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Foggia, grano duro biologico è garanzia per i consumatori

 
Massimo Levantaci

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Massimo Levantaci

Una fase dei «Durum days», l'appuntamento che ha radunato a Foggia operatori del settore cerealicolo

Una fase dei «Durum days», l'appuntamento che ha radunato a Foggia operatori del settore cerealicolo

Il mercato si sta differenziando perché sono i consumatori a chiedere prodotti alternativi come la pasta integrale, gluten free, di grano duro biologico e altro

Venerdì 18 Maggio 2018, 19:19

FOGGIA - «Durum days» confermano la centralità della Capitanata quando si parla di grano duro biologico. La seconda edizione del forum internazionale ha evidenziato soprattutto la capacità degli operatori locali di fare massa critica e di poter incidere sulle dinamiche di mercato se solo riuscissero a parlare sempre con un’unica voce quando ci sono interessi collettivi in gioco. Dopo questa edizione, infatti, possiamo forse dire che la candidatura di Foggia a ospitare la Cun del grano duro si è rafforzata dopo il via libera di tutte le organizzazioni agricole avvenuto quasi in simultanea: la Coldiretti, pur non partecipando ai “Durum Days”, si era infatti pronunciata martedì scorso sull’argomento e il giorno successivo la posizione è stata ribadita da Confagricoltura, Cia, Copagri e Alleanza delle cooperative.

L’approfondimento tra produttori, analisti e ricercatori ha messo a nudo anche un sistema di certificazioni legato alla pasta che rischia di risultare inefficace se accompagnato dalla retorica allarmistica cavalcata da alcuni gruppi e associazioni negli ultimi due, tre anni. Ne ha parlato il presidente di Aidepi, Riccardo Felicetti, connotando così il calo dei consumi del 7% sul mercato nazionale. Timori confermati da Pasquale De Vita, primo ricercatore del Crea (il centro ricerche per l’agricoltura di Foggia), che abbiamo ascoltato ieri a margine della seconda giornata dei “Durum days”. «Non dovremmo mai dimenticare - dice De Vita rispondendo alle nostre domande - che la pasta si fa con la semola e con l’acqua qualunque sia la composizione del grano da cui proviene. Certo, il grano è importante e noi lavoriamo continuamente perchè la ricerca ne migliori la qualità. L’attacco sconsiderato al glutine in questi anni, le notizie allarmistiche sulla salubrità di quello che è il principale alimento della dieta mediterranea hanno certamente spaventato i consumatori».

Ma per riportare le lancette indietro bisognerebbe che cambiassero gli scenari. Il grano è una commodity, al centro di interessi globali.
«Il grano è soprattutto la passione quotidiana di tanti nostri contadini a coltivarlo sempre meglio. In provincia di Foggia questa passione si traduce da quasi un secolo in 230 mila ettari di superficie coltivata, rimasta immutabile a se stessa. Anche quest’anno che l’Istat segnala un calo delle superfici dell’1,8% su tutto il territorio nazionale, in provincia di Foggia non ci saranno oscillazioni di alcun tipo».

Il mercato però suggerisce agli agricoltori di cambiare sementi e produzione, quante volte abbiamo sentito l’industria lamentarsi?
«Non dobbiamo generalizzare, ormai più della metà degli ettari coltivati in Capitanata è di grano duro biologico. I contratti di coltivazione si estendono ormai su oltre 100mila ettari. Abbiamo oltre la metà della produzione granaria in provincia di Foggia certificata e tracciata. Questo vuol dire che il mercato qui da noi è diventato maturo e può competere con chiunque».

Come considera le parole di Felicetti: “per risollevarsi non basteranno le innovazioni di prodotto”?
«Il mercato si sta differenziando perché sono i consumatori a chiedere prodotti alternativi come la pasta integrale, gluten free e altro. Abbiamo nuove varietà, ma l’utilizzo di seme certificato diminuisce e questo può costituire un problema. Parliamo di 1,3 milioni ettari in Italia in queste condizioni. Il presidente di Aidepi non vuole che si criminalizzi la pasta e ne ha tutte le ragioni. Lo diciamo anche noi che siamo ricercatori, non ha alcun senso colpire il nostro prodotto di punta».

Questo dibattito sulla Cun come vede schierato il mondo della ricerca?
«Posso rispondere in base alla mia esperienza: questa è la provincia con la più avanzata tecnica colturale. Ci sono seri professionisti che lavorano per migliorare il prodotto, esiste una cultura del grano duro che si tramanda da generazioni. La scelta della sede della commissione unica sul prezzo risponderà anche ad altri requisiti, ma il Granaio d’Italia è questo da decenni e non credo che non se ne possa tenere conto».

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