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«Liberiamo Manfredonia dalla mafia»: l'urlo della città sotto scacco

 
Redazione Foggia

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«Liberiamo Manfredonia dalla mafia»: l'urlo della città  sotto scacco

Sabato mobilitazione cittadina con don Ciotti ed il vescovo Moscone. Sul territorio alcuni tra i più pericolosi gruppi della Capitanata tra affari, lupare bianche ed omicidi

Mercoledì 08 Novembre 2023, 13:22

13:23

MANFREDONIA - Il coordinamento Provinciale di Libera Foggia, d'accordo con la Diocesi di Manfredonia, ha organizzato per sabato 11 novembre una mobilitazione che attraverserà le vie della città per dire insieme il nostro fermo "no" alle mafie e ad ogni forma di violenza e sopraffazione.

Il mattino di sabato 11 novembre Manfredonia verrà percorsa da migliaia di persone appartenenti a diverse realtà istituzionali, amministrative, scolastiche, ecclesiali, associative, unite dall’impegno per la giustizia e per il bene comune. Il corteo, che attraverserà la città toccando i luoghi più significativi, terminerà con l’intervento dal palco di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, e Padre Franco Moscone, Vescovo della Diocesi di Manfredonia.

«Saremo insieme a Manfredonia  - si legge in una nota di Libera - perché è una terra che ha bisogno di essere raccontata. Una terra bellissima schiacciata dalla presenza di una mafia violenta e ben radicata. Nell’inchiesta denominata “Omnia nostra” emerge una mafia che è stata capace di fare il salto di qualità, associando al modello più arcaico di mafia “militare” quello più moderno di mafia degli affari. Un salto che le ha permesso di penetrare con maggiore capacità in alcuni settori economici del Gargano quali, ad esempio, la pesca e l’agricoltura, finendo per controllare l’intero commercio ittico della zona. La mafia è riuscita, infatti, a controllare la vendita del pesce attraverso due imprese – intestate a terzi ma, di fatto, gestite da esponenti del clan - in posizione di monopolio, eliminando qualsivoglia forma di concorrenza con “forme di assoggettamento violento nei confronti dei pescatori, costretti a consegnare il pescato in via esclusiva ad una delle due società, le cui operazioni di controllo venivano svolte da soggetti che presidiavano la banchina del porto di Manfredonia».

«Le indagini hanno anche riscontrato una serie di azioni violente messe in atto dai sodali per far desistere chiunque volesse ribellarsi o fosse in qualsiasi modo d’intralcio all’esercizio d’impresa esercitato dai clan. Emblematica la frase intercettata a un esponente di spicco della consorteria mafiosa il quale dichiara che: “Il mare è nostro”. Mafia capace di infiltrarsi nel tessuto socio - economico del territori così da condizionare anche le scelte della politica locale, sino a giungere, nel 2019, allo scioglimento dell’amministrazione comunale. Mafia violenta, che spara ancora laddove, invece, le altre mafie del Paese impongono il silenzio.Eppure, nonostante queste evidenze giudiziarie, malgrado l’evidenza, la percezione di parte della cittadinanza è ancora bassa; perciò sentiamo forte la responsabilità di dover scuotere quanti ancora pensano che le mafie siano un problema lontano o che non li riguardi. E così, la mobilitazione del prossimo 11 novembre serve innanzitutto a generare consapevolezza e a colmare un ritardo storico, figlio della sottovalutazione. Serve anche a non colpevolizzare un contesto, magari tacciandolo tout court per mafioso, ma a spiegare quel che ci raccontano le indagini, le inchieste, le morti per strada e nelle campagne, le lupare bianche, i fatti. Serve per dirci che questa mafia così capace di infiltrarsi nell’economia sana della città mette un freno allo sviluppo, sia quello economico che quello civile.»

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