nel Foggiano
Lucera, bomba esplode davanti a negozio per bambini non ancora inaugurato: indagano i cc
Un attentato dinamitardo ha danneggiato la saracinesca dell'attività
Una bomba è stata fatta esplodere la notte scorsa davanti alla saracinesca del negozio 'Baby Fashion' di via Porta Foggia a Lucera, nel Foggiano. La deflagrazione ha danneggiato la saracinesca dell’attività commerciale che aprirà al pubblico nei prossimi giorni. L'attentato è stato compiuto poche ore prima dell’inaugurazione della nuova sede della Dia a Foggia che avverrà stamani alla presenza della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
Sul luogo dell’attentato dinamitardo sono intervenuti i carabinieri che hanno acquisito le immagini delle telecamere di sicurezza della zona. Il titolare, ascoltato dai militari, non ha fornito utili elementi investigativi.
LAMORGESE: SEDE DIA SEGNALE IMPORTANTISSIMO - Contro la mafia foggiana che cerca nuovi assetti organizzativi e che emulando la 'ndrangheta mostra di avere mire espansionistiche, lo Stato reagisce con forza e apre a Foggia la sede della Direzione investigativa antimafia (Dia) dove vi lavorano da oggi una ventina di uomini. E’ stato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ad inaugurare il centro che sorge nella caserma Miale. Una visita che è stata salutata con l’ennesimo attentato dinamitardo ai danni di un negozio di abbigliamento pronto per l’inaugurazione a Lucera, ad una ventina di chilometri dal capoluogo dauno.
«Ho parlato con il prefetto di Foggia Raffaele Grassi - spiega il capo del Viminale - e credo che il segnale che abbiamo dato oggi sia importantissimo perché l’apertura di una sezione della Dia in così poco tempo e con un organico già ben definito sia un segnale concreto della presenza Stato». «Tutto questo, in tempi così ravvicinati - aggiunge - non sarebbe stato possibile senza la sinergia che c'è in questo territorio». Un territorio che la mafia vuole sfregiare seminando paura nella popolazione e creando un’area di potere che mira a contaminare anche alcune amministrazioni locali. L’allarme, al riguardo, lo ha lanciato la Dia nell’ultima relazione semestrale al Parlamento. Viene spiegato che «anche in provincia di Foggia si sta consolidando un’area grigia, punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e apparati della Pubblica amministrazione. Una 'terra di mezzò dove affari leciti e illeciti tendono a incontrarsi, fino a confondersi». Lo scioglimento dei Consigli comunali di Monte Sant'Angelo, Mattinata, Manfredonia e Cerignola sono «indicativi di questa opera di contaminazione».
Sulle infiltrazioni mafiose e sulla lotta ai clan sono al lavoro la Procura di Foggia e la Dda di Bari assieme alla prefettura e alle Forze di Polizia. «Qui abbiamo mandato 91 uomini - dice il ministro -, quindi abbiamo operato in maniera concreta con un numero elevatissimo di forze di polizia. Statisticamente parlando è di molto sceso il numero dei reati verificatesi nell’ultimo periodo». Ma c'è un problema. «Il problema di questo territorio - rileva Lamorgese - sono sempre le denunce che sono troppo poche. Anche su quello lavoreremo: ci sarà un cambio di rotta». E annuncia che il 10 marzo tornerà a Foggia per l’inaugurazione dell’anno accademico «perché ritengo importante la presenza del Ministro dell’Interno che possa parlare ai giovani di legalità in questo territorio. Tutti operiamo per il bene di questo paese e Foggia e i suoi cittadini hanno il diritto di esercitare i propri diritti di libertà».
Al ministro fa eco il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, che esulta per l’inaugurazione del centro Dia: «La volontà dello Stato di combattere le mafie - sostiene - non viene mai meno. Anzi, la risposta è sempre più determinata ed efficace». L’attenzione su Foggia resta dunque alta dopo gli attentati dinamitardi compiuti in città a cominciare da quelli del 3 e del 16 gennaio scorsi. Nel primo caso è stato fatto esplodere un ordigno sotto l’auto di Cristian Vigilante, nell’altro è stata fatta deflagrare una bomba davanti ad un centro diurno per anziani gestito da Luca. I due fratelli, testimoni in un processo contro una banda di estorsori che essi stessi hanno denunciato, sono sottoposti a misure di protezione personale.