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Se in politica la reciprocità diventa «complicità», a pagare è solo Fantozzi
Reciprocità è ben altro. Qui si tratta di sgradevole complicità, che spesso concretizza reati di tipo associativo, con una pericolosa ricaduta nella formazione dei dati necessari alla IA
La reciprocità è un prezioso criterio che va, nel vocabolario comune, oltre quello dell’altruismo. Si estrinseca in un rapporto dinamico di parità sostanziale tra le persone, da svilupparsi nella medesima misura e nella stessa forma, tanto da esaltare le condizioni esistenti tra pari, destinati ad essere sempre davvero tali.
Il criterio della reciprocità, elevato ad un sacro e ineludibile principio, rappresenta una regola, solitamente codificata, e quindi scritta, rinvenibile prioritariamente in due ambiti primari generali: il diritto internazionale e le religioni, ove la reciprocità è sancita in tutti i testi dei credo. Quanto al diritto internazionale, inteso come regolativo dei rapporti sovranazionali, costituisce l’estensione di un diritto ad uno straniero di godere dei diritti civili e sociali riconosciuti al cittadino comune, sino ad estendersi a quella reciprocità tipica della regolazione dell’Unione Europea, di consentire allo straniero non eurounionale, per esempio, di acquistare un immobile allorquando ciò viene riconosciuto reciprocamente nel suo Paese di origine. Un principio che, sotto molti aspetti, andrebbe stimolato attraverso apposite politiche di reciprocità tendenti a stabilizzarlo ovunque, tale da costituire una modalità espansiva sia delle politiche di sviluppo che di rispetto della persona umana.
Il principio di reciprocità caratterizza i migliori aspetti di tutte le religioni. In esse è infatti scolpito il comandamento di «non fare ad altri ciò che non vorresti che altri facessero a te». Un principio generale di parità di trattamento richiesto ai rispettivi credenti finalizzato a generare seguaci di tutte le religioni ispirati alla eguaglianza di fronte al riferimento del credo e al rispetto reciproco. Un principio ideale che andrebbe applicato nell’islam nei confronti della donna, tanto da renderla destinataria/beneficiaria degli effetti di trattamenti reciproci.
Diversamente, è da considerarsi invece un fattore molto negativo il modello di reciprocità «politica». Meglio, in uso tra politici decisori. Quella divenuta una consuetudine distorta a mera utilità privata. Un criterio inteso come introduttivo di un rapporto quasi di affinità che rende di pari interesse gli appartenenti anche a coalizioni contrarie. In buona sostanza, è d’uso che chi succede al succeduto, nella gestione della PA pretende che lo stesso rispetto, seppure indebito, riconosciuto al vinto avvenga in suo favore anche a cura del suo successore nella medesima misura. Ciò nella successione delle cariche politiche, specie di gestione di Regioni ed enti locali. Ma esteso altresì alle cosiddette partecipate. Questo è un modello che, in presenza di malagestio reiterate nel tempo, genera dei grandi guai al Paese, a fronte dei quali - è convinzione comune - a pagare rimane solo il rag. Ugo Fantozzi.
Le esperienze in tal senso non si contano. Basta vedere la grazia che la politica ha destinato a se stessa e alla dirigenza complice a seguito della quale si registra una eluzione processuale di massa degli imputati di abuso d’ufficio, espulso dal codice penale e buttato alle ortiche. Ma la reciprocità «politica» causa ben altro: mette insieme le distinzioni storiche, ideologiche o meno, perché si adeguino tutte al silenzio, funzionale ad evitare le conoscenze delle malefatte e le valutazioni di esse anche da parte del Giudice chiamato a decidere.
Al riguardo, basta vedere la vicenda dei falsi in bilancio (ideologici) nella sanità laziale per centinaia di milioni di euro, scoperti dalla Corte dei conti nella parifica del rendiconto regionale laziale del 2022, nei confronti dei quali non ci sarà, verosimilmente, alcuno a pagare pegno penale. In proposito, l’obiettivo è tuttavia puntato sulla Sezione di controllo del Lazio che, si suppone intervenga duramente sul danno erariale prodotto dalle Asl coinvolte nel mettere terra un siffatto escamotage elusivo di proporzioni quasi miliardarie. Ciò in naturale coerenza e conseguenza delle eccezioni mosse sul rendiconto consolidato della Regione 2022.
Una pessima consolidata abitudine, quella del «rispetto» reciproco, che ha fatto persino diventare le relazioni di inizio e fine mandato dei sindaci degli inutili adempimenti voluti dal legislatore per rendere trasparenti le consiliature dei Comuni. Ma soprattutto, per fare esercitare agli elettori il corretto controllo democratico di quanto fatto dal loro eletto per salvaguardare il predecessore piuttosto che riparare l’errato e non subirne passivamente le conseguenze negative. Ciò accade spesso nella formulazione dei bilanci, che rappresentano di frequente la prova delle incombenze eluse, degli escamotage, cui si fa soventemente ricorso, delle compilazioni maccheroniche delle contabilità costituenti le impronte digitali dei responsabili delle frequenti crisi degli enti locali.
Reciprocità è ben altro. Qui si tratta di sgradevole complicità, che spesso concretizza reati di tipo associativo, con una pericolosa ricaduta nella formazione dei dati necessari alla IA, in imminente subentro nell’esercizio delle politiche e gestioni locali.