movida violenta
Foggia, messa alla prova per il 14enne: condannati a tre anni per rapina i due coimputati
La decisione del giudice del Tribunale per i minori di Bari
FOGGIA - Processo sospeso e messa alla prova per tre anni del ragazzo che a 14 anni accoltellò e rischiò di uccidere un militare dopo avergli rapinato il braccialetto d’oro; condanna a 3 anni e 3 mesi a testa per i due coimputati accusati “soltanto” di concorso in rapina e non anche di tentato omicidio. Questa la sentenza pronunciata dal gup del Tribunale per i minori di Bari nel processo a tre ragazzi foggiani arrestati dai carabinieri lo scorso 21 marzo perché ritenuti coinvolti in una delle più gravi aggressioni avvenute nella zona della Movida: la notte sull’11 settembre 2022 un giovane militare dell’Esercito venne rapinato in via Arpi e accoltellato dal più giovane degli aggressori dopo averlo inseguito e chiesto di restituirgli il monile rapinatori.
Il più giovane del terzetto di imputati - un foggiano classe 2008 che in occasione dell’arresto fu portato nel carcere minorile Fornelli - ha ottenuto il beneficio della la messa alla prova per i prossimi tre anni, come chiesto dal difensore, l’avv. Rosario Marino: il ragazzo è ora tornato libero, già dal luglio scorso è affidato a una comunità. La messa alla prova comporta sospensione del processo; affidamento dell’imputato a educatori e assistenti sociali per seguire un percorso di riabilitazione e recupero, svolgendo anche servizio di volontariato; se dopo tre anni l’iter avrà avuto un esito positivo, il giudice dichiarerà estinto il reato e proscioglierà l’imputato dalle accuse di tentato omicidio e concorso in rapina.
I due coimputati accusati di concorso nella rapina del monile - uno ha da poco compiuto 18 anni, l’altro è ancora minorenne - hanno invece optato per il giudizio abbreviato che ha comportato la riduzione di un terzo della pena: sono stati condannati a 3 anni e 6 mesi ciascuno, come da richieste del pubblico ministero; gli avvocati Emiliano D’Onofrio, Alfonso Buono e Antonietta De Carlo chiedevano l’assoluzione e in subordine la derubricazione del reato di rapina in furto con condanna al minimo della pena. I presunti rapinatori restano in comunità dove furono collocati in occasione degli arresti; la difesa farà appello contro il verdetto di primo grado. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nei prossimi mesi.
La rapina avvenne davanti a un locale di via Arpi dove si intratteneva la vittima, un giovane militare. Venne aggredito da tre ragazzi; rapinato del bracciale d’oro del valore di 2mila euro che gli fu sottratto dal più piccolo del terzetto di aggressori; e colpito con un pugno al volto da un secondo componente della banda. I tre “assalitori” fuggirono in direzione de “Tre archi” e si divisero; la vittima li inseguì e raggiunse chi gli aveva sottratto il monile, invitandolo a restituirlo. Per tutta risposta il minore mostrò un coltello e avvertì il militare: “se non vai via in tre secondi, ti accoltello”. Subito dopo passò alle vie di fatto, sferrando un primo fendente che la vittima riuscì a schivare, mentre il secondo penetrò nell’ascella e perforò il polmone sinistro. Benché ferito, il militare riuscì a disarmare l’accoltellatore prima di accasciarsi a terra sanguinante, essere soccorso, trasportato in ospedale e operato d’urgenza. I chirurghi scrissero nel referto che la lesione al polmone era potenzialmente letale, il che ha fatto scattare l’accusa di tentato omicidio per il più giovane dei rapinatori.
Le indagini dei carabinieri grazie all’apporto decisivo fornito dalla parte offesa (vedi articolo a fianco ndr) portarono in pochi giorni all’identificazione dei tre minori, quindi al loro arresto il 21 marzo scorso su ordinanze del gip che mandò in carcere l’accoltellatore (ora messo alla prova) e in comunità i due presunti complici, adesso condannati a 3 anni e 6 mesi ciascuno.