La denuncia
Foggia, l'odissea di un malato al Centro igiene di Foggia: «Siamo stati maltrattati»
La denuncia di una cittadina di Vieste: «Mio padre, in sedia a rotelle , obbligato alle scale per raggiungere il Ctu»
FOGGIA - Per ottenere il riconoscimento all’accompagnamento, un uomo di 76 anni di Vieste affetto da morbo di Parkinson e sulla sedia a rotelle è stato costretto a recarsi a Foggia per sottoporsi a visita legale. Tutto normale? Forse no. Il signore, accompagnato dalla figlia, per raggiungere il Ctu (consulente tecnico d’ufficio) che era al primo piano del centro Igiene in piazza Pavoncelli a Foggia ha dovuto superare una serie di ostacoli e di peripezie raccontate in una lettera dalla signora che afferma, rammaricata: «Mi sono dovuta scontrare con persone totalmente inadeguate, presso la sede del Centro Igiene dopo un viaggio estenuante perchè si costringe un malato, un anziano, un disabile a recarsi dinanzi a personale privo di umanità ed empatia, messo lì con il solo scopo di dare o non dare lasciapassare».
Storia di malasanità raccontata in una lettera alla Gazzetta da un'insegnante, M.C., residente a Vieste, che ha accompagnato il proprio genitore a Foggia per la perizia medico-legale.
«Mio padre è affetto da morbo di Parkinson - scrive la signora - patologia riconosciuta anni fa e aggravata nell’ultimo anno con aggiunta di demenza senile: ad oggi non è più autosufficiente e può deambulare solo su una sedia a rotelle. A mio padre non è stata riconosciuta l'indennità di accompagnamento e questo ha fatto sì che avviassimo una causa con il tribunale affinché gli venissero riconosciuti i propri diritti: ad oggi è assistito da una badante con regolare contratto e le spese da lui sostenute per le cure, sono di gran lunga superiori alla pensione da lui percepita, a cui si aggiunge quella di mia madre. Ebbene, dopo un anno dall’inizio della causa, 29 agosto 2022 - scrive la signora - veniamo convocati da un CTU di Foggia in data 5 settembre 2023. A chi di dovere si fa notare la situazione di mio padre nella difficoltà del viaggio ma ci viene consigliata a nostro carico l’utilizzo di un ambulanza, a malincuore optiamo per un trasporto in macchina. Vieste dista da Foggia circa 100 km, nei primi 40 si affronta una strada tortuosa e insidiosa: tempo di percorrenza minimo un’ora e venti senza intoppi, a tutto questo bisogna aggiungere il ritorno, quindi circa 200 Km per avere riconosciuto un diritto».
«Dopo un viaggio estenuante per mio padre, ci rechiamo presso la struttura del CTU a Foggia, immediatamente rileviamo delle inadeguatezze: davanti a noi una rampa di scale per accedere ad un ascensore nel quale mai avremmo potuto mettere la sedia a rotelle con mio padre, studio del CTU al primo piano. Facciamo notare le difficoltà nel far salire mio padre, e di tutta risposta, con una disumanità senza precedenti, ci viene fatto notare che non è un problema del CTU, che non è suo compito “visitare” un malato nel portone e che se mio padre non fosse salito nel suo ufficio, avrebbe notificato la cosa al giudice per mancato controllo. Dopo tante peripezie raggiungiamo quindi il primo piano costringendo papà a sforzi disumani, utilizzando addirittura una sedia per spostarlo, “gentilmente” offertaci dal CTU e quando per l’ennesima volta facciamo notare il disagio della struttura per casi simili, veniamo aggrediti verbalmente e con velata minaccia, perché ebbene sì, un diritto del malato viene fatto passare come una cortesia personale a cui bisogna prostrarsi per il favore ricevuto».
«Rientriamo a casa frustrati, umiliati e con la morte nel cuore. Allora io mi chiedo: possibile che nel 2023 possano ancora accadere cose simili? Possibile che per avere riconosciuto un diritto si costringe un malato, un anziano, un disabile a viaggi estenuanti e della speranza per raggiungere strutture totalmente inadeguate e con personale privo di di umanità ed empatia, messo lì con il solo scopo di dare o non dare lasciapassare? Possibile che uno uomo come mio padre, e sicuramente tanti altri, che riceve la riabilitazione a casa perché in difficoltà a muoversi non possa ricevere un controllo a casa affinché venga verificata la sua reale situazione? Possibile che gente onesta e bisognosa, debba pagare lo scotto di tanti anni di incuria in cui si sono distribuiti soldi senza controlli appoggiando logiche clientelari e favoritismi vari? Spero che chi di competenza possa una volta per tutte venire incontro alle tante famiglie bisognose che oltre al dramma della malattia vivono la tragedia dei disservizi e le umiliazioni per ciò che dovrebbe essere un diritto».