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Foggia, una seconda vita nella casa di Madre Teresa: 75 donne salvate dalla tratta

 
Redazione Foggia

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Foggia, casa accoglienza Madre Teresa di Calcutta

La struttura accoglie attualmente quattro giovani mamme nigeriane con i loro piccoli

Giovedì 02 Giugno 2022, 09:32

16:22

FOGGIA - C’è un pezzo di Foggia nella campagna di comunicazione «8xmille» della Conferenza Episcopale Italiana. Quest’anno infatti la campagna fa tappa a Foggia per raccontare la realtà della Casa di accoglienza Madre Teresa di Calcutta, un porto sicuro per donne vittime di abusi, di uomini violenti e sfruttatori.

Ubicata presso la parrocchia di San Salvatore e ristrutturata con 30mila euro provenienti dai fondi 8xmille alla Chiesa cattolica, la struttura accoglie quattro giovani mamme nigeriane con i loro bimbi. Come Loveth, che si è presentata presso la casa quando era incinta di 6 mesi, perché aveva sentito parlare delle attenzioni e degli aiuti che la Caritas di Foggia da sempre rivolge ai ragazzi stranieri. Oggi il piccolo Alessandro ha un anno ed è stato battezzato da Don Carmelo, il nuovo parroco della parrocchia di San Salvatore. Quando è arrivata, Loveth ha raccontato una storia di violenza: il compagno, anch’egli nigeriano, la costringeva a prostituirsi ma, una volta rimasta incinta, per amore di se stessa e della creatura che portava in grembo, ha deciso di uscire dal giro della prostituzione, allontanandosi dall’uomo. La ragazza, che in poco meno di un anno ha imparato l’italiano, seguirà a breve un corso da aiuto cuoca che prevede un successivo inserimento presso uno dei ristoranti in contatto con la Caritas di Foggia.

«Il progetto della Casa delle Donne è nato dall'esigenza di fare fronte alle richieste di tante ragazze straniere – spiega Giuseppina Di Girolamo, direttrice della Caritas di Foggia - che venivano a chiederci aiuto. Tante donne che si ritrovavano a vivere per strada perché rifiutavano di essere sottomesse agli uomini che le sfruttavano. Per garantire loro un aiuto concreto, nel 2016, abbiamo deciso di aprire questa casa e, grazie al contributo dell'8xmille alla Chiesa cattolica, siamo riusciti a recuperare tantissime giovani dando loro la possibilità di aspirare ad un futuro migliore». Dopo un colloquio con il Centro Ascolto viene offerto loro un piccolo alloggio, autogestito, nella struttura coordinata dalla Caritas. La struttura, che in sei anni ha accolto 75 donne con 16 minori, è coordinata da otto operatori coadiuvati da cinque giovani del servizio civile che insegnano l’italiano ai bambini e li intrattengono con attività didattiche e ludico-ricreative. Anche le mamme sono sostenute dalle volontarie che si occupano, insieme alla responsabile del progetto, di istruirle e di coinvolgerle nella gestione della casa per tenere puliti ed in ordine tutti gli ambienti. Qui vengono aiutate a reinserirsi nella società e nel mondo lavorativo.

«Quando parlo di Loveth e Aisha mi emoziono sempre un po’ – spiega Khady operatrice alla Casa d’accoglienza - perché sono due ragazze che non mi hanno raccontato subito la loro storia, anche se io la potevo soltanto immaginare. Non gli ho mai chiesto niente ma sono state loro stesse ad aprirsi con me, piano piano, affidandomi la loro vita e questo mi fa sentire anche molto responsabile. Quando le vedo sorridere sono felice perché loro hanno sempre pianto». La Casa è il luogo ideale dove poter crescere in sicurezza il proprio bambino; la permanenza è garantita anche per periodi lunghi, fino a quando la giovane mamma non sarà ben integrata nella società. Grazie alle firme per l’8xmille alla Chiesa cattolica è stato possibile apportare sostanziali migliorie alla Casa come la ritinteggiatura completa delle stanze, l’acquisto di mobili, elettrodomestici e biancheria. Il contributo ha permesso, inoltre, di sollevare la parrocchia San Salvatore dalle spese di gestione che, in precedenza, erano interamente a suo carico.

«È un’iniziativa a cui teniamo molto - conclude Giuseppina Di Girolamo - perché è uno spazio pieno di vita e, quindi, di speranza. Alcune ragazze hanno partorito durante l’accoglienza, altre, dopo aver superato la fase critica iniziale, hanno trovato un’occupazione che ha consentito loro di iniziare un percorso di autonomia. La Chiesa diocesana cammina vicino a queste donne, che meritano una nuova vita».

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