Dal blitz alla sentenza
Mafia del pizzo a Foggia: 28 condanne per oltre due secoli di carcere
Concluso il processo ai criminali che hanno seminato bombe e terrore
FOGGIA - S’è concluso con 28 condanne a complessivi 203 anni, 1 mese e 20 giorni di carcere con pene oscillanti da 2 a16 anni, e una sentenza di non luogo a procedere per morte del 29° imputato, il processo di primo grado a 29 dei 42 imputati del processo “Decima bis” alla mafia del pizzo. La sentenza è stata pronunciata ieri pomeriggio dal gup di Bari Valeria Isabella Valenzi al termine del giudizio abbreviato che ha comportato lo sconto di un terzo della pena; per altri 13 foggiani si sta celebrando il processo con rito ordinario davanti al Tribunale di Foggia. Tra i condannati ci sono anche 4 collaboratori di Giustizia: i foggiani Alfonso Capotosto, Giuseppe Folliero e Carlo Verderosa e il sammarchese Patrizio Villani, quest’ultimo pentitosi a processo in corso; hanno beneficiato degli sconti di pena previsti per i pentiti, venendo condannati a pene da 2 a poco più di 3 anni.
Chiesti 259 anni di carcere - l pm della Dda lo scorso 28 febbraio al termine della requisitoria chiesero 29 condanne per 259 anni di reclusione. La pena più alta - 16 anni come da richiesta dei pm - inflitta a Pasquale Moretti, riconosciuto colpevole di mafia quale capo dell’omonimo clan, usura e estorsione: è il figlio dello storico boss della “Società” Rocco, e padre di Rocco junior che è stato condannato ieri a 10 anni per mafia, sia pure con esclusione del ruolo di organizzatore. Non luogo a procedere per l’altro boss coinvolto nell’inchiesta, Federico Trisciuoglio ex capo del can Trisciuoglio/Tolonese, deceduto il 5 ottobre scorso a 69 anni dopo una lunga malattia; nel febbraio scorso la Dda ne chiese la condanna a 17 anni e 4 mesi per mafia, 4 estorsioni e 3 tentativi di estorsione; una perizia medica accertò successivamente la sua incapacità a partecipare coscientemente al processo, per cui il 14 luglio il gup revocò i domiciliari, lo rimise in libertà e stralciò la sua posizione da quella dei 28 coimputati.
Nel blitz 44 arresti - L’inchiesta “Decima bis” di squadra mobile e carabinieri coordinata dalla Dda, tra il 16 novembre e fine dicembre 2020 portò all’emissione di 44 ordinanza cautelari: un presunto mafioso (è tra i 13 imputati del processo in corso a Foggia) è ricercato dal giorno del blitz di novembre di due anni fa. Dai 45 indagati iniziali destinatari dell’avviso di conclusione indagini notificato ad aprile 2021, si arrivò nel giugno successivo alla richiesta della Dda di rinvio a giudizio di 44 persone (42 foggiani, un garganico, un cerignolano) perchè fu depennato il nome di un indiziato suicida in carcere. Il 4 novembre 2011 al termine dell’udienza preliminare fu prosciolto un dipendente del Comune di Foggia inizialmente arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, scarcerato dopo qualche settimana con l’accusa poi caduta anche davanti alla Cassazione; venne inoltre dichiarato il non luogo a procedere nei confronti del cerignolano accusato di concorso in estorsione in quanto deceduto ad agosto; ci furono 13 rinvii a giudizio; e l’ammissione al rito abbreviato per altri 29 accusati.
Ben 23 estorsioni - I 41 attuali imputati di “Decima bis” sono accusati a vario titolo di 30 imputazioni per fatti avvenuti tra 2016 e 2020: associazione mafiosa quali affiliati alla “Società” (reato inizialmente contestato a 29 persone); 17 estorsioni e 6 tentativi di estorsione aggravati dalla mafiosità per i metodi utilizzati e per aver agito per agevolare la “Società”; 3 imputazioni di usura; 1 armi; 1 di turbata libertà degli indagati; e il duplice tentato omicidio dei fratelli Giuseppe e Fabio Trisciuoglio (figli dell’ex boss Federico) avvenuto la sera dell’8 settembre 2016 davanti all’autosalone delle due vittime, agguato collegato all’ultima guerra tra il clan Moretti/Pellegrino/Lanza e la batteria Sinesi/Francavilla che tra settembre 2015 e ottobre 2016 contò 10 agguati con 3 morti ammazzati e 11 feriti e/o illesi.