Sabato 06 Settembre 2025 | 12:15

Fenomenologia di Michele «vasa vasa» che ha distrutto il partitismo ma paga il malcostume del «civismo»

 
Enzo Augusto

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Enzo Augusto

Il presidente Emiliano«Alla mia giunta do 7+»

Oggi la situazione è diversa. La parabola della sua avventura politica sta per esaurirsi? Certamente si è esaurita la fase espansiva e la spinta propulsiva

Lunedì 06 Maggio 2024, 12:51

Inutile girarci intorno. Tutto ruota intorno a lui. Se ci sei batti un colpo, gli chiede il Direttore nell’editoriale di domenica 28 aprile. Lui sta zitto, sulla difensiva. In altri tempi avrebbe già attaccato. Oggi la situazione è diversa. La parabola della sua avventura politica sta per esaurirsi? Certamente si è esaurita la fase espansiva e la spinta propulsiva.

L’ho detto più volte. Emiliano nell’ormai lontano 2004 «scese in campo» sull’onda antipartitica (ma anche antipolitica) del dopo Mani Pulite.

Il sistema dei partiti era in crisi. Per uscirne si fece atto di fede nella «società civile» (che poi degenererà in civismo esasperato). E chi, nella società civile, meglio di un Magistrato, meglio ancora se PM, a tutela della legalità e, lato sensu, della moralità? Ho più volte lamentato agli amici di «Città Plurale» (che, per lo più, non me lo perdonano) la presa di posizione che portò l’Associazione a farsi portavoce della candidatura a Sindaco di Michele Emiliano. Adesso i suoi sponsor dell’epoca sono i suoi maggiori detrattori. Non sono tra questi. Ho anche già detto che vergin di servo encomio (all’epoca ero uno dei pochi a non essere d’accordo) non intendo indulgere al «codardo oltraggio».

Si dice adesso, lo ricorda il Direttore nel suo editoriale che Michele Emiliano «ha fatto anche cose buone». Certo che le ha fatte, non c’è dubbio. C’era la spinta al rinnovamento, al ricambio della classe dirigente.

E rinnovamento e ricambio di classe dirigente (nel bene e nel male) ci fu. Ha incarnato, ed incarna, un’epoca e una dimensione della politica barese e regionale. Emiliano è bravo, ed è anche simpatico ed empatico. A parte il vasavasa è estroverso, piacevole ed ha una innata carica attrattiva.

Per dire, per andare a mangiare una pizza, per esempio, tra lui e Francesco Boccia, che pure è persona gradevole e interessante, non c’è partita, anche perché c’è il rischio che Boccia porti sua moglie (mi perdonerete la battutaccia ma ho scelto Boccia, che stimo, proprio per poterla fare. E battutaccia è perché anche lei, in fondo, è simpatica). Così come all’epoca sostenevo che non c’era partita tra Berlusconi e Prodi. Il Cavaliere «tutta la vita», barzellette ed aneddoti, al netto delle compagnie femminili.

Michele Emiliano ha avuto un impatto forte e positivo come Sindaco di Bari, un po’ come Vendola Presidente della Regione. Ha inventato la Primavera barese e pugliese. Ha inventato il trasformismo a fin di bene, poi elevato a sistema, chiamandolo inclusione. Per battere la destra, spesso la ha cooptata. Ha inventato un civismo pro domo sua ma così ha fatto argine alla destra che, a Bari e in Puglia, diciamocelo, tendenzialmente è maggioranza. Si inventa un passato da comunista (tutto da verificare, forse una generica adesione ideale) per poterlo ripudiare. Voglia di protagonismo comunque. Se c'è un matrimonio vorrebbe fare lo sposo. Se c'è un funerale farebbe anche il morto pur di essere al centro della scena.

Inutile negare che la spinta propulsiva si è da tempo quanto meno attenuata. È stato, ed è, un grande difensore del Sud nella tradizione meridionalista, ma ha preso qualche scivolata (Xylella e TAP) e, negli ultimi tempi, ha forse perso smalto, il magic touch (la gaffe con Decaro alla manifestazione, la vicenda Pisicchio).

Il potere logora chi non ce l’ha, diceva Andreotti, ma anche chi ce l’ha. E il Presidente (non mi piace Governatore, sa di colonialismo) ce l’ha avuto per un ventennio. Non so cosa intende fare e cosa farà. È bravo ed intelligente e deciderà al meglio. Non è ancora tempo di giudizi, ovviamente. I giochi sono tutti in corso. Si può però discutere, e credo sia opportuno farlo, soprattutto per un partito politico, il PD, che si trova anch’esso in mezzo ad un guado.

Michele Emiliano è nato come società civile che si confronta e vince contro il Partito, e da questo viene cooptato, ma mantenendo, è bene sottolinearlo, una certa autonomia anche quando si candidava a cariche di partito. È chiaro che quelli che passavano da destra a sinistra non lo facevano per folgorazione sulla strada di Damasco dell’ideologia. Lo facevano, e lo hanno fatto, per lo più, per calcolo e per interessi personali talvolta anche non del tutto leciti. Si sapeva? Si sospettava? Michele Emiliano, la cui onestà personale e il suo impegno contro il malaffare non sono e non possono essere assolutamente in discussione, «poteva non sapere» se una schiera dei suoi più stretti collaboratori è stata indagata e condannata? Ovviamente, sapeva e non sapeva, come molti di noi, ma soprattutto riteneva, o sperava, che il malcostume non tracimasse nell’illecito. Ma malcostume era, ed era evidente. Ed ha anche tracimato. E dobbiamo tutti, in molti, fare autocritica, se ci siamo limitati al mugugno o a farci da parte. Lungi dal moralismo «a tanto al chilo» e dal giustizialismo peloso («guai ai giustizialisti perché verranno giustiziati», come, ad esempio, la vicenda Davigo insegna), ma una ventata d’aria nuova ci vuole, e non basta certamente il refolo delle nuove assessore.

Faccio sempre riferimento al ruolo dei Partiti (voluto dalla Costituzione) ed è da lì che bisogna cominciare, con impegno e determinazione. Ma questo è un altro discorso. In questa fenomenologia di Michele Emiliano, è doveroso riconoscergli i risultati positivi, oltre quelli negativi.

Ma adesso deve darsi una mossa Ha creato problemi. Sta anche a lui risolverli.

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