L'inchiesta
«Gli altri comprano? E io rubo», la politica a scrocco di Iaccarino
Dopo gli arresti al Comune di Foggia e le perquisizioni: così parlava l'ex presidente del Consiglio Comunale «pistolero»
«Mo tengo la possibilità di rubarmi 600 euro dal Comune e mo mi devi rompere i c... C’è la gente che va a comprarli e io li vado a rubare». Una considerazione captata dagli investigatori che la dice lunga sull’idea di gestione della cosa pubblica che aveva Leonardo Iaccarino, l’ex presidente «pistolero» del Consiglio comunale di Foggia in carcere dal 30 aprile con le accuse di corruzione, tentata induzione indebita e peculato.
Iaccarino si è fatto conoscere con il video postato su Facebook in cui festeggiava Capodanno sparando dal balcone di casa con una pistola a salve. Ma, a quanto pare, era il minimo. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip Antonio Sicuranza pone l’accento sulla «serialità» delle condotte penalmente rilevanti del vigile del fuoco 44enne, definendolo un vero e proprio «deus ex machina di quello che appare essere un sistema di metodico asservimento ai propri interessi personalistici».
«Basta che facciamo sempre cambio... Tu mi chiedi un favore e io te ne chiedo subito un altro»: un meccanismo ormai rodato, quello del do ut des, al quale Iaccarino avrebbe ispirato la sua «disinvolta» - per usare le parole del gip - condotta politica. A cominciare dalla mazzetta di 5mila euro ricevuta dall’imprenditore Francesco Landini ( anche lui indagato e sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Iaccarino e Giuseppe Melfi, ex impiegato addetto alla masseria agricola comunale Gentile, si sarebbero adoperati per agevolare la liquidazione di una fattura di 26mila euro in favore di un’azienda di fitofarmaci riconducibile ad una parente di Landini. Secondo la Procura, i due pubblici ufficiali (Melfi per questo avrebbe intascato 4mila euro) hanno influenzato gli uffici comunali per far sì che l’istanza di liquidazione fosse collegata ad una determinazione di spesa datata 6 giugno 2019, che invece autorizzava l’acquisto di fitofarmaci per un importo di 6.800 euro. «Se io sono un affarista nato, io vivo di affari», dice Iaccarino. Ma «l’affare» in cui è coinvolto anche il consigliere di maggioranza Antonio Capotosto - ai domiciliari - non va in porto. Oltre al danno la beffa, visto che costa a entrambi l’accusa di tentata induzione indebita (la vecchia concussione). Al centro c’è il debito fuori bilancio di circa 400mila euro in favore della cooperativa sanitaria «San Giovanni di Dio», somma che doveva essere erogata in seguito ad una deliberazione consiliare per la quale i due avrebbero chiesto 20mila euro. «Qua la zuppa la prendiamo», dice emblematicamente il consigliere di maggioranza al suo presidente.
C’è poi un capitolo dell’ordinanza intitolato «i delitti seriali di peculato». Denaro pubblico che Iaccarino avrebbe utilizzato per scopi privati. Come gli 850 euro di decori natalizi destinati alla moglie e alla sorella, i 525 euro spesi da Euronics (due cartucce per stampanti, due mouse, casse acustiche, una stampante), i prodotti di cancelleria dal negozio Buffetti destinati ad una amica (pure lei indagata). A questi si aggiungono anche articoli a bassissimo costo: una tracolla porta computer, oppure due confezioni di carte da gioco. Nell’elenco anche testi scolastici per i figli, sette libri della saga di Harry Potter, due termoscanner e altrettante confezioni di gel igienizzante dalla farmacia fornitrice del Municipio.
L’inchiesta della Procura dauna potrebbe avere riflessi a tutti i livelli della politica. Iaccarino è cugino di Rosario Cusmai, coordinatore regionale di Italia in Comune e candidato alle Regionali di settembre. E proprio del suo parente parla Iaccarino con Melfi e Landini, annunciando che a breve Cusmai sarebbe diventato assessore regionale all’agricoltura: «Oh, mo te lo dico, inizia a accocchiare, che mo che fa l’assessore quello devi essere pronto. Faremo grandi cose, ma grandi... Se io ti dico una cosa che quello andrà a fare l’assessore all’agricoltura». Ma Cusmai non è stato eletto, e per il «cugino di...» il premio di consolazione è stata la nomina nello staff di Michele Emiliano per occuparsi di Enti locali a 30mila euro l’anno.
Un altro aspetto distintivo della personalità di Iacccarino - secondo il gip - è costituito dall’«essere particolarmente ritorsivo con chiunque abbia l’ardire di porsi sulla strada dei suoi interessi di natura economica». Emblematica l’intercettazione con alcuni colleghi Vigili del fuoco cui racconta di un accordo non andato in porto: «Ho parlato con lui e ho detto: mi fai mettere a me le macchinette, il distributore del caffè, l’acqua, quello, quell’altro..sì sì preventivo... Abbasso un po’ i prezzi..perchè io guadagno su quelle cose... Tu poi ci dai una mano per la caserma... Sì ho detto io... basta che facciamo sempre cambio. Vado a vedere e hanno messo le macchinette di un altro... “Possiamo mettere il semaforo?”, devi morire... Proprio così... “Puoi far mettere un po’ di asfalto?”, devi crepare».
IMPRENDITORE LANDINI NON RISPONDE AL GIP - Si è avvalso della facoltà di non rispondere Francesco Landini, l’imprenditore foggiano raggiunto il 30 aprile scorso dalla misura cautelare dell’obbligo di firma, nell’ambito dell’operazione che ha portato agli arresti di due consiglieri comunali della maggioranza, Leonardo Iaccarino e Antonio Capotosto (entrambi sospesi con un provvedimento del prefetto). Indagato, a piede libero, anche un ex dipendente comunale. Per tutti le accuse sono, a vario titolo, di corruzione, tentata induzione indebita e peculato.
«Siamo fiduciosi che Landini chiarirà la sua posizione - ha dichiarato il suo legale, Gianluca Ursitti - ma soprattutto siamo fiduciosi nel lavoro della magistratura». L’avvocato annuncia che farà ricorso al tribunale del Riesame.