestato, steso a terra dove sarebbe stato colpito con un calcio in faccia. Processato per direttissima, Di Francesco (segnalato anche per il possesso di un grammo di hashish) fu condannato in primo grado a 1 anno e 4 mesi, pena sospesa, per resistenza a pubblico ufficiale.

L’inchiesta ora sfociata nel rinvio a giudizio di 4 poliziotti ebbe una vasta eco mediatica perché il filmato del calcio in faccia al giovane steso sull’asfalto venne registrato con un telefonino, inviato a “Chi l’ha visto?” e trasmesso la sera del 5 aprile. Il video diventato virale sul social Tik tok fece il giro d’Italia. Nelle ore successive la Questura rese noto che “dell’episodio è stata immediatamente informata l’autorità giudiziaria per l’accertamento delle eventuali responsabilità penale; nei confronti del poliziotto è stata avviata l’azione disciplinare ed è stato destinato ad altra sede. Il suo comportamento non corrisponde in nessun modo ai canoni e ai valori della Polizia di Stato. Il giovane arrestato senza aver mai conseguito la patente, era alla guida di un’auto sottoposta a fermo amministrativo e probabilmente per questa ragione non si è fermato all’alt intimato dalla pattuglia; è stato bloccato dopo aver percorso a alta velocità il centro cittadino per circa 3 tre chilometri e aver tentato di fuggire a piedi”.

Di Francesco fu rimesso in libertà nelle ore successive all’arresto; cinque giorni dopo intervistato anche da emittenti nazionali raccontò che “da quando è successo il fatto non dormo più, ho gli incubi; sento le sirene nelle orecchie. Ero in auto con un amico, ho visto un posto di blocco, sono andato nel panico e non mi sono fermato all’alt. Quando mi hanno fermato, non ho opposto resistenza” (la sentenza di condanna in primo grado dice il contrario) “e mi sono sdraiato sull’asfalto: è sbucato quel poliziotto che mi ha sferrato un calcio in faccia, gli altri poliziotti gli dicevano di smettere. Ora ho paura, non ho più fiducia in nulla: né nella giustizia e neanche in me stesso”.

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