il commento

Nell’epoca dei like nessuno dice più «buongiorno» e «grazie»

Nicola Quaranta*

La vicenda del gruppo «mia moglie» spiega perché nessuno ha più interesse a essere educato o a indignarsi per la maleducazione

Sono in aeroporto a Bari, nel bus che conduce all’aereo; è pieno. Osservo le persone. Hanno quasi tutti lo zaino sulle spalle, il telefono cellulare in mano e la testa china sul display. Con una mano si tengono alle maniglie durante il brusco tragitto verso l’aereo e con l’altra gestiscono il mondo dentro il telefono. Li ho guardati entrare nel bus, uno a uno, senza salutare nessuno, senza levare lo zaino dalle spalle, incuranti di tutto e tutti.

Purtroppo, nessuno più sente l’esigenza di dare e (soprattutto) ricevere un «buongiorno» appena entrati, nessuno si preoccupa di vedere chi ha accanto, di fronte o dietro, per rendersi utile rispetto ad una persona anziana, ad un bambino, ad una donna incinta, ad una signora (oramai sembra essere una eresia solo pensarlo).

Entriamo in aereo e nessuno saluta per primo lo steward che accoglie i passeggeri sull’uscio dell’aeromobile, molti neanche rispondo al benvenuto dell’equipaggio. Arrivo al mio posto, saluto i passeggeri seduti nella mia fila: su due già seduti; solo una ragazza risponde, spaesata perché uscita momentaneamente dal mondo social nel telefono, con evidente stupore per aver ricevuto un saluto da un estraneo, probabilmente.

Osservo gli altri passeggeri arrivare, nessuno offre un buongiorno agli altri, nessuno sembra, a dire, il vero pretenderlo. La sistemazione dei bagagli e il percorso del corridoio è un momento di pericolo per tutti coloro (come me) che hanno avuto il posto lato corridoio. Nessuno di quelli che mi ha urtato con lo zaino, ancora saldato sulle spalle, si è scusato; magari pochi se ne sono anche accorti. Ciascuno vive nel suo strettissimo mondo virtuale.

Il mondo reale, la convivenza sociale, l’educazione non interessa più, non si insegna più, non è più un esempio e modello di vita; anche chi la conosce non la ritiene più utile perché l’apprezzamento sociale non passa più dai comportamenti gentili ed educati tra le persone, ma dal numero dei social like che danno, ahimè , la misura dell’apprezzamento sociale.

Leggo, oggi, delle foto pubblicate sulla pagina Facebook «Mia Moglie», il gruppo social che aveva raggiunto 32 mila iscritti in cui gli uomini pubblicavano le foto delle consorti, e non solo, per raccogliere commenti e like. Cosa spinge militari, medici, avvocati, insegnanti, docenti universitari (sembrano essere queste alcune delle categorie individuate dalla polizia postale) a pubblicare foto intime della propria moglie se non l’indomabile voglia di essere apprezzati con centinaia o migliaia di like? Ecco perché nessuno più ha interesse ad essere educato e, ancora peggio, pochi sono rimasti coloro che si indignano di fronte alla maleducazione e all’indifferenza per il prossimo.

Viaggiamo tutti come bestie trasportate nei vagoni animali: ciascuno nel proprio mondo virtuale pensando solo al proprio destino. Ecco perché dare la precedenza prima di entrare in un bar, in Tribunale, al teatro, ovunque, è visto come un gesto inaspettato (e poco apprezzato), ecco perché ricevere molti like sulla foto intima della propria moglie è, invece, una esigenza psicologica di considerazione sociale.

Riscopriamo, invece, l’educazione, perché le buone maniere, lungi dall’essere una lista di inutili e desuete regole, non sono altro che continui gesti di attenzione verso le persone, sia quelle che amiamo, come gli amici, i parenti, ma anche verso semplici sconosciuti. Invito tutti, me compreso, a riflettere ogni istante della nostra giornata (a casa innanzi ai figli e ai genitori, al lavoro innanzi ai colleghi ai clienti e ai superiori, in viaggio con i passeggeri, negli alberghi con tutti coloro che si incontrano, a tavola, e anche al tavolo da gioco) su quanta considerazione diamo agli altri, su quanto siamo cortesi, su quanti «buongiorno» e «buonasera», «grazie» e «prego», «mi scusi» e «per favore», diciamo al giorno, a partire dalla prima parola, al risveglio, che si può dire a chi condivide con noi il letto e la vita: buongiorno amore.

*Avvocato

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