FOGGIA - Meno grano da raccogliere quest’anno, scorte in diminuzione e dunque guadagni probabilmente più consistenti da mettere in conto: l’equazione trova la sua ragion d’essere nelle contrattazioni sospese di mercoledì scorso alla borsa di Foggia come accade quando ci sono all’orizzonte scenari in mutamento. Le quotazioni dei prezzi in leggero aumento nelle ultime sedute (30-31 euro al quintale, ma con alcune oscillazioni intorno alla metà di maggio) rispecchiano il clima di attesa e anche l’aria che tira tra gli operatori non tradisce i pronostici su un’impennata di prezzi. All’estero i segnali vanno in questa direzione già da un paio di mesi, ma ora ci si mette anche la “sitibonda” Capitanata ad accrescere le aspettative del mercato. Dunque agricoltori preoccupati, ma neanche più di tanto: meno si raccoglie, più il proprio grano se lo faranno pagare. O dovrebbero farselo pagare, poi in questi casi molto dipende dal potere contrattuale che s’instaura fra produttore e trader.
Settimana di raccolta in Capitanata, ormai le mietitrebbie sono visibili e in movimento in quasi tutte le zone dal Tavoliere al Subappennino. Non esaltanti i primi risultati sulla media di produzione a ettaro: «Siamo ampiamente sotto i 24-25 quintali», quello che dicono gli agricoltori.
La Cia Agricoltori vede al ribasso le previsioni pessimistiche consegnate dal presidente nazionale dei Cerealicoltori di Confagricoltura, Nicola Gatta, all’assemblea dei “Durum days” lo scorso 26 maggio: «Il calo di produzione potrebbe crollare fin sotto il 60%, più del doppio di quanto avevamo prudenzialmente ipotizzato alla vigilia della trebbiatura». «Erano stime persino ottimistiche quelle di qualche settimana fa - l’analisi di Michele Ferrandino, presidente provinciale della Cia - gli effetti catastrofici della siccità, combinata con le gelate di marzo, hanno fatto il resto. Com'era prevedibile - aggiunge - il grande freddo ha danneggiato alcuni raccolti nella fase antecedente la spigatura. La produzione risente fortemente dei cambiamenti climatici. A macchia di leopardo, a seconda delle zone, si potrebbero registrare vertiginosi cali».
Le mietitrebbe sono in campo negli areali di Lucera, Troia, Manfredonia, San Severo e zone limitrofe nel Tavoliere, principale piazza cerealicola d'Italia e leader nazionale nella produzione. La prossima settimana si proseguirà sui campi del Subappennino interno, dove il grano matura verso metà o fine di giugno complici le temperature più fresche di quelle zone. Le previsioni di raccolto non superano i 5-6 milioni di quintali in Capitanata (pari a circa il 20% della produzione nazionale), ma sono stime ottimistiche. Gli agricoltori sono preoccupati dai costi di produzione quest’anno aggravati dalla pandemia: «C’è stato un aggravio di spese per le aziende - dice Ferrandino - a cominciare dall'applicazione del protocollo di salute e sicurezza sul lavoro in agricoltura. È un fattore che non può non essere tenuto debitamente in considerazione».
Per questo i segnali in arrivo dal mercato aprono prospettive di cassa incoraggianti per chi riuscirà a non vendere troppo presto le scorte, aspettando tempi migliori. «Considerato che le scorte a livello mondiale si stanno riducendo e in ragione della produzione ridimensionata, ci aspettiamo che i prezzi siano remunerativi per i produttori - afferma a tal proposito il presidente regionale Cia Puglia Raffaele Carrabba - vigileremo sul rischio di importazioni selvagge e relative speculazioni dietro l'angolo, in un mercato fortemente condizionato anche dall'emergenza Covid, nonostante la filiera abbia retto bene».