Dopo il voto
Bari feudo della sinistra, Lecce va a destra: così cambia la Puglia
A Bari, sindaco del centrosinistra Vito Leccese, a Lecce sindaca del centrodestra Adriana Poli Bortone. Stravince Leccese con il 70,28%, vince Poli Bortone con il 50, 69%, con un finale ricco di suspense
A Bari, sindaco del centrosinistra Vito Leccese, a Lecce sindaca del centrodestra Adriana Poli Bortone. Stravince Leccese con il 70,28%, vince Poli Bortone con il 50, 69%, con un finale ricco di suspense. Per soli 643 voti di distacco da Salvemini risale, come inquilina, la scalinata di Palazzo Carafa.
Vito Leccese al ballottaggio ha avuto il notevole contributo di Michele Laforgia, la cui candidatura a sindaco aveva avuto una buona performance elettorale, ma era arrivato terzo : primo Vito Leccese e secondo Fabio Romito, leghista da riporto e candidato a sindaco del centrodestra. Vale la pena fare una riflessione, in generale, sul centrodestra, la cui forza elettorale non esprime una classe dirigente locale attrattiva e competitiva rispetto a quella del centrosinistra. Fatto sta che nei sei capoluoghi di Regione, in cui si è votato, l’affermazione del centrosinistra è stata netta senza ombra di dubbio. Bisogna dire altrettanto che il centrodestra regge grazie alla popolarità di Giorgia Meloni.
A Bari, non c’è stata partita, di là dallo sforzo del centrodestra, mobilitando mezza compagine di governo e l’impegno diligente del giovane, ma già navigato, Fabio Romito. Venti punti di distacco da Leccese non sono una bazzecola. Nulla avrebbero potuto fare il centrodestra e Romito contro la potenza di fuoco di quattro esperti artiglieri: Decaro, Emiliano, Laforgia e Leccese. Per arrivare alla loro vittoria così dirompente, si è visto di tutto e di più. L’inchiesta «Codice interno» della procura di Bari che portò 130 arresti, per mafia. Tra questi c’erano nomi di politici: l’ex consigliere regionale Olivieri e la moglie Maria Carmen Lorusso, oramai ex consigliere comunale eletta nelle fila del centrodestra e poi passata al centrosinistra. Motivo per cui, si è mosso il ministro dell’Interno che ha nominato una commissione di accesso per verificare l’ipotesi di scioglimento del Comune di Bari, per infiltrazioni mafiosi. Non finisce qui. Perché dopo qualche giorno una nuova inchiesta, sempre della procura di Bari, ha portato alla luce un sistema di voti comprati a 50 euro e pagati a elettori schedati in elenchi buoni per ogni evento elettorale. Tra gli indagati c’è Anita Maurodinoia, assessora ai Trasporti della giunta regionale, che si è dovuta dimettere.
Dalla giustizia alle elezioni. Per il centrosinistra, due candidature a sindaco. Leccese e Laforgia, che dopo tanto batti e ribatti, non hanno trovato un accordo per chi avrebbe fatto il candidato a sindaco, dopodiché, si passò alle primarie. Sennonché queste saltano, per via di Laforgia spalleggiato dal leader 5S Conte, entrambi preoccupati che venissero inquinate per la presenza al voto di «malacarni». Poi Conte issò la bandiera della questione morale con gli annessi e connessi, fino a fare la proposta del Patto della legalità inclusa la nomina di un nucleo di ispettori di prevenire il malaffare. Al che, Emiliano - suo malgrado - approvò e rimpastò la giunta con questo stigma. Alla fine, dopo inutili mediazioni e un terzo nome uscito dal cilindro di Vendola, il centrosinistra candidò a sindaco Leccese e l’area progressista Laforgia. Deli accadimenti del 24 giugno è stato innanzi detto.
A Lecce, Adriana Poli Bortone fu eletta a sindaco nel 1998 e ripete la vittoria nel 2002. Dopo diverse esperienze di ministro, di eurodeputata e di parlamentare nazionale, per la terza volta si è candidata, vincendo di misura sul candidato di centrosinistra, Carlo Salvemini, sostenuto dalla macchina da guerra della regione Puglia di Michele Emiliano. Al sindaco uscente va l’onore delle armi e non solo, la cui gestione della cosa pubblica è stata di buon profilo, probabile, è mancata la gramsciana «connessione sentimentale» con i leccesi. Tuttavia, la Città di Sant’Oronzo ha preferito il classico «usato sicuro» della Poli Bortone, di cui aveva apprezzato i pregi e accettato i difetti. Diciamola tutta, Salvemini ha perso nel confronto con una corsara politica, coriacea, empatica, eretica ai dogmi, agli schemi e libera battitrice per decenni, da quando rifiutò, nel 2009, la confluenza nel Partito delle Libertà non partecipando al Congresso ed ebbe il coraggio di fondare il movimento «Io Sud», con il quale ha fatto le sue battaglie politiche. La cui lista è stata presente nella coalizione di centrodestra acquisendo il risultato dell’8%, mentre FdI ha preso appena il 10%.
Con la elezione di Adriana Poli Bortone è cambiato il panorama politico ionico salentino a scapito del centrosinistra: Brindisi Marchionna e Lecce Poli Bortone sindaci di centrodestra e a Taranto Melucci dal centrosinistra a «fritto misto di paranza». Emiliano se ne faccia una ragione.
Le comunali di Lecce hanno avuto due tempi: il primo turno soft con molto far play tra Poli Bortone e Salvemini. Per un pugno di 26 voti, non è passata la Poli Bortone al primo turno, lasciando degli strascichi velenosi per il proseguo della campagna elettorale. Questo inatteso successo del centrodestra, seppur mancato per un ette, e, per l’inaspettato insuccesso del centrosinistra, ha acceso gli animi oltremisura dei due schieramenti. Il secondo tempo: il ballottaggio tutto giocato sull’hard, sullo scontro al calor bianco e in chiave «chi sei tu ? chi sono io?» - a niente dell’invocazione di San Francesco sul monte della Verna- la politica non ha dato il meglio di sé. Lecce non può essere divisa in due blocchi elettorali contrapposti. I Guelfi, da un lato, i Ghibellini, dall’altro lato.
Lecce pretende altro dal sindaco Poli Bortone, così come dal capo dell’opposizione Salvemini: l’ambizione di andare avanti con una cittadinanza riappacificata e come luogo di eccellenza, di cultura, di turismo e d’investimenti. E ci auguriamo che la sindaca Andria Poli Bortone non deluderà, sotto questo aspetto.