La protesta

Foggia, l'urlo dei 100 migranti da Borgo Mezzanone: «Chiediamo moduli abitativi»

La manifestazione davanti al Cara stamattina, a Borgo Mezzanone forze dell’ordine per monitorare la situazione

FOGGIA - «Non usciremo da qui fino a quando non entreremo nei moduli abitativi», così il comitato di migranti richiedenti asilo che da questa mattina sta protestando davanti al Cara di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. I manifestanti, gran parte di lavoro impegnati come braccianti agricoli delle campagne del Foggiano, sono all’interno del campo realizzato due anni fa dalla Regione Puglia con moduli abitativi che non sono ancora disponibili. Sul posto ci sono le forze dell’ordine che stanno monitorando l'evolversi della protesta avviata da un centinaio di migranti che minaccia di «non uscire dal campo fino a quando non otterremo l’ingresso nelle abitazioni, e questo deve avvenire nell’immediato».

«Il governo ha destinato più di 53 milioni dei fondi del Pnrr al comune di Manfredonia per l’eliminazione del ghetto di Borgo Mezzanone e per trovare soluzioni abitative alternative per i lavoratori agricoli. A gennaio è stato firmato l’accordo per il progetto, che però - sottolineano i migranti - ripete il solito copione e propone soluzioni inaccettabili: da un lato realizzare "foresterie" (cioè nuovi campi), dall’altro riadattare le borgate della bonifica o della riforma agraria».

«Vogliamo le case, non ci danno neanche i containers. Siamo le persone che abitano nel «ghetto» di Borgo Mezzanone. Alcuni di noi vivono qui da tempo, altri sono arrivati da poco. Molti di noi lavorano in agricoltura, e da anni ci organizziamo in autonomia per avere una vita migliore. Siamo scesi in strada tante volte, abbiamo alzato la voce e trovato il modo per farci ascoltare, perché non accettiamo che la nostra vita dipenda da un documento».

E’ la protesta di circa 100 migranti, di un comitato spontaneo ed autorganizzato, che vivono e lavorano tra le campagne della provincia di Foggia che questa mattina hanno deciso di manifestare davanti al Cara, il centro di accoglienza per richiedenti asilo, costruito nel 2005, nel quale si trova anche la sede della Commissione Territoriale per il diritto di asilo, a Borgo Mezzanone.
«Non è giusto essere sfruttati mentre molti - aggiungono - fanno i loro interessi e si arricchiscono alle nostre spalle: i padroni, chi costruisce i campi dove viviamo, chi li gestisce, chi decide le politiche migratorie e spesso anche le organizzazioni che dovrebbero difenderci, come i sindacati». «La vita nei centri di accoglienza e nei campi di lavoro non è la vita che vogliamo - continuano - tantomeno se dobbiamo vivere nelle tende o nei container, che non sono case vere, ma solo strutture precarie che arricchiscono chi le costruisce e chi le gestisce, dove non siamo liberi e veniamo isolati».

Oltre ad una casa i migranti in protesta chiedono a Regione, prefetto e governo «l'apertura immediata dei nuovi container per le persone che ne hanno necessità, che la commissione territoriale riduca i tempi di attesa a chi fa richiesta di protezione, considerando le condizioni di vita e di lavoro che da anni - concludono dal comitato - siamo costretti a sopportare e chiarezza sui tempi e le modalità di realizzazione del progetto Pnrr».

«Anche questa volta i responsabili istituzionali di questo sistema di precarietà sono riusciti a fare muro davanti a chi avrebbe diritto ad una casa e non riesce nemmeno ad entrare in un container; a chi spaccandosi la schiena fa andare avanti l’economia di un Paese intero, rischiando tra l'altro di morire di lavoro ogni giorno, come è successo il 7 agosto nel ghetto di Rignano, dove un lavoratore maliano, Famakan Dembele è morto di fatica dopo una giornata di lavoro. Il vostro silenzio non ci spaventa, noi andiamo avanti». E' quanto dichiara in una nota, a margine della protesta di ieri, il comitato dei migranti di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. Una mobilitazione che ha riguardato decine di migranti impiegati come braccianti nelle campagne del Foggiano e che si è svolta davanti al Cara, il centro di accoglienza per richiedenti asilo, nel quale si trova anche la sede della Commissione Territoriale per il diritto di asilo, a Borgo Mezzanone.

Migranti che hanno avanzato precise «richieste» ieri, tra cui "un cambiamento reale delle politiche migratorie che lasciano sempre di più migliaia di persone senza documenti, a partire dalle disposizioni dell’ultimo decreto Cutro, e soluzioni abitative per tutte le persone che abitano il ghetto di Borgo Mezzanone, anche alla luce dei recenti incendi che continuano a distruggere le case e gli effetti personali»

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