Manfredonia - Omofobia: l'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e della bisessualità, è sempre pronta a colpire. Comportamenti ingiustificati che ammorbano ancora più il dibattito sempre più vivo sull’argomento. Morbo che ora trova nuovi proseliti in una gang di bulli che ha preso di un musicista omosessuale divenuto bersaglio di epiteti e anche bottiglie mentre stava camminando.
«Stavo passeggiando sul lungomare di Manfredonia - commenta la vittima -, avevo il cellulare in mano ed improvvisamente, dall’alto, mi è arrivata una bottiglia di birra e poi ho sentito una serie di insulti omofobi. La bottiglia mi ha sfiorato il naso. Allora mi sono preoccupato temendo che una di quelle bottiglie potesse colpirmi e farmi del male». E’ il racconto di Fabio Trimigno, di 43 anni, musicista che lo scorso 18 maggio è stato il bersaglio del lancio di quattro bottiglie e di insulti omofobi. Il giovane fortunatamente è rimasto illeso.
«Dopo la prima bottiglia ho chiamato la polizia al “113” - racconta Fabio Trimigno - poi dall’alto ne è arrivata una seconda. Allora ho richiamato la “volante” per sollecitare i soccorsi. A quel punto mi sono arrivate altre due bottiglie. Momenti davvero difficili».
Trimigno il giorno seguente si è presentato con il suo legale al commissariato di polizia del centro sipontino per sporgere denuncia, quanto basta per avviare ufficialmente le indagini su un gesto che ha subito indignato l’opinione pubblica.
Agli inquirenti di viale Di Vittorio il musicista ha riepilogato quanto accaduto fornendo dettagli importanti per dare un nome e un volto agli aggressori.
Ancora una volta di fondamentale importanza saranno le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona che insiste sul lungomare dove è avvenuta l’aggressione ai danni di Trimigno. Ce ne sono diverse e sicuramente potranno fornire indicazioni importanti agli investigatori per dare un nome e un volto agli assalitori del musicista. «Ora gli agenti stanno visionando le immagini delle telecamere di sicurezza per cercare di identificare gli autori - aggiunge -. Ho notato un gruppo di ragazzini ma tra cappellini e mascherine non sono riuscito a capire chi fossero. Inoltre l’aggressione era proprio indirizzata a me perché mi hanno chiamato per nome». La vittima non lo ha detto ma sembra strano che nessuno presente in zona sia intervenuto per evitare il linciaggio morale e anche fisico nei confronti del musicista. Un comportamento di omertà, che, se acclarato, getta nuove ombre sul modo in cui questa problematica viene affrontata.
Trimigno è molto conosciuto nella sua comunità, soprattutto per la sua attività di musicista. È il marito Roberto: già dieci anni fa avevano subito un’aggressione fisica. Anche allora momenti di paura e scoramento per una reazione che non cambia nonostante il trascorrere degli anni.
Magari cambiano i protagonisti - l’imbecillità non ha età - ma non mutano i comportamenti irrazionali come quelli legati all’omofobia. Non è la prima volta che accade: il 3 aprile scorso un giovane trans foggiano residente a Bologna, Andrea, insieme al suo compagno subì un’aggresione omofoba a Parco San Felice, a Foggia. Anche in quell’occasione una valanga di insulti contro la coppia, “rea” di passeggiare al loro cospetto nell’area verde. In quell’occasione ad agire un manipolo di giovani, sui 20 anni. Solo il sangue freddo delle vittime evitò il peggio e ai due ragazzi non rimase altra scelta che denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine.