il commento
Bari, i candidati sindaco alle prese con i sondaggi... all’ombra delle divisioni
Quelli pubblicati recentemente sulle elezioni comunali a Bari del prossimo anno, danno una indicazione abbastanza chiara
I sondaggi, si sa, sono fatti per essere smentiti. Ma quelli pubblicati recentemente sulle elezioni comunali a Bari del prossimo anno, danno una indicazione abbastanza chiara. Il centrosinistra può perdere solo se si mette d’impegno. E bisogna riconoscere che ci sta provando alla grande. Non è tanto l’incertezza del candidato. Anche il centrodestra non ha ancora scelto ma si sta comportando con maggiore discrezione e, direi, anche se questo costa riconoscerlo, con maggiore stile.
Il centrosinistra sta bruciando candidature interessanti con grande disinvoltura, fa casting con l’elenco telefonico (anche se non esiste più, ma capite cosa voglio dire), butta nomi nel tritacarne mediatico.
Ha senso? Dobbiamo renderci conto che quando ci stracciamo le vesti per le percentuali, crescenti, di astensionismo, questi comportamenti hanno un peso. Frequento quotidianamente molta gente, e non tutta ubicata nella ZTL e colgo, nel popolo di sinistra, molta stanchezza, disillusione, depressione direi, anche per questo balletto che comincia a dare ai nervi.
Si fanno convenzioni programmatiche, ma i programmi non vengono fuori. Non bisogna parlare di nomi, ma sono quelli che tengono banco. Chi decide? Io sono iscritto al PD, che è il maggior azionista della costituenda coalizione, ma non sono stato (e non solo io) minimamente coinvolto in nessun momento di discussione e tanto meno decisionale.
Sul tappeto ci sono nomi e candidature. Michele Laforgia, per primo.
È una candidature autorevole e di spicco. Credo che nessuno possa mettere in discussione la sua competenza professionale, il suo profilo morale, la sua voglia di battersi e di fare politica ad alto livello. Ne avessimo altri, ne avessimo molti, in un periodo in cui le persone per bene si ritraggono da questo impegno. Michele Laforgia scende in campo con grande disinteresse. Sa che la sua professione ne risentirebbe, ma vuole impegnarsi per «il bene comune» e la «giusta causa».
Certo ha sbagliato molti passi, quasi tutti, direi. La sua doveva essere una candidatura super partes, di quelle che tutti devono andare a sollecitare, unitariamente. Si è invece buttato lui nella mischia, con molta generosità e una qualche sventatezza.
Ma è un male insuperabile? Ha dalla sua una certa popolarità e grande riconoscibilità e un profilo di galantuomo.
Si dice che potrebbe non avere appeal nelle mitiche periferie e nell’opinione pubblica diffusa.
Stesso timore c’era per Niki Vendola come candidato presidente della Regione. Io stesso all’epoca ero molto perplesso. Alle primarie interne, sulle prime, ero orientato a scegliere Boccia, che mi sembrava più accattivante per raccogliere voti non schierati. Mi recai al seggio ancora dubbioso. Ci trovai Arturo Cucciolla e cominciammo a parlare. Ma chi lo deve votare? Dicevo io. Intanto noi due, disse Arturo, e mi convinse.
E sappiamo come andò a finire. È stato un grande Presidente. Anche Niki era divisivo, ed era un candidato di rottura (ricordate la innovativa campagna elettorale di Proforma?) come potrebbe esserlo Michele, perché non si può pretendere continuità assoluta senza Antonio De Caro, non lo si può clonare. E forse di una rottura oggi c’è bisogno, come insegna la candidatura vincente di Elly Shlein.
E poi, chi altro c’è in campo? Marco Lacarra, Pietro Petruzzelli e Paola Romano si sono/sono stati, azzerati.
Sono tutte candidature rispettabilissime, e sono tutti amici e compagni (si può dire?) per i quali mi riuscirebbe difficile non votare se fossero in lizza. Marco Lacarra, con cui per anni ho condiviso anche i campi di calcio, è già parlamentare, «il deputato di Bari». Un ruolo importantissimo che la città non ha da tempo e che non so fino a che punto gli convenga/sia giusto abbandonare.
Pietro Petruzzelli e Paola Romano sono giovani e possono/devono dare ancora il loro importante e prezioso contributo all’amministrazione. L’hanno fatto e possono continuare a fare di più. Hanno «tutta la vita davanti» e avranno certo altre chances, ne sono certo. Anche Vito Leccese sarebbe un degnissimo e capacissimo candidato. Ma lo vuole fare? Gode dei consensi unanimi? C’è l’asso nella manica? E allora tiriamolo fuori presto.
Se è una candidatura decisiva, qual è il problema? Per dire (e chiedo scusa della blasfemia) se fosse Papa Francesco anche Michele Laforgia farebbe non uno, ma mille passi indietro.
Ma deve essere un livello alto. Un candidato prestigioso e unificante, esperto e galantuomo. Non aspettiamo altro e saremmo felicissimi, ma ce l’abbiamo o dobbiamo dare l’impressione di cercarlo con il lanternino pur di…?
Stiamo attenti. Il governo di centrodestra è in chiara difficoltà. Non ce la fa a risolvere i problemi che ha davanti per strutturale incapacità di quasi tutti i ministri e della sua classe dirigente in generale. Si susseguono gaffes, segni di logoramento ma Giorgia Meloni non perde un punto di fiducia e popolarità perché l’opposizione non è unita e quindi non è credibile come forza alternativa. Non commettiamo anche a Bari l’errore di andare divisi.
Non è detto che al ballottaggio, quando si fossero consolidate rotture e diffidenze, si ricrei una unità che non si è stati capaci di realizzare prima. È un azzardo e sarebbe preferibile e saggio non azzardare per non smentire i pronostici che, bontà loro, ci danno, anche soprattutto grazie al Sindaco in carica, favoriti.