FOGGIA - Basta poco, una distrazione di pochi secondi e si rischia una grave frattura: a piedi, caviglie, gambe, per non parlare del viso e delle braccia, visto che se si cade in un pozzetto aperto si finisce faccia a terra, magari battendo la fronte sui polsi. Già, ma perché il pozzetto è aperto? Perché il tombino, la copertura in metallo, è stata divelta, dai vandali o da quanti vendono illegalmente il pesante coperchio metallico per pochi euro.
Accade un pò ovunque a Foggia, ma nella grande periferia della nuova 167-rione Biccari il problema è cronico. La strada più bersagliata via Martiri di via Fani, l'arteria trafficatissima per raggiungere gli ospedali, perché diventata parte integrante della viabilità per il Pronto soccorso. I profondi pozzetti scoperchiati sono numerosi, sui marciapiedi come nell'ampia area alberata che fa da spartitraffico tra le due corsie a senso unico (si fa per dire, perchè con l'aumento degli automezzi si moltiplicano i pirati contromano).
Sul marciapiede di fronte alla rotonda-aiuola che ospita il monumento all'Avis, i pozzetti da riparare subito sono due. Lì, nell'asfalto, quei buchi dove passano ogni giorno migliaia di persone, appaiono sinistri, pericolosissimi, con tubazioni e grosse pietre a vista che, in caso di caduta, distruggerebbero gli arti di un gigante. Poco più in là, nella zona che dovrebbe essere prato ma è soltanto una distesa di aghi di pino rinsecchiti,altre botole quadrate scoperchiate, riempite alla meglio con foglie secche e detriti, un rimedio peggiore del male perché camminando senza guardare a terra, come è normale, si finisce dentro con entrambi i piedi.
Proseguendo nell'area fatta di terra battuta, panchine vandalizzate e pali che una volta sorreggevano cestini per i rifiuti, ecco altri ex pozzetti vandalizzati coperti da vecchie porte, o chiusi alla meglio con pietrisco ed evidenziati da rami posti di traverso, oppure, se disperazione e creatività s'incrociano, tappati da copertoni di camion, tanto la materia prima, i rifiuti di ogni tipo sparsi ovunque, qui non mancano. Certo quelle cavità sede di meccanismi per l'illuminazione pubblica, per la rete idrica ed altri servizi, andrebbero riparati dalle rispettive società di appartenenza, ma chissà se arriverà quel giorno, se qualcuno applicherà mai l'idea semplice di un censimento, strada per strada, di questi pericoli a cielo aperto.
Soltanto una delle facce dell'abbandono, che nella stessa zona è fatto di verde curato quando capita, alberi abbattuti lasciando alte basi di tronco che diventano altre cause di cadute, ma non solo. La presenza di cassonetti, anche per la differenziata, non serve a nulla se mancano i controlli sulle centinaia di persone che lasciano ovunque ingombranti tracce dei loro bivacchi, spesso notturni. Cartoncini di pizza unti, tovaglioli sporchi, bicchieri e bottiglie di vetro, tantissime, spuntano ovunque sotto gli alberi e sotto i bordi dei marciapiedi. Un rischio costante per i pedoni, ma soprattutto per gli automobilisti che cercano parcheggio all'ombra, appunto accanto ai marciapiedi, ma non potendo vedere le bottiglie le frantumano, tagliando gli pneumatici. E poi non mancano, come sempre, le deiezioni dei cani, che proprietari calamitati dal cellulare ignorano spavaldi, certi dell'impunità, scene in onda a getto continuo, senza colpa alcuna, ovvio, degli animali. In altre città ricorrono al Dna (delle feci) per risalire ai proprietari e multarli, ma questo accade dove i cani padronali sono tutti microchippati, non a Foggia.